"Non esiste manganellare gli studenti quando manifestano pacificamente. Non vogliamo un'altra scuola Diaz"
L'Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi di Forlì ha manifestato al Campus "per denunciare fermamente l'uso eccessivo della violenza da parte delle forze dell’ordine verso i manifestanti". Al fianco dei manifestanti anche la Cgil Forlì-Cesena, con la segretaria generale Maria Giorgini. "È con profonda preoccupazione che ci siamo mobilitati in tutta Italia questa settimana - dichiara Martino Bianco, portavoce Udu Forlì -. Esprimiamo la nostra condanna nei confronti degli episodi avvenuti a Pisa, Firenze e Catania. Non possiamo tacere di fronte al ricorso indiscriminato ai manganelli da parte delle forze dell'ordine contro manifestazioni pacifiche di studenti e studentesse. È inaccettabile l'inerzia del Governo di fronte a tali violazioni".
"La presidente del Consiglio dei ministri Meloni, infatti, ha mantenuto un lungo silenzio, limitandosi a intervenire solo due giorni fa per criticare il Presidente della Repubblica - dichiarano invece dalla Rete degli Studenti Medi di Forlì -. Sebbene Meloni dichiari che sia rischioso minare il sostegno istituzionale alla polizia, è il suo silenzio e la mancata condanna di questi atti ad essere pericolosa. Le manifestazioni a favore della Palestina e della pace devono essere rispettate, in accordo con l'articolo 21 della Costituzione che garantisce il diritto di manifestare previo avviso alle autorità competenti".
"Come Studenti Medi e universitari infatti diciamo basta e chiedono le dimissioni del ministro Piantedosi e l'introduzione di identificativi individuali per gli agenti. L'Italia è uno dei pochi paesi dell'Unione Europea, insieme a Cipro, Austria, Lussemburgo e Olanda, che non richiede agli agenti delle forze dell'ordine di esporre un identificativo sulle uniformi. Tuttavia, alla luce degli abusi recenti, è giunto il momento di cambiare rotta - viene aggiunto -. Fin dal 2012, il Parlamento europeo ha espresso preoccupazione per l'uso sproporzionato della forza durante le manifestazioni pubbliche, esortando gli Stati membri a dotare gli agenti di identificativi. Nel 2016, anche il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha sollecitato lo stesso provvedimento".
"L'introduzione di identificativi è una misura fondamentale per garantire che atti di violenza e abusi di potere non rimangano impuniti, specialmente in contesti confusi come gli assembramenti e le manifestazioni. Nonostante le proposte di legge presentate in Parlamento a partire dal 2001, l'attuale ministro dell'Interno, Piantedosi, insieme al governo Meloni, ha sempre respinto categoricamente questa proposta, ritenendola superflua e pericolosa per gli agenti - concludono gli studenti -. Oggi più che mai, considerando gli eventi delle ultime settimane, è cruciale adottare una legge in materia. Per prevenire abusi di potere, violenze incontrollate e una deriva verso il fascismo, è necessario far sentire la nostra voce. Vogliamo una polizia al servizio dello Stato, non uno Stato al servizio della polizia".