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L'adolescente che dà voce ai coetanei in difficoltà: la storia di Aurora, che a 18 anni lavora al secondo libro

Sta dando la possibilità agli adolescenti di raccontare le proprie storie di disagio, ma anche di malattia, testimonianze di ragazzi suoi coetanei che raccoglierà in un secondo libro. Nel tempo libero si dedica al pianoforte, canta e fa parte di un gruppo scout, oltre ad essere membro junior del collettivo artistico Olvidados

Ha appena 18 anni e già sta lavorando al secondo libro. Ma non ad un libro di narrativa, al lavoro di una forlivese adolescente che vuole tendere una mano ai suoi coetanei in difficoltà, per sensibilizzare i giovani e l'opinione pubblica su temi come l'anoressia o il bullismo: una raccolta di testimonianze più o meno dolorose, che offrono uno spaccato di una delle età più difficili dello sviluppo umano. 

L'amore, quello per al scrittura,  è nato da piccolissima. Aurora Dozio, che frequenterà l'ultimo anno di Liceo Classico a Forlì, si racconta a Forlitoday.it, in occasione della presentazione del suo primo libro, 'Prendendo il volo', alla Fabbrica delle Candele

Come è nata la passione per la scrittura?  
Ho iniziato a scrivere in quinta elementare, facevo i temi che ci erano assegnati, poi è diventata una passione. In seconda media ho cominciato i primi capitoli di 'Prendendo il volo' (edito nel 2019 ndr), ma per me era un gioco. E' stato mio nonno, da sempre un  mio grande sostenitore, a darmi grande motivazione, io ero restia, mi sembrava un'impresa impossibile. Ci ho messo tempo per terminare il libro ed  all'inizio della terza superiore sono riuscita a pubblicarlo.

Di cosa parla 'Prendendo il volo'?
Racconta la storia dell'anno scolastico di una protagonista inventata, Emma, ma è comunque  romanzo sull'adolescenza scritto da un'adolescente. Emma è molto riflessiva e profonda, ma purtroppo si scontra con mondo di grande superficialità in cui arriva  a subire bullismo e violenza. Troverà in seguito figure importanti che la aiuteranno a capire che la sua identità è importante e accompagnandola, appunto, nel 'prendere il volo'.

Ti sta molto a cuore il mondo dell'adolescenza...
Ho iniziato a scriverne perchè era la cosa che avevo più vicina e che sentivo il bisogno di raccontare. Durante il lockdown di anno scorso, non ho voluto che questa prima esperienza cadesse nel vuoto ed ho deciso di continuare nella mia passione. Emma era una su un milione ed ho pensato di dare voce a quelli che potevano essere i disturbi ed i problemi più frequenti di questa età, verso i quali vedo molta poca empatia e grande disinformazione. 

Quali sono i disagi che maggiormente hai riscontrato tra gli adolescenti che hai intervistato?
Io non ho fatto altro che lasciare la porta aperta: ho fatto annunci sui social, spiegando quello che stavo facendo e che i ragazzi potevano scrivermi. Mi hanno raccontato storie di anoressia, bullismo, omossessualità o transessualità, legate alle difficoltà dei coming out: ci sono  famiglie che accolgono e famiglie che rifiutano totalmente, mi hanno raccontato di nonni che hanno accolto il cambiamento come se nulla fosse. Poi ci sono anche storie di delusioni d'amore e di amicizia. 

In cosa si trasformerà questo nuovo progetto?
Dovrebbe essere un'esperienza multimediale: libro, video e foto. E' ancora in fase di scrittura, sto finendo le interviste. 

Queste esperienze come ti stanno arricchendo?
Sicuramente il primo libro, più che a livello personale, mi ha arricchito a livello artistico: è stata la prima esperienza  che mi ha dato la consapevolezza di come funziona l'editoria. E' stato molto emozionante perchè avevo 16 anni ed ho fatto il primo passo in un mondo in cui mi piacerebbe continuare a camminare. Questa seconda esperienza, invece, mi sta dando molto a livello personale:  sto conoscendo una serie di disturbi che non ho mai toccato con mano prima d'ora. Ci sono storie dolorose e da parte degli intervistati ricevo grande affetto, mi ringraziano perchè dò loro l'opportunità di poter raccontare le proprie storie. 

Secondo te Forlì è una città a misura di adolescente? 
Secondo me sì, ma si può migliorare. C'è stata una serata molto ineterssante sul tema dell' anoressia, ma servirebbe fare informazione su più tematiche: la popolazione giovanile non si interessa molto. Ci vuole molta sensibilizzazione, che è quello che vorrei fare io, ma dovrebbe partire dai giovani stessi, perchè i ragazzi che hanno vissuto o vivono problemi e disagi possano raccontarsi.

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