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A Dovadola la messa del vescovo Corazza per ricordare Benedetta Bianchi Porro

Sarà una liturgia eucaristica presieduta dal vescovo Livio Corazza nella Badia di Sant’Andrea a Dovadola, il momento culminante delle celebrazioni per l’82° compleanno virtuale di Benedetta Bianchi Porro.

Sarà una liturgia eucaristica presieduta dal vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Livio Corazza, in programma domenica 5 agosto alle 10.30, nella Badia di Sant’Andrea a Dovadola, il momento culminante delle celebrazioni per l’82° compleanno virtuale di Benedetta Bianchi Porro. Alle 12.30 seguirà il pranzo nel ristorante albergo “Rosa Bianca” di Dovadola (prenotazioni tel. 349.860 1818). Alle 16, sempre nella chiesa che dal 22 marzo 1969 custodisce le sue spoglie terrene, gli Amici Sirmionesi di Benedetta presentano la preghiera scenica “Abbandonata nel Signore, il Cammino di Benedetta”: introduce mons. Evelino Dal Bon, parroco di Santa Maria della Neve a Sirmione. La giovane sarà ricordata anche mercoledì 8 agosto, alle 18, con la messa celebrata nella chiesa di Sirmione, località sul Lago di Garda dove chiuse per sempre gli occhi il 23 gennaio 1964.

“Io so che attraverso la sofferenza, il Signore mi conduce verso una strada meravigliosa”: nella malattia Benedetta aveva scoperto Dio. A 54 anni di distanza dalla scomparsa continua a far parlare di sé proprio per la straordinaria accettazione del calvario fisico che caratterizzò gli ultimi anni della sua vita. Sinora, l’iter diocesano della canonizzazione, partito ufficialmente l’8 dicembre 1973, è approdato al riconoscimento di “venerabile”. In attesa della prova certa di un miracolo che la innalzi al rango di beata, anticamera della santità vera e propria, ci si può già rivolgere a lei in preghiera, invocandola appunto come venerabile: merito del decreto di “virtù eroiche” emesso da papa Giovanni Paolo II nel 1993. Sul numero di luglio 2018 de “L’Annuncio”, notiziario degli “Amici di Benedetta” pubblicato online, compare il ricordo della sorella Emanuela (cit. “Presenza” del 20 luglio 2017): “Era una ragazza intelligente e volitiva, a 17 anni è stata colpita da una malattia progressiva contro la quale si è subito ribellata con forza; con la sordità, il primo sintomo della sua malattia, disse: «Non posso pensare di restare sorda per tutta la vita, deve esser ci qualcosa, altrimenti è meglio morire!». In seguito, nel diario, scrisse: «Forse un giorno non capirò più niente di quello che gli altri dicono, ma dovrò sentire la voce dell’anima mia, è questa la via che devo seguire». Mano a mano che incalza il male, Benedetta vive la conversione e si affida totalmente a Dio.

Nell’ottobre 1962 è cieca, ma, con l’aiuto della madre scrive cose inaspettate: “Nel calvario – si legge sempre su “L’Annuncio” - non sono disperata; prima nella poltrona, ora nel letto, che è la mia dimora, ho trovato una sapienza più grande di quella degli uomini. Ho trovato che Dio esiste, ed è Amore, Fedeltà, Gioia e Fortezza fino alla consumazione dei secoli”. Il 17 marzo 2014, il postulatore della causa di beatificazione, padre Guglielmo Camera, saveriano, ha consegnato alla Congregazione per cause dei Santi il materiale relativo al processo di beatificazione, riavviato dopo l’esame di una guarigione attribuita a Benedetta, avvenuta a Genova nel 1986. Dopo la morte, il messaggio di speranza della Venerabile è giunto in tutto il mondo grazie all’opera dell’Associazione per Benedetta Bianchi Porro, di cui è presidente Liliana Selli e della Fondazione Benedetta Bianchi Porro presieduta dal vicario generale emerito della Diocesi di Forlì-Bertinoro, monsignor Dino Zattini. 

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