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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Drei: "Il mio stile è quello del mediano. Ricandidarmi? Non lo dirò con un post su fb"

La decisione sulla sua ricandidatura? “Se correrò o meno lo farò sapere non attraverso un post su Facebook o un comunicato stampa

La decisione sulla sua ricandidatura? “Se correrò o meno lo farò sapere non attraverso un post su Facebook o un comunicato stampa, il luogo in cui lo comunicherò sarà il Partito Democratico”. Sono le parole di Davide Drei, sindaco di Forlì, che non ha ancora sciolto la riserva della sua volontà di correre per il bis, un secondo mandato da ottenere ricandidandosi alle prossime elezioni amministrative del 2019. Il sindaco ne ha parlato durante un incontro giovedì sera in cui Davide Drei ha smesso i panni dell’amministratore e del primo cittadino e ha parlato a ruota libera anche di politica e di prossime elezioni. Il tema della scelta sulla ricandidatura è centrale: in base alla sua decisione, infatti, si organizzeranno le scelte del Partito Democratico di cui Drei è espressione, un rapporto contraddistinto però da una certa freddezza e distanza.  Alla finestra ci sono poi anche i partiti di opposizione, a loro volta in attesa di definire gli sfidanti.

A porre con chiarezza la necessità che il sindaco si pronunciasse sul “bis” era stato nello scorso mese di marzo il deputato forlivese Marco Di Maio, a cui Drei aveva risposto che lo avrebbe fatto a breve. E i tempi sono ormai maturi, terminata la lunga fase elettorale e post-elettorale della primavera. “Mi esprimerò a breve, in molti me lo chiedono in vista anche della campagna elettorale”, continua Drei, “ma dove lo comunicherò sarà il Partito Democratico, che è  il luogo dove restituire questa esperienza da sindaco e comunicare le mie intenzioni”. Il primo cittadino rivendica poi la sua origine non politica: “Mi sono iscritto al Pd solo alla vigilia delle elezioni, la mia storia nel partito è iniziata da sindaco e  sono arrivato a fare l’amministratore pubblico venendo dalle file della società civile e non dalla politica. Fare il sindaco non era nei miei programmi di vita, il PD me l’ha chiesto credendo a me, e io mi sono messo al servizio di questa richiesta.  Quattro anni fa fu una scelta vincente. Ricordo che  si iniziò a parlarne nel Natale 2013, e io diedi la disponibilità il giorno della Madonna del Fuoco, il 4 febbraio 2014”. 

Intervistato nel corso della serata dai giornalisti Marco Bilancioni (Resto del Carlino) e Gaetano Foggetti (Corriere Romagna), punzecchiato sul tema, Drei ha affrontato la questione dei rapporti non idilliaci col Partito Democratico, sottolineati dai continui silenzi del maggior partito di maggioranza ogni volta che Drei finisce sotto il fuoco di critiche e attacchi politici: “Il PD ha anime diverse, certamente a volte qualche parola di solidarietà sarebbe utile ma devo dire che c’è  stato un leale supporto all’amministrazione”.

Più duro invece sugli alleati più piccoli, Verdi in primis, che pur facendo parte della maggioranza non perdono occasione per colpire il primo cittadino, a volte come e meglio di un partito di opposizione. “Le alleanze si devono costruire solide al momento della loro genesi, alla mia candidatura vennero realizzate con entusiasmo, tanto che tre liste recavano il mio nome, alcune come quella in cui sono presenti i Verdi con architetture strumentali per raggiungere l’elezione di un consigliere, con tre partiti messi assieme. Per cui anche l’assessore di riferimento è costretto a rispondere a tre soggetti diversi nel loro approccio, dal momento che i socialisti per esempio hanno un grado di lealtà molto diverso”. Ed ancora: “I Verdi facciano una scelta, non si può tollerare quando la lealtà viene messa in discussione continuamente”.

Quale sarà il suo tratto politico anche in futuro? Qui Drei marca la distanze: “Il mio schema di lavoro è  cooperativo e non conflittuale. In tempi come questi dove un Salvini, ponendosi come uomo forte genera consenso, non so se sia il modo migliore di essere politici. Ma mi sento una figura che ha nella squadra e nella reciprocità il suo modello di riferimento, un po’ mediano alla Ligabue”. Un tratto caratteriale che lo distingue fortemente dal suo predecessore Roberto Balzani: “Balzani è stato dirompente nel panorama politico, fu un'innovazione che non ha fatto sconti a istituzioni governate dal PD. Rompere gli schemi in sé non è un male, come aveva fatto Matteo Renzi,  ma poi non si è riusciti a fare sintesi ed  anche Balzani riconosceva la necessità di allentare la tensione con altri territori. C’è da dire che molte di queste istituzioni poi sono molto cambiate, in primis la Regione”.
 

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