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Caso Grecia, in Piazza Saffi un presidio di solidarietà organizzato da "L'altra Europa con Tsipras"

Per i sostenitori forlivesi di Alexis Tsipras, "le responsabilità della crisi economica ed umanitaria Greca ed Europea sono chiare e risiedono nelle politiche neoliberiste e di distribuzione, dai redditi bassi a quelli alti, della ricchezza"

Venerdì. a partire dalle 18, in piazza A. Saffi a Forlì si terrà un presidio di solidarietà organizzato dai sostenitori de "L'altra Europa con Tsipras" "con il popolo e il governo greco e a sostengo della lotta per la democrazia e la libertà che stanno portando avanti. Durante la manifestazione interverrà Sofocle Gaetanos membro della Segreteria di Syriza dei Greci in Europa". Per i sostenitori forlivesi di Alexis Tsipras, "le responsabilità della crisi economica ed umanitaria Greca ed Europea sono chiare e risiedono nelle politiche neoliberiste e di distribuzione, dai redditi bassi a quelli alti, della ricchezza. Viceversa, la scelta del governo di Syriza di indire un referendum popolare sulle “proposte” dei creditori è un atto di estrema responsabilità di fronte al popolo greco ed alla stessa Europa".

"È in gioco il futuro di tutti i cittadini europei - aggiungono -. Siamo ad un bivio: da un lato l’Europa dell’austerità e della finanza, dall’altro l’Europa delle persone, della democrazia, della giustizia sociale. La Grecia è il paese europeo che in questi anni più di tutti ha fatto i “compiti a casa” per risanare i suoi conti pubblici. Sul piano economico, le misure di austerità imposte dalla Troika hanno invece determinato un crollo della ricchezza nazionale e della capacità produttiva del Paese, facendo enormemente aumentare peraltro lo stesso debito pubblico, sempre più insostenibile. I prestiti internazionali, imbellettati con l’etichetta di “pacchetti di salvataggio”, sono serviti quasi esclusivamente a salvare le banche private greche ed europee (francesi e tedesche soprattutto), riducendo la loro esposizione verso i titoli del tesoro ellenici (solo il 10% di questi prestiti sono finiti nella spesa corrente dello Stato). Ai creditori privati, insomma, si sono sostituite le cosiddette “istituzioni” internazionali (Ue, Fmi, Bce). Le stesse che oggi, brandendo l’arma del debito, vorrebbero costringere il governo di Atene ad imporre altri supplizi al proprio popolo".

"Il Governo greco aveva presentato una proposta più che ragionevole. Cosa chiedono invece i “creditori” al governo greco? Ancora tagli alla spesa sociale ed ai salari, imposte indirette sui consumi (anche alimentari), nuovi tagli alle pensioni, licenziamenti più facili, svendita di quel che resta del patrimonio e dell’imprenditoria pubblica del Paese - continuano -. Mentre il 24 giugno hanno rifiutato la proposta del governo greco, che introduce tasse più alte a chi ha più reddito e uno stop ai prepensionamenti a partire dal 2016. Ecco perché il governo guidato da Alexis Tsipras ha detto NO, chiamando il proprio popolo ad esprimersi democraticamente il prossimo 5 luglio. Una lezione di dignità e di democrazia; una scelta, insieme difficile e coraggiosa, che riapre la partita per il cambiamento e la salvezza dell’Europa. Non è un affare interno alla Grecia, né solo una questione di soldi e di listini di borsa. È una battaglia che riguarda da vicino i diritti e le libertà tutti i popoli europei, su cui governi e finanza hanno scaricato in questi anni il costo della crisi. La vittoria del No non sarà la fine dell’Europa, né il viatico per la fuoriuscita della Grecia dall’Euro. La vittoria del No in Grecia è la vittoria di tutti i popoli".

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