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"Lotto marzo più di ieri e meno di domani"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

"L’8 Marzo non è certamente un giorno di festa, non lo è mai stato e occorre intensificare la lotta dinanzi a ciò a cui assistiamo quotidianamente. Se il dato più inquietante che rileviamo attiene, da un lato, al numero crescente di violenze, abusi e di femminicidi subiti, è, dall’altro, necessario sottolineare quanto questi siano strettamente correlati alla pervasiva violenza istituzionale, culturale ed economica a cui siamo sottoposte. Il mercato del lavoro è, d’altra parte, inospitale nei confronti delle donne, soprattutto delle genitrici le quali hanno tassi di occupazione sensibilmente più contenuti dei genitori maschi, soprattutto, ma non solo, nel Mezzogiorno. A determinare una partecipazione risibile è soprattutto la carenza di posti disponibili negli asili nido, gli esosi costi di accesso ai servizi e la scarsa offerta di tempo pieno nelle scuole dell’infanzia, la cui erogazione è subordinata alla sola condizione lavorativa dei genitori, in particolare in quelle comunali.

La fluidità lavorativa, spesso sofferta, quando non sommersa, e la sotto-occupazione esacerbano, poi, la piaga già avvilente e inaccettabile del lavoro femminile povero, mal retribuito e, in certi ambienti familiari, persino mal tollerato e scoraggiato. Il nostro Paese detiene, d’altra parte, il tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Europa e nel solo 2022 ha concorso, con la sua inettitudine, ad espellere, perché di questo si tratta, dal mercato del lavoro migliaia e migliaia di donne (45 mila) le quali sono state costrette ad abbondonare il proprio impiego per prediligere il lavoro di cura e assistenza dinanzi all’assenza acclarata di politiche per la famiglia, categorie, sia pur sbandierate e abusate, ma completamente sacrificate e vilipese sull’altare degli interessi della “Patria”. Sono, infatti, ingenti le risorse che anche l’attuale governo, sebbene guidato da una donna, ha trasferito agli armamenti e ad armare i belligeranti di turno invece di promuovere concretamente, presso e per le nuove generazioni, un futuro di pace, di fiducia e di fattiva cooperazione tra i popoli. La latitanza di un welfare davvero universale deruba, in particolare, le donne della possibilità di autodeterminarsi e di sottrarsi alla violenza domestica.

Nonostante la retorica della “donna e madre”, il governo Meloni ha inasprito le disuguaglianze sociali intervenendo in maniera inappropriata sulle pensioni, eliminando il reddito di cittadinanza e deviando i fondi per i centri anti-violenza ed i consultori a beneficio delle associazioni pro-vita i cui fanatismi conducono a risvolti di ripiegamento ed abbruttimento sociale e al disprezzo dell’emancipazione femminile. Quando, poi, le donne risultano occupate, sono spesso vittime di numerose discriminazioni, molestie e ricatti che si consumano, spesso nell’indifferenza generalizzata, nei posti di lavoro, sia pubblici che privati, favorendo l’eventuale scivolamento nel burn-out, nel risentimento e nella frustrazione, nel mobbing in caso di denuncia, con tutte le incalcolabili conseguenze, non solo sanitarie ma anche economiche, che tali esasperazioni comportano.

Infine, occorre condannare ancora una volta con tutta la forza di cui disponiamo l’aggressione spietata che Israele sta rovesciando sulle donne, sulle ragazze e bambine palestinesi. Gaza è oggi indubbiamente il luogo più pericoloso al mondo nel quale tentare di sopravvivere, crescere e l’estrema deprivazione materiale colpisce in primo luogo le donne. Ogni ora vengono uccise delle bambine, delle madri e le donne assassinate in queste settimane di bombardamenti indiscriminati provengono da tutti i ceti sociali, sono giornaliste, personale medico e delle Nazioni Unite, animatrici attive e vivaci delle organizzazioni della società civile palestinese. Donne che da 75 anni almeno organizzano e sono in prima linea nel/la lotta contro il colonialismo, l’occupazione e l’oppressione, contro il militarismo, il suprematismo ed il patriarcato. Donne che rivendicavano giustizia e l’affermazione dei loro sacrosanti diritti, non statistiche, non numeri ma creature di ineguagliabile coraggio e determinazione".

Laura Foschi
Rifondazione Comunista Forlì- Unione popolare

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