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"Unione si, Unione dei Comuni no. Meglio la Fusione di comuni omogenei"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

"Forlì starebbe pensando di uscire dall'Unione dei Comuni della Romagna Forlivese, da più parti si chiede, a gran voce, una revisione globale dell'Ente; ed io mi chiedo: non sarebbe il caso di pensare a fusioni di comuni omogenei per cultura, territorio e bisogni? Perché continuare sul solco delle unioni, che si son dimostrate non rispondenti alle necessità dei territori? Perché fusione e non unione? Una risposta molto semplice e concreta, il processo di Fusione di Comuni, disciplinato dall’articolo 15 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL),  prevede che 2 o più comuni territorialmente confinanti si uniscano tra di loro creando un nuovo Comune che succede nella titolarità di tutti i beni e di tutti i rapporti giuridici dei Comuni partecipanti la fusione. In parole semplici si crea un nuovo ente comunale con nuova denominazione, nuovo statuto e nuove elezioni amministrative con la decadenza di tutti gli altri comuni. I comuni che si fondono non perdono la loro identità culturale e storica (vedasi Castrocaro Terme e Terra del Sole), ma al contrario uniscono le loro risorse e potenzialità alla costituzione di una casa comune.

Le Unioni, invece, non creano un nuovo comune che ne sopprime l’esistenza dei comuni fusi, bensì creano un nuovo ente di secondo livello lasciando la titolarità dei beni e dei rapporti giuridici ai comuni stessi. Hanno l’unico scopo di mettere in comune alcune funzioni e servizi (stabilite dallo statuto dell’unione) da gestire in maniera associata. Rimangono in carica i rispettivi sindaci ed amministratori, andando a generare una sovrastruttura, cui spesso sfugge l'interesse dell'intero territorio.L’eccessiva frammentazione infatti porta molto spesso a difficoltà di governo della stessa Unione. L’eccessivo numero di sindaci in giunta dell’Unione può portare a rallentamenti nelle decisioni. Inoltre il fatto che gli assessori debbano essere necessariamente i sindaci dei comuni associati acuisce ulteriormente il problema vista la complessità di problemi che i sindaci devono affrontare nei propri comuni, sottraendo quindi tempo, energie e concentrazione alle tematiche dell’Unione stessa. Può capitare poi che i sindaci, dovendo rendere conto ai propri cittadini, siano portati a decidere non andando oltre ai confini del proprio comune. Allora perché si alle fusioni?

Dal mio punto di vista invece la Fusione dei comuni conviene a tutti. Conviene ai cittadini, con un comune più efficiente e servizi di qualità, conviene agli attori economici, che hanno maggiori opportunità, e conviene alla componente politica, che a fronte di una consistente riduzione degli spazi e degli incarichi, può recuperare però una legittimazione ed ruolo di programmazione che i tagli dello Stato stanno mettendo sempre più in discussione.Attraverso le fusioni è possibile ottenere migliori assetti organizzativi, uffici unici ed ottimizzare l’impiego dei dipendenti laddove oggi i comuni scontano piante organiche sotto dimensionate con conseguente difficoltà a dare risposta alle sempre crescenti aspettative e problematiche dei cittadini. Comuni più grandi possono avere una massa critica in un contesto in forte evoluzione verso le macro aree e le aree vaste. Vi è poi l'aspetto identitario, che giustamente preme ai cittadini delle singole comunità. I detrattori di questo particolare pensiero istituzionale ed in genere, chiunque si opponga alle Fusioni fa suo il tema dell’identità, paventando una perdita della stessa da parte di una comunità a seguito delle fusioni. La Legge presta molta attenzione al tema della rappresentanza delle singole comunità e lo fa attraverso l’introduzione dell’istituto delle municipalità: esse sono pensate proprio per mantenere le identità dei Comuni d’origine e dare dei riferimenti alla collettività municipi possono eleggere un proprio presidente ed un proprio consiglio di municipio. Sono dotati di un proprio regolamento. Devono essere necessariamente interpellati in sede di predisposizione del bilancio comunale ed in tutte le decisioni che le riguardano (investimenti, servizi, spese)".

Riccardo Merendi 
Consigliere del Comune di Dovadola, dell'Unione dei Comuni della Romagna Forlivese e componente il direttivo provinciale di Forza Italia

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