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L'equipaggio forlivese tra sabbia incandescente e soccorsi: "La Dakar è anche aiuto reciproco"

Il giorno di riposo ha fatto decisamente bene all'equipaggio forlivese numero 423

Prima di un problema tecnico il Ford Raptor Svt Supercab T2 del Racing Team Le Fonti aveva messo le ali nella lunghissima sesta tappa della Dakar peruviana, da Arequipa a San Juan de Marconaè "la più lunga" della gara con 309 chilometri di prova speciale e 501 chilometri di trasferimento. Il giorno di riposo è stato decisamente d'aiuto all'equipaggio forlivese numero 423 composto da Andrea Schiumarini, Andrea Succi e dal navigatore Massimo Salvatore nell'affrontare l'ennesima sfida.

Racconta Schiumarini: "Non è stata una giornata facile, perchè il percorso presentava dune difficili da superare in quanto fatte di sabbia molto morbida e per superarle abbiamo dovuto sgonfiare le gomme fino a 0,3 bar di pressione". Le dune del Tanaka, spiega  il pilota, "erano di sabbia incandescente e l'aria era irrespirabile. Nell’abitacolo del Raptor ci saranno stati 50/60 gradi, era davvero caldissimo". Dopo esser stati tra i primi quaranta in classifica (nella prima parte di gara il terzetto ha fatto registrare un ottimo 27esimo tempo), il Raptor ha subìtp un problema al radiatore dell'acqua e tra un rabbocco si è perso molto tempo.

Ma la Dakar non è solo una sfida col cronometro, ma anche tanta solidarietà tra i partecipanti: "Sul percorso c’erano decine di equipaggi con incidenti riportati sulle dune. Abbiamo fatto quello che potevamo per aiutare, tirando un Polaris bloccato nella sabbia con la corda. La Dakar è anche aiuto reciproco. E' questo lo spirito migliore della gara. Non dimenticando mai che la gara è dura, durissima, e che c’è bisogno di tutto l’appoggio tra noi concorrenti".

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