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Murales in centro, i Verdi: "E' autocelebrazione, non lotta al degrado"

"L’operazione messa in atto sull’edificio delle case popolari di via Andrelini avente lo scopo dichiarato di combattere il degrado in Centro Storico non ha nulla a che fare con la street art"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

L’operazione messa in atto sull’edificio delle case popolari di via Andrelini avente lo scopo dichiarato di combattere il degrado in Centro Storico non ha nulla a che fare con la street art, è una semplice operazione di decorazione. Si tratta piu' modestamente una attività definibile “di abbellimento” secondo una logica propria dei regimi che vogliono celebrare se stessi.

Nulla da dire sulle qualita' artistiche di Gomez ma è la stessa ragione di fondo della street art ad essere negata: essa grida le proprie idee attraverso i propri dipinti, contrasta il c.d. potere, non si fa rinchiudere in recinti né si rende strumento di operazioni di semplice "abbellimento", non è strumento delle istituzioni tantomeno si fa sponsorizzare dall’industria.

Altre volte è accaduto che un artista di strada, un contestatore, un anarchico, una figura "contro" sia stato chiamato dalle istituzioni a esprimersi secondo lo stile che gli è proprio : a Pontedera Enrico Baj, a Pisa Keith Haring, a Roma Eduardo Kobra, ma quello che una amministrazione progressista dovrebbe fare è indicare qualche luogo su cui gli artisti di strada possano esprimersi, sperimentare, dire la loro, lasciando ad essi totale libertà.

Tra la prima opzione, più "decorativa", e la seconda, espressiva e libertaria c'è la stessa differenza che corre fra una politica culturale irrigimentata che nulla prodiuce e quella che lascia spazi e offre opportunità e libertà a giovani emergenti. Il contrasto ai graffitari che imbrattano i muri di Forlì ha bisogno, invece dell'imbragatura che gli vuole mettere l'amministrazione, di spazi di libertà, di luoghi dove potersi esprimere senza limitazioni e indicazioni, senza sponsor e madrine politiche.

Abbia il coraggio questa amministrazione di aprirsi a quanto c'è di nuovo in giro piuttosto che, come al solito, di volerci vendere esperienze addomesticate. Ben diversa fu l'esperienza del 1973 con la quale alcuni gruppi di giovani insieme con esuli cileni composero su tante pareti della nostra città dipinti di protesta contro il colpo di stato e l'uccisione di Salvatore Allende: fu un'esperienza fortemente sentita, capace di coinvolgere spontaneamente tante persone e di ottenere un consenso che non riguardava certamente l'amministrazione ma l'azione in sé.

Non si capisce infine per quale motivo questioni culturali così difficili da affrontare per chi non dispone di adeguata competenza e dei necessari strumenti conoscitivi non siano affidati a chi ha la responsabilità della cultura invece di essere prerogativa di chi le mette nello stesso calderone delle piste di pattinaggio in piazza o delle rumorose serate con musica e birra o altre simili improvvisate attività.

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