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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Lavoro nero in agricoltura, l'Ugl: "Anche noi faremo la nostra parte"

Stando ai dati aggiornati al primo ottobre dell'anno scorso il lavoro nero in Regione Emilia-Romagna si attesta al 52%. Per lo più l' irregolarità riguarda giovani precari e stranieri

E' in corso l’iniziativa dell’Ugl Nazionale nelle province di Bari e Foggia  (con il segretario Paolo Capone e Renata Polverini) di solidarietà verso i lavoratori agricoli che subiscono le angherie del caporalato e degli stipendi da fame imposti dai proprietari terrieri , in difesa delle persone più vulnerabili e che per portare a casa uno stipendio da fame mettono a rischio anche la vita , come dimostrano i recenti accadimenti in provincia di Bari e Foggia.Immagine incorporata 1

"Un triste fenomeno che provoca dolore e illegalità non soltanto al sud, ma anche in altre parti d'Italia a forte vocazione agricola, dove la manodopera straniera a costo (quasi) zero offre sacche di illegalità sempre più insostenibili - afferma Emanuela Del Piccolo, segretario dell'Ugl di Forlì-Cesena e Rimini -. Anche in Romagna dilaga il fenomeno del lavoro nero e del sottosalariato che si sta diffondendo in maniera sempre più crescente e rappresenta la scorciatoia più diffusa per affrontare il delicato momento di crisi che sta vivendo il settore ortofrutticolo romagnolo.

“Troppi sono i lavoratori e braccianti agricoli vittime di questa situazione. Anche in Romagna faremo la nostra parte – aggiunge Del Piccolo - e accenderemo i riflettori sul fenomeno del lavoro nero e del caporalato in agricoltura e ci prepariamo ad offrire assistenza e consulenza sindacale ai soggetti più deboli di questa filiera del lavoro. Anche al Nord esiste il problema del lavoro agricolo in nero, una triste piaga sociale che vedi in alcuni territori impiegati lavoratori stranieri spesso clandestini e non registrati, dove la qualità, le condizioni e la legalità del lavoro sono fattori quasi inesistenti, quindi invisibili al sistema Inps e Inail e quindi allo Stato e alle Regioni”.

Conclude la sindacalista: "Stando ai dati aggiornati al primo ottobre dell'anno scorso il lavoro nero in Regione Emilia-Romagna si attesta al 52%. Per lo più l' irregolarità riguarda giovani precari e stranieri e come dimostrato nell' inchiesta contro le 'ndrine in Emilia è inoltre emerso tra l'altro il fenomeno del "caporalato col pizzo mafioso" con  imprenditori agricoli che truccavano le assunzioni con buste paga false, consulenti che organizzano le clientele bisognose di immigrati, professionisti che producono le false retribuzioni".

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