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"Nuova Tangentopoli e sistema dei valori"

" Di Tangentopoli avrebbe dovuto giovarsi l’ex PCI (oggi PD), appena sfiorato dalle indagini sui suoi sistemi di finanziamento al partito"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

I gravi errori di tutti i partiti ad anche del PDL, riguardanti la misura esagerata dei rimborsi elettorali e degli esagerati finanziamenti ai gruppi consiliari regionali, nonché gli allarmi lanciati dalla Corte dei Conti sulla corruzione diffusa mi spingono a chiedermi se si sia aperta una nuova Tangentopoli e chi possa giovarsi del clima confuso in cui viviamo. Si tratta di capire se il giusto sdegno dei cittadini di fronte a scandali o sprechi spinga politici ed amministratori a migliorare la vita pubblica e il suo funzionamento o se la punta dell’iceberg della corruzione emerga solo in coincidenza delle punte acute di lotta politica.

La Tangentopoli degli anni ’80, avviata dai Magistrati di Milano ed in particolare da Di Pietro, fu l’accusa ad un diffuso finanziamento ai partiti di governo (DC e PSI) e a fenomeni di corruzione ma coincise anche con il culmine di un assalto politico alla compagine di governo. Di Tangentopoli avrebbe dovuto giovarsi l’ex PCI (oggi PD), appena sfiorato dalle indagini sui suoi sistemi di finanziamento al partito. Chi se ne giovò invece? Scese in campo Berlusconi e la spuntò su Occhetto e il suo partito, pur pronto con una “gioiosa macchina da guerra”. Molti anni sono passati e l’ultimo governo Berlusconi è incappato in una duplice morsa: da una parte c’è stata la mannaia di una crisi economica internazionale intersecatasi con i poteri più o meno occulti di una finanza aggressiva; dall’altra parte sono continuate le inchieste della Magistratura che hanno invaso anche la vita personale. In tale contesto, si è fatto crescente l’attacco politico a Berlusconi da parte del PD e dell’UDC di Casini.

Il Presidente della Repubblica ha posto fine al governo Berlusconi, soppiantandolo con il governo tecnico di Monti. Nel frattempo sono esplosi i casi Lusi e Fiorito come segno di dispregio della cosa politica e di abusi di tutti i partiti sui rimborsi elettorali e sui finanziamenti ai gruppi consiliari. La Corte dei Conti ha poi denunciato come il sistema di corruzione nel corpo dello Stato e degli Enti Locali si sia accresciuto nell’ultimo ventennio. Chi si giova della nuova Tangentopoli e del clima oscuro in cui viviamo? Non è affatto scontato che la spunti il blocco di opposizione che si è creato attorno al PD e a Vendola. Per conto mio, penso che i partiti tutti, a partire dal PDL, prima di cercare i voti, debbano fare alcune operazioni obbligatorie verso i cittadini, con segnali forti e chiari. Devono spiegare di quale cifra hanno diminuito le indennità dei parlamentari, dei consiglieri regionali e degli assessori.

Devono spiegare bene l’entità di rimborsi elettorali che ricevono. Devono spiegare quali privilegi sono stati tagliati nei vitalizi e nei rimborsi spese di ciascun amministratore. Devono chiarire entro quale tempo vogliono diminuire il numero dei parlamentari, che in Italia è troppo alto. Sempre, ma soprattutto in tempi di grave recessione economica, è intollerabile per ogni cittadino di buon senso che la classe politica mostri scarsa sensibilità per il buon uso del denaro pubblico e per i valori morali. La moralità pubblica è un imperativo categorico sempre, ma è più preziosa nei momenti di difficoltà economica. Chi è costretto a tagliare nella sua vita giornaliera non il superfluo ma l’indispensabile per sé e per i componenti della sua famiglia pretende che chi lo governa, man mano che assume compiti di gestione, accresca il suo amore per il bene comune.

Senza queste premesse chiare, tra l’elettorato e ciascun partito ci sarà una patina di incomunicabilità, che non permetterà all’elettore di recepire neanche i messaggi giusti. E la creazione della Terza Repubblica potrebbe essere di esito incerto. Ad ogni partito potrebbero sbriciolarsi i conti tra le mani: al PDL uscito da governo ma anche a quelli che hanno brindato alla sua crisi. In ogni caso, la moralità pubblica prevarrà anche sui contenuti, di cui pure ma non solo è fatta la buona politica.

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