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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Scuola

Sgarbi a Forlì: "La scuola deve creare uomini liberi e capaci di pensare"

Il noto critico d’arte è entrato nell’aula dell’incontro con una mezz’ora buona di ritardo rispetto al programma, lasso di tempo utilmente dedicato ad ammirare “gli splendidi mosaici del volo, fra le massime icone esistenti in Italia della cultura razionalista”.

Sala dei Mappamondi di Forlì gremita per la visita di Vittorio Sgarbi, in occasione dell’intitolazione a Caterina Sforza, la “Signora di Forlì”, della nuova Scuola Media dell’Istituto Comprensivo 1, allestita all’interno del Palazzo degli Studi. Il noto critico d’arte è entrato nell’aula dell’incontro con una mezz’ora buona di ritardo rispetto al programma, lasso di tempo utilmente dedicato ad ammirare “gli splendidi mosaici del volo, fra le massime icone esistenti in Italia della cultura razionalista”. Se la dirigente Giuliana Marsico, moderatrice del convegno, ha riepilogato i passaggi intrapresi dal corpo insegnanti del Comprensivo 1 per arrivare alla scelta del nome di Caterina (Icaro, Pascoli, Annalena Tonelli e Carmen Silvestroni), Giuseppe Pedrielli, dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, ha elencato le tante risposte positive che il mondo della scuola forlivese è riuscito a dare all’utenza, grazie anche alla sinergia fra insegnanti, istituzioni pubbliche, genitori e gli stessi studenti.

Facendo seguito all’intevento del vice sindaco di Forlì e assessore alla scuola Lubiano Montaguti, che ha confermato che intitolare una scuola a Caterina significa cementare nell’identità forlivese un pezzo fondamentale della storia locale, il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Antimo Cesaro ha preso spunto dalla Costituzione Italiana, con particolare riferimento agli articoli 33, 21 e 3, per ribadire che “la cultura è il più grande investimento sul nostro futuro, ma anche il più formidabile ascensore sociale”. Sulla sua scia si è inserito il professor Nuccio Diamante Ordine, professore ordinario di letteratura italiana presso l’Università della Calabria. “La scuola e l’università – ha esordito il docente - non possono essere al servizio del mercato. I nostri ragazzi non devono scegliere l’indirizzo di studio con logica utilitarista: intraprendo quel corso perché ho buone ragioni di credere che mi consentirà di avere successo e guadagnare tanto denaro. No – si accalora il professore - la scuola è il luogo dove ci si forma come persone e si aprono le menti”.

Sala dei Mappamondi gremita per la visita di Sgarbi

Ordine critica aspramente la riforma della cosiddetta Buona Scuola varata dal Governo Renzi, nella parte in cui mette un miliardo di euro a disposizione della digitalizzazione. “I nostri ragazzi sono già drogati di tecnologia, per cui ritengo sia preferibile e necessario investire sui buoni professori, quelli che sanno suscitare nei giovani la sana “curiositas” tanto amata da Albert Einstein”. Alle 18 suonate parte l’atteso intervento di Vittorio Sgarbi. Il critico esordisce col convincimento che la vera buona scuola è quella che da ai giovani le basi per pensare e che li mette in condizione di fare cultura. “Dove sono finiti i Gobetti, i Gramsci e i De Gasperi? La poltica attuale - dichiara causticamente - è priva di capacità di pensiero”.

Caterina Sforza è passata alla storia come figura battagliera e muscolare: “La Signora di Forlì – insiste Sgarbi – aveva anche robuste basi culturali, frutto della formazione umanistica ricevuta presso la corte degli Sforza a Milano, imperniata sullo studio del latino, dei classici e delle arti”. E’ stato anche grazie a quel bagaglio culturale che è riuscita a fronteggiare il nemico senza paura alcuna. “Non abbiate timore di esprimere le vostre idee, né di rinnegare le vostre radici culturali, sia che si tratti di Apollo che di Cristo”. Sgarbi riconosce la validità di aver scelto Caterina come nume tutelare della nuova media: “La sua figura è assolutamente importante per una scuola che deve aiutare i ragazzi a crescere per un nuovo rinascimento e a saper riconoscere il buono che c’è nel nostro immenso patrimonio culturale”.

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