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Renzi davanti alle migliaia di Borgo Sisa: "Siamo fermi alla rassegnazione"

Renzi su Berlusconi: "In un qualsiasi Paese civile, un leader che viene condannato in via definitiva va a casa lui, senza aspettare che venga interdetto".

I due big del Partito Democratico ospiti in contemporanea di due feste del Pd, con le tv all-news a fare la spola col collegamento per questo confronto a distanza. Da una parte Genova, col presidente del Consiglio Enrico Letta ospite della Festa nazionale del Pd, dall'altra parte Borgo Sisa di Forlì, con l'intervento di Matteo Renzi. Ed è così che Forlì per un pomeriggio si è trovata al centro del dibattito politico nazionale.

A Forlì, per il comizio di Renzi si registra grande entusiasmo, col campo sportivo che ospita la festa del Pd gremito di circa duemila persone a sedere e molte altre in piedi. Gli organizzatori stimano in 4mila le presenze totali. Il sindaco di Firenze è arrivato al campo sportivo della frazione di Borgo Sisa, per la sua rentrée dopo le vacanze estive in America, atteso da tantissimi militanti democratici, molti dei quali arrivati già un paio d'ore prima del suo intervento. La scelta di Forlì per il suo ritorno a parlare di politica non è casuale: renzi ha scelto per i suoi interventi in Emilia-Romagna le due città governate da sindaci vicini alle sue posizioni, come Balzani a Forlì e l'attuale ministro Del Rio a Reggio Emilia.

Matteo Renzi alla festa del Pd di Borgo Sisa

In camicia bianc, davanti al pubblico forlivese Renzi ha stigmatizzato il dibattito sul dopo-sentenza di Berlusconi: “Un teatrino che stanca anche gli addetti ai lavori. E' naturale che uno stia zitto. Stiamo all'ennesimo referendum che ci viene imposto da vent'anni sul tema della sua presenza e della sua assenza . Ci meritiamo di più ed è arrivato il tempo di voltare pagina dopo 20 anni”. E riprende netto, Renzi: “In un qualsiasi Paese civile, un leader che viene condannato in via definitiva va a casa lui, senza aspettare che venga interdetto".

Quindi sul tema della crisi arrivano da Renzi parole che chiedono uno slancio emotivo: “La crisi è soprattutto educativa, la precarietà è etica prima che occupazionale. I nostri nonni nel Dopoguerra erano in una situazione decisamente peggiore della nostra, ma si sono tirati su le maniche e ci hanno consentito di vivere oggi in uno straordinario benessere. Il punto di ripartenza è quello spirito, non lo spread o la slide del Pil Dobbiamo ripartire ad esempio dalla scuola e dal lavoro. Non abbiamo paura del merito. Non è vero che la globalizzazione non fa issare bandiera bianca all'Italia, c'è una grande richiesta di Made in Italy, ma noi siamo fermi alla rassegnazione”.

Bagno di folla per Renzi a Borgo Sisa (foto Alessandra Salieri)

E a Pierluigi Bersani che gli ha chiesto che modello di partito vuole Renzi, il sindaco di Firenze risponde: “Qui non c'è uno e basta”. Per riportare il Pd a vincere ci vogliono anche strategie di comunicazione, ma questo vuol dire “mettere assieme facebook e twitter e centomila volontari che vadano porta a porta” a spiegare il programma e cosa si fa.

L'intervento di Renzi davanti al pubblico di Borgo Sisa si è poi incentrato sulla situazione interna del Pd, lanciando un messaggio chiaro: "Se divento segretario, la prima cosa che facciamo è rottamare le correnti". E quindi parlando del congresso: "Se ci chiamiamo Pd, dobbiamo fare il congresso". Lo ha detto, rivolgendosi al segretario del Partito democratico, Guglielmo Epifani, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. "Avevo capito - ha detto ancora riferendosi a Epifani dal palco della Festa del partito a Forlì - che non ti candidavi tu, non che non ci facevi fare il congresso. Dobbiamo rispettare le regole, sennò non si va da nessuna parte". Secondo il sindaco di Firenze, ancora, "se vogliamo chiamarci Pd bisogna accettare che si rispettino le regole: entro il 7 settembre vanno fatte le regole, è una questione di principio. Chiediamo agli altri di rispettare le sentenze e noi non rispettiamo le scadenze?".

Da Renzi quindi un discorso quasi da discesa in campo anche se sul tema non si è sbottonato, mantenedosi sui suoi cavalli di battaglia. E se da Genova pochi minuti prima il presidente del Consiglio Enrico Letta si sbracciava per spiegare che la revisione dell'Imu era anche nel programma del centro-sinistra e non si tratta di una bandierina piantata dal Pd, Matteo Renzi sul tema la pensa diversamente: "Quella dell'Imu era una promessa elettorale del centrodestra e gliela abbiamo fatta mantenere noi al Pdl. L'unico modo per non farlo era vincere ma abbiamo avuto paura di andare a prendere i voti degli altri". Bisogna evitare che l'Imu l'abbia tolta Alfano e la service tax ve la mette il vostro sindaco: se va avanti così va a finire in questo modo".

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