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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Addio al musicista Jimmy Villotti, il ricordo di Michele Minisci: "Doveva suonare a Forlì per i 40 anni del Naima"

Dopo una vita da turnista Villotti decide di dedicarsi alla sua vera passione, il jazz, immergendosi quotidianamente nello studio e dedicandosi alla sperimentazione. Fra i suoi punti di riferimento vi sono Steve Grossman, Tony Castellano, George Coleman, Al Bacon e René Thomas

Si è spento a 78 anni nella notte a Bologna Jimmy Villotti, musicista jazz, che ha affiancato nella sua carriera alcuni tra i più grandi cantautori italiani. Lo ricorda da Forlì il fondatore del Naima Club, Michele Minisci: "Jimmy Villotti se n'è andato verso i nuovi sentieri del jazz, in silenzio, come faceva in tutti i suoi concerti fatti al Naima Club di Forlì, come in tutta la Romagna. Sempre discreto, senza prevaricare mai sui suoi amici musicisti, e sono stati tantissimi in tutte le sue formazioni, sin da quando suonava con Guccini, Paolo Conte, Dalla, Morandi, Capossela, raffinato, abile, elegante, disponibile, mai saccente, con quel tocco suadente sulle corde della sua chitarra, naturale emanazione del suo corpo".

"Doveva venire a suonare il 15 dicembre alla nostra Rassegna per celebrare i 40 anni del Naima club - sottolinea Minisci -, per ricordare un altro grande jazzista scomparso alcuni anni, il grande crooner Nicola Arigliano, anche lui spesso ospite nel nostro club, ma aveva dovuto, con grande dispiacere, declinare l'invito perché sentiva di non farcela più. Tra i tanti bellissimi ricordi che ho di lui - conclude Minisci -, voglio citare quella volta che lo invitai a suonare sulla Nave del Blues, che per diversi anni abbiamo organizzato sulla Riviera Adriatica, partendo da Cervia. Appena mise piede sulla grande motonave del Sole di Raul Casadei, che noi per l'occasione trasformavamo in Nave del Blues, ormeggiata sul porto canale col suo lievissimo dondolio per il mare piatto, lui senti subito il mal di mare e con lo stomaco in subbuglio decise di scendere immediatamente dal barcone rifiutandosi di prendere il largo per il concerto, che abbiamo quindi dovuto svolgeresulla banchina, per la gioia di tutti i villeggianti di passaggio".

Villotti nel1963 viene chiamato dai Meteors, insieme ai quali inciderà due LP pubblicati dalla RCA Italiana e con cui accompagnerà nelle serate Gianni Morandi. Suona poi con altri gruppi beat, tra cui i forlivesi I Baci, con il futuro bassista di Vasco Rossi, Claudio Golinelli, e il futuro batterista di Ivan Graziani, Gilberto Rossi, soprannominato "Attila" (ex componente del gruppo di Fred Bongusto). Negli anni settanta forma con Fio Zanotti il gruppo di Rock progressivo Jimmy M.E.C., che pubblica un 45 giri per la Fonit Cetra, e comincia a collaborare come session man con artisti di rilievo, come Augusto Martelli (1974), Andrea Mingardi (1977). Nel 1978 compone l'opera rock Giulio Cesare, con trenta elementi d'orchestra, numerosi coristi e cantanti. Negli anni seguenti produce l'album Pesissimo! degli Skiantos (1980) e Marginal Tango di Flaco Biondini e si dedica alle collaborazioni con artisti di successo: Lucio Dalla (1977), Francesco Guccini (1979), Claudio Lolli, Sergio Endrigo, Ornella Vanoni, Luca Carboni, Gianni Morandi (1981 - 1984), Stadio (1982 - suo è l'intro di chitarra classica nel celebre brano Grande figlio di puttana) e Paolo Conte (1981 - 1991). Quest'ultimo gli dedica una nota canzone.

Dopo una vita da turnista Jimmy decide di dedicarsi alla sua vera passione, il jazz, immergendosi quotidianamente nello studio e dedicandosi alla sperimentazione. Fra i suoi punti di riferimento vi sono Steve Grossman, Tony Castellano, George Coleman, Al Bacon e René Thomas. Nonostante questo, sono singolari i suoi album: fra i primi Jimmy Villotti (1993) - che contiene l'originale e in parte autobiografica Drin drin e Si fidi ci ho il fez (1994), dove il jazz è mescolato ad un pop di facile ascolto e testi ironici, cantati dallo stesso Villotti. Negli ultimi anni il suo estro creativo lo porta verso la scrittura, dedicata al racconto romanzato di sé e della sua Bologna. Scrive per Gianni Morandi l'intensa Io sono un treno, sulla vita dei musicisti in viaggio continuo. Le sue ultime opere musicali (come Naturalmente imperfetto del 2002) sono segnate da un certo disimpegno e uno stile che poco hanno a che vedere con il jazz. Nel 2008 vince la terza edizione del premio I suoni della Canzone, istituito dal Club Tenco di Sanremo quale riconoscimento ai musicisti che collaborano o hanno collaborato con i grandi nomi della canzone italiana, e consegnato durante l'annuale rassegna della canzone d'autore. Nel 2019 Jimmy Villotti scrive Onyricana pubblicato dalla casa editrice Calamaro Edizioni. Nel libro il musicista bolognese racconta senza paura il suo mondo nascosto, frutto del suo immaginario che arriva dall'inconscio, dai suoi sogni. La copertina del libro è stata disegnata da Paolo Conte e contiene l'introduzione di Francesco Guccini.

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