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Un'intera aula universitaria del campus di Forlì si stringe in un grande abbraccio: "E' per te, prof"

"Prof non ti arrendere": per dirlo gli studenti del campus di Forlì hanno scelto di realizzare  un video-appello, con un'intera aula gremita di universitari che si abbracciano

"Prof non ti arrendere": per dirlo gli studenti del campus di Forlì hanno scelto di realizzare  un video-appello, con un'intera aula gremita di universitari che si stringono, in un ideale abbraccio alla professoressa Luisa Stracqualursi, a favore della quale è in corso una grande mobilitazione. La raccolta fondi a sostegno di Luisa è arrivata a metà del guado, ma servono ancora tanti soldi per permetterle di accedere a delle cure sperimentali che vengono eseguite solo in un centro medico specializzato degli Stati Uniti. Queste cure sono l'unica speranza di vita che ha.

Il nastro della storia, insomma, si riavvolge a più di un anno fa, quando in quella stessa aula la professoressa Stracqualursi annunciò ai suoi studenti che doveva ritirarsi dall'insegnamento per curare il terribile cancro che la stava divorando. Ed ora da lì, dal teaching hub di viale Corridoni, parte l'appello dei suoi studenti a contribuire alla raccolta fondi a favore della docente dell'Università di Bologna con un tumore al seno all'ultimo stadio.

La raccolta fondi via crowfounding, paypal, postepay e bonifico bancario ha permesso di raccogliere finora circa 140.000 euro, ma si è arrivati solo alla metà della cifra necessaria. Serve altrettanto per dare un'ultima speranza alla professoressa, 50 anni di Rimini, docente di statistica al corso di laurea in Scienze diplomatiche e internazionali del campus di Forlì (Università di Bologna). Tra la 'prof' e i suoi studenti si è creato un rapporto speciale, da quando – annunciando di essere gravemente malata – Luisa volle consegnare ai suoi studenti un'ultima lezione, quella della vita che cerca sempre di prevalere sulla morte, indicando loro, attraverso il suo caso,  a vivere appieno la loro esistenza. A un anno di distanza, a “salire in cattedra” sono stati i suoi stessi studenti, con un appello a sostenere la “prof guerriera”.

Raccolta di fondi per Luisa: clicca qui per donare

E' proprio dal sostegno dei suoi studenti, poco più che ventenni, che Luisa Stracqualursi decise di “non lasciarsi andare” alla notizia della recidiva della malattia, ma di impegnare tutte le sue forze nel combattere per vivere. “Ero tentata di arrendermi, di non accettare le terapie invasive e con scarse possibilità, ma da quel discorso agli studenti mi sono resa conta che indicavo loro il contrario di quello che stavo facendo”, spiegò la professoressa romagnola in un'intervista alla 'Vita in diretta' su Raiuno. Ed ora gli studenti contraccambiano. 

La sua malattia

Luisa in Italia non ha più speranze.  Le terapie basate su chemioterapici non stanno arrestando la progressione della malattia. L'unica possibilità che le rimane di vivere è sottoporsi ad una procedura di immunoterapia sperimentale disponibile solo negli USA, che consiste nell’isolare dal sangue o dal tumore del paziente stesso i linfociti T, per poi selezionare solo le cellule di difesa in grado di riconoscere e attaccare la neoplasia: questi linfociti T specifici per il tumore vengono coltivati in provetta e poi iniettati nuovamente nel corpo del paziente. L'equipe di Steven Rosenberg (National Institutes of Health di Bethesda del Maryland) è riuscita in tal modo ad eliminare completamente il tumore e tutte le metastasi da una paziente che, da due anni, è libera dalla malattia. Altri pazienti stanno guarendo e Luisa può essere una di loro.

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