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Morti in carcere, i Giovani Democratici: "Inaccettabili ed evitabili"

“Inaccettabile perché facilmente evitabile!” Così i Giovani Democratici Forlivesi commentano la notizia della morte, tra le quattro mura blindate del carcere di Poggioreale, di Federico Perna

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

“Inaccettabile perché facilmente evitabile!” Così i Giovani Democratici Forlivesi commentano la notizia della morte, tra le quattro mura blindate del carcere di Poggioreale, di Federico Perna, il 34enne che scontava pene cumulate per vari piccoli reati. Dopo la morte del Stefano Cucchi a 31 anni, il problema dei maltrattamenti delle carceri era venuto a galla per poi eclissarsi in silenzio poche settimane dopo. “C’è voluta un’altra morte affinché se ne parlasse?” Si chiedono i ragazzi della Giovanile del PD forlivese.

Le condizioni dei carcerati sono diventate negli ultimi anni sempre più inaccettabili e i Governi che si sono succeduti (“anche quelli sostenuti dai nostri compagni di Partito”, sottolineano i GD) non sono stati in grado di risolvere il problema. Non si tratta solo di maltrattamenti e abusi, ma anche di scarse condizioni igieniche, personale insufficiente e inadeguatezza delle strutture con condizioni estreme di sovraffollamento. “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” evidenziano citando la Costituzione, “e ciò non può valore solo per chi ha conoscenze in alto.”

Chiamano poi in causa indulti ed indultini che, sostengono, non sono la soluzione: “bisogna andare oltre alla visione di breve periodo”. Riqualificazione degli istituiti realizzati e mai divenuti operativi (40 sul territorio italico), depenalizzazione dei reati minori cosa che non significa altro che una revisione delle vigenti leggi su clandestinità e droghe leggere ma soprattutto controllo, affinché la prigione non si tramuti in un inferno dantesco, dove invece della giustizia, valga la legge del contrappasso. Poi il via ad un nuovo programma per realizzare misure alternative di detenzione come avviene già in larga misura negli altri Paesi occidentali.

Ricordano infine la situazione forlivese. “Oltre 150 detenuti nella Rocca” (struttura che dovrebbe essere adibita a tutt’altro) “e un nuovo istituto detentivo che avrebbe dovuto essere pronto nel 2012”. Invitano poi gli organi competenti affinché completino il nuovo carcere perché si dia il via al trasferimento al più presto. “Che la realizzazione della nuova casa circondariale non diventi un’altra tangenziale” criticano “pronta il giorno del mai. Qui si parla di persone e dei loro diritti e sui diritti non si può procrastinare.”

Le condizioni dei carcerati sono diventate negli ultimi anni sempre più inaccettabili e i Governi che si sono succeduti (“anche quelli sostenuti dai nostri compagni di Partito”, sottolineano i GD) non sono stati in grado di risolvere il problema. Non si tratta solo di maltrattamenti e abusi, ma anche di scarse condizioni igieniche, personale insufficiente e inadeguatezza delle strutture con condizioni estreme di sovraffollamento. “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” evidenziano citando la Costituzione, “e ciò non può valore solo per chi ha conoscenze in alto.”

Chiamano poi in causa indulti ed indultini che, sostengono, non sono la soluzione: “bisogna andare oltre alla visione di breve periodo”. Riqualificazione degli istituiti realizzati e mai divenuti operativi (40 sul territorio italico), depenalizzazione dei reati minori cosa che non significa altro che una revisione delle vigenti leggi su clandestinità e droghe leggere ma soprattutto controllo, affinché la prigione non si tramuti in un inferno dantesco, dove invece della giustizia, valga la legge del contrappasso. Poi il via ad un nuovo programma per realizzare misure alternative di detenzione come avviene già in larga misura negli altri Paesi occidentali.

Ricordano infine la situazione forlivese. “Oltre 150 detenuti nella Rocca” (struttura che dovrebbe essere adibita a tutt’altro) “e un nuovo istituto detentivo che avrebbe dovuto essere pronto nel 2012”. Invitano poi gli organi competenti affinché completino il nuovo carcere perché si dia il via al trasferimento al più presto. “Che la realizzazione della nuova casa circondariale non diventi un’altra tangenziale” criticano “pronta il giorno del mai. Qui si parla di persone e dei loro diritti e sui diritti non si può procrastinare.”

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