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"I nuclei di cure primarie diventino piccole case della salute": serie di proposte per la sanità

Sono le richieste della lista “Un progetto per la città” per quanto riguarda la sanità, che ha realizzato un documento programmatico

L'Irst di Meldola come punto nevralgico della rete oncologica della Romagna, interventi specifici per il potenziamento dell'ospedale Morgagni-Pierantoni e più investimenti sui nuclei di cure primarie. Sono le richieste della lista “Un progetto per la città” per quanto riguarda la sanità. A redigere il documento programmatico, in vista delle prossime elezioni, sono diversi esponenti della lista come Fosco Foglietta, Daniela Calderoni, Adriano Castagnoli, Flavia Foglietta, Franco Gatta, Pino Perini,Giovanna Righini, Ernesto Toschi, Sauro Urbini e Giorgio Maria Verdecchia. Scrivono i firmatari: “Abbiamo colto, in generale, un clima di amarezza, impotenza e sconforto accanto alla consapevolezza di come numerose potenzialità siano tuttora inespresse. Il nostro documento cerca di indicare qualche prospettiva di miglioramento”.

Se da una parte si parte spiegando che parte delle azioni sono realizzabili solo “incidendo sulle scelte della direzione generale dell’Asl”, mentre altre possono essere “iniziative che il Comune può assumere direttamente nell’esercizio delle proprie competenze”, si passa quindi ad avanzare le richieste più pressanti, tra cui “la Rete oncologica romagnola (ancora non formalizzata) che deve essere costruita attorno ad un “hub”che è l’IRCSS (Istituto di ricerca e cura di carattere scientifico) di Meldola.Istituto che ha dimostrato di essere attrattivo, con forte mobilità attiva da altri territori, efficiente nel rapporto fra performance cliniche e costi, e di qualità con riconoscimenti nazionali ed europei per la ricerca”. Spiega il documento: “Gli spetta dunque l’attività di ricerca e di sperimentazione, nonché quella di cura dei casi clinici di 3°livello, particolarmente complessi che richiedono trattamenti innovativi. Per quanto concerne l’attività di ricovero e cura dei casi meno complessi (1° e 2°livello) occorre chiarire meglio il “chi fa che cosa” con le Unità Operative presenti negli altri ospedali romagnoli (Rimini e Ravenna, in particolare,ma non solo). Il tutto sulla base del principio della complementarietà, escludendo ogni sovrapposizione”.

Per l'ospedale di Forlì, invece, viene richiesto dalla lista “Un progetto per la città” alcune iniziative come “il recupero della qualifica di “struttura complessa”alla unità operativa di neurologia; il rifiuto dello sdoppiamento della equipe di “angioplastica coronarica h 24”; la riorganizzazione, in chiave interdisciplinare e interprofessionale, dell’area internistica; la valorizzazione delle professionalità impegnate in alcuni Pdta intraospedalieri da tempo consolidati (ad esempio il trattamento delle vasculiti e del melanoma); il recupero di un pool di posti letto a gestione temporanea e flessibile (non assegnati ad alcuna specialità)per eliminare il fenomeno dei ricoveri extra reparto”. Ma per andare incontro al paziente e facilitare i servizi viene chiesto anche il “il completamento di una unica rete informatica, in modo tale che da ogni sportello (cup) si possano prenotare le prestazioni specialistiche e diagnostiche in ciascun punto erogativo del territorio romagnolo, mentre con l'attivazione, all’interno delle reti cliniche, di nuove prese in carico relative ad ulteriori patologie si allarga la platea dei pazienti che vengono sottratti all’obbligo delle prenotazioni Cup ed entrano nei percorsi protetti della continuità assistenziale”. Il testo chiede anche la revisione dei rapporti con le università.

Tra i punti su cui intervenire la lista civica formata da diversi ex esponenti delle giunte di centro-sinistra, in particolare quella di Franco Rusticali, ci sono poi i Nuclei delle cure primarie. Per questi viene richiesto di ampliare il “gruppo” dei medici (da 5/6 a 8/10, ove possibile), strutturare la collaborazione, oltre che dell’amministrativo, anche dell’infermiere con l'infermiere di comunità; inserire nella sede fisica del nucleo i medici di “continuità assistenziale”; dotare il Nucleo di un minimo di diagnostica strumentale di 1°livello; prevedere la presenza(o, almeno, la identificazione stabile)di un operatore sociale territorialmente designato (per favorire la integrazione sociosanitaria). Questo potenziamento costituisce la premessa indispensabile per aumentare la efficacia assistenziale nei confronti sia della popolazione anziana,sia di quella disabile”.

Tutto questo in attesa di una della futura Casa della Salute di grandi dimensioni. Sempre il documento della lista: “E'’ incomprensibile come una città di 120.000 abitanti non ne abbia già una attiva (i tempi di realizzazione la traguardano fra due anni). La Casa della salute rappresenta una aggregazione ben visibile e facilmente raggiungibile di numerosi servizi territoriali, oltre che una alternativa all’ospedale (in particolare per il trattamento di “codici bianchi e verdi”) e un punto unico di accesso sociosanitario. Tale sviluppo può realizzarsi solo con il contributo di risorse non professionali:il care giver familiare o proveniente dal volontariato di prossimità. Inoltre, nelle assistenze domiciliari integrate, occorre attribuire all’infermiere della equipe la funzione di “care manager”(infermiere di famiglia)”. Infine si chiede di “avviare sperimentalmente la collaborazione fra le farmacie territoriali - in veste  di “farmacia dei servizi”- e i nuclei delle cure primarie”.

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