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Bus, i nuovi abbonamenti bocciati da Fi e Lega: "Rincari folli, penalizzate le comunità montane"

Il consigliere contesta la decisione di sostituire il titolo di 10 mesi con quello di 12 mesi perché penalizza i residenti in zone montane

"Prevedere, per le aziende di trasporto, l'obbligo di abbonamenti agevolati e specifici per gli studenti". Lo chiede in un'interrogazione alla Giunta Andrea Galli (Forza Italia) dopo la decisione di Start Romagna di eliminare definitivamente l'abbonamento "scuola 10 mesi" che verrà sostituito da abbonamenti validi tutto l'anno, "con conseguente aumento della spesa per le famiglie di studenti". "Tali aumenti - scrive Galli - rischiano di penalizzare fortemente gli studenti, in particolare i residenti in zone montane o periferiche; il costo potrebbe essere di 400 o 466 euro all'anno".

"Ad essere penalizzate - aggiunge il consigliere - saranno soprattutto le fasce di reddito medie prive di sconti come le famiglie con due soli figli che vivono in aree lontane dalle sedi scolastiche - visto che l'abbonamento gratuito scatterebbe dal terzo figlio. In più non bisogna dimenticare le lamentele sul servizio degli studenti stessi "che spesso si ritrovano a viaggiare in piedi sia all'andata che al ritorno perché le corse sono insufficienti". "Start Romagna scegliendo di cassare completamente l'abbonamento specifico per studenti non sembra quindi aver dimostrato sufficiente sensibilità nei confronti delle problematiche delle famiglie", conclude l'esponente berlusconiano, che invita la Giunta "a convocare i vertici dell'azienda per sollecitare un ripensamento di questa scelta".

La Lega

Il consigliere regionale della Lega, Massimiliano Pompignoli, lo scorso 26 luglio aveva convocato in commissione ambiente, territorio e mobilità i vertici di Amr per fare chiarezza sugli “aumenti derivanti dall’attuazione delle nuove modalità di riparto dei contributi consortili dell’Agenzia Mobilità Romagna” e che oggi parla di “rincari a catena che hanno finito per colpire, loro malgrado, gli studenti e le famiglie romagnole.” “A rimetterci saranno soprattutto gli studenti dei Comuni più decentrati come Civitella, Rocca San Casciano, Galeata, Santa Sofia, Sarsina, Bagno di Romagna, Alfero e Verghereto che sono costretti, vista la distanza dai principali plessi scolastici, a usare i mezzi pubblici", afferma il giovane esponente del Carroccio, Andrea Costantini, che lamenta “gli effetti degli aumenti tariffari prima di tutto sul bilancio delle famiglie più in difficoltà. Molti ragazzi, accompagnati da propri genitori, ci hanno denunciato l’incapacità di sostenere questa spesa che si unisce ai rincari di libri e materiale scolastico e che molte volte è inevitabile. Cercheremo di capire da AMR e da Star Romagna il perché di questa scelta al rialzo interpellandole con il nostro rappresentante in Regione Pompignoli che è già più volte intervenuto sul tema".

Potere al Popolo

Interviene anche Forlì - Potere al Popolo: "Il rincaro degli abbonamenti decisi da StarRomagna è un macigno sulle spalle delle famiglie e di chi usa di più gli autobus, ossia gli studenti e chi risiede più lontano da Forlì.  Il trasporto pubblico per loro è indispensabile e i costi per gli abbonamenti erano già molto alti. Per far funzionare il trasporto pubblico locale occorre avere una visione ampia sulla mobilità e sui costi di gestione che non possono ricadere solo sugli utenti finali, ma occorre integrarli con i ricavi della sosta e delle multe. Perché se da un parte aumenta il costo degli abbonamenti, dall’altra si favorisce il trasporto privato ed inquinante promuovendo l’assurda idea della sosta gratis nel centro storico. In questo quadro privo di una visione complessiva del Trasporto Pubblico Locale, Start Romagna registra perennemente un bilancio in negativo, nonostante i contributi ricevuti da ciascun comune. Sia chiaro, si può accettare un’azienda in perdita e di compensarne le perdite con le altre aziende della Livia Tellus, ma è necessario avere come ritorno un servizio pubblico accessibile a tutti".

"La colpa del rincaro viene spostata sui comuni di ampiezza minore delle vallate che non hanno pagato la loro quota per la riduzione dei costi per gli utenti, ma allora l’Unione dei Comuni a cosa serve? Ci dovrebbe essere solidarietà per il raggiungimento di obiettivi comuni. Invece ci si appiattisce su semplici dinamiche di spartizione, a discapito dei cittadini - prosegue la nota -. Dall’altra parte, le risorse pubbliche vengono sprecate in progetti faraonici e non necessari, per esempio il comune di Forlì vuole spendere 2 milioni di euro per un sistema di videosorveglianza e, in questi anni, ha buttato (e potrebbe rischiare di ributtare?) fiumi di denaro per mantenere l’aeroporto (poi chiuso lo stesso).  Più in generale è vero che le risorse che lo Stato versava ai comuni (soprattutto più piccoli) sono state tagliate (per finanziare le banche e le grandi e inutili opere), ma la mancanza di risorse è dovute anche all’incapacità di gestirle e a visioni privatistiche dei beni pubblici. Si preferiscono dispendiosi interventi per prendere qualche consenso in prossimità delle elezioni, ma si tralasciano le necessità reali dei cittadini".

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