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L'Edera ricorda il "prof" Daniele Casamenti: "Ha donato la vita"

"Era un educatore, un maestro e proprio per questo riusciva a trasmettere valori fondamentali e sapeva rendere uomini e donne tutti i ragazzi che allenava", ricordano dall'Edera

Appuntamento con l'atletica leggera al campo “C.Gotti” di Forlì mercoledì alle 18, in occasione del “Primo Memorial Casamenti” organizzato dall' Edera Atletica per ricordare il suo indimenticato allenatore. Daniele era insegnante di educazione fisica, tecnico dell’Edera Atletica di Forlì e responsabile del campo scuola “C.Gotti”. Tommy, come lo chiamavano gli amici, era un allenatore preparato e scrupoloso ma, soprattutto, aveva anche delle capacità che andavano oltre il rapporto fra tecnico ed allievo. "Era un educatore, un maestro e proprio per questo riusciva a trasmettere valori fondamentali e sapeva rendere uomini e donne tutti i ragazzi che allenava", ricordano dall'Edera.

Il 20 settembre 2016, nella zona di Terra del Sole, durante un’escursione in mountain bike con gli amici, una accidentale caduta gli ha procurato un grave trauma. I medici dell’Ospedale Bufalini di Cesena, quando la diagnosi non dava più speranze, hanno chiesto ai suoi familiari l’autorizzazione per procedere, al momento della morte, all’ espianto degli organi. A quel punto per i suoi cari non c’è stata l’angoscia della scelta, non ci sono stati conflitti decisionali, ma solo la condivisione della volontà di donare che Daniele aveva sempre espresso durante la sua vita, iscrivendosi fin da ragazzo all’Aido (Ass.Donatori di Organi).

"La sua concezione sulla donazione era ben chiara e provata - rimarcano dall'Edera -. Alcune settimane prima dell’incidente aveva anche effettuato al Centro Trasfusionale Avis di Forlì la sua centocinquantesima donazione di sangue. Daniele amava talmente la vita da aver sempre pensato che, in caso di morte, donare i suoi organi avrebbe permesso a persone gravemente ammalate di riprendere la loro vitalità, magari correndo e pedalando come lui amava fare. La sua ultima lezione, la più drammatica, ma la più generosa, "l prof" non l’ha tenuta ai suoi allievi, ma l’ha voluta dedicare indistintamente a tutti, affinchè il suo ultimo insegnamento fosse la testimonianza di quanto di meglio si possa donare: la vita. Quella vita che per tante persone affette da gravi patologie è sospesa in attesa di organi o tessuti da ricevere. Grazie alla sua generosità, oggi due persone, alle quali sono stati trapiantati i suoi reni, hanno smesso la dialisi ed una terza, grazie al trapianto del suo fegato, si è salvata la vita. Non sapremo mai la loro identità, ma ci piace immaginare che siano ritornate di nuovo a dedicarsi ai propri affetti, al proprio lavoro ed ai loro hobby, dando continuità a quella vita che Daniele amava tanto e di cui ha fatto loro dono".

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