"Alle primarie, forma surrettizia di partecipazione popolare nella post-democrazia, affluenza bassa, vince Drei: già assessore, persona degnissima, renziano, segno dei tempi. Nella contesa, più che battaglia delle idee è conta interna, volano gli stracci, battuta la “Restaurazione”, neo conio contro gli ex Pci. La sinistra scompare nel partito che declina la modernità con il mito feroce della competizione sociale. Il capitalismo motore della storia disegna anche a livello locale assetti istituzionali pre-moderni, arretramento continuo del pubblico, razionalizzazione amministrativa terrifica, anni luce dal malessere diffuso. Un giornale, vicino al centro-sinistra, descrivendo la realtà titola “il lavoro è diventato un miraggio”; un dramma nella provincia che aveva la ricchezza pro-capite dei Länder Occidentali, una tragedia che la statistica disvela solo a tratti, crollo verticale della qualità della vita, uno scoop, l’apertura isolata di attività e negozi! E’  sconfitta nei “cinque anni di solitudine” Drei co-protagonista. E’ silenzio assordante sulla crisi, sui fallimenti sistemici di SpA partecipate, nulla contro un paradigma di sviluppo morente, la terribile mordacchia del Golpe Europeo, i diktat nella spesa: si lotta, giustamente, contro la politica dei personalismi, la politica politicante, il club del tortello, come da locuzione del Sindaco, tutta interna al partito-potere. E’ però goccia, quasi pretesto; “E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?” “Era una soluzione, quella gente”, cosi il geniale poeta Kavafis. Dato questo modello cambierà il Direttore, ma l’orchestra suonerà la stessa musica".