rotate-mobile
Attualità

In 150 partecipano alla camminata per scoprire i segreti della natura e della storia di Ladino

Ai partecipanti Gabriele Zelli ha raccontato le parti salienti di tutto ciò e ha consegnato loro il suo volume "Ladino, il bosco e il fiume", che contiene un ampio apparato fotografico di Fabio Casadei,

La seconda camminata nei dintorni di Ladino e di Villa Rovere e lungo il fiume Montone, che si è tenuta nel corso della mattinata di sabato, ha visto la presenza di 150 persone molto interessate a conoscere i luoghi sia sotto l'aspetto naturalistico sia per la loro storia. Ai partecipanti Gabriele Zelli ha raccontato le parti salienti di tutto ciò e ha consegnato loro il suo volume "Ladino, il bosco e il fiume", che contiene un ampio apparato fotografico di Fabio Casadei, e la pubblicazione "Antiche Pievi. A spasso per la Romagna" (parte quarta) a cura di Marco Vallicelli, Marco Viroli e dallo stesso Zelli, messa a disposizione dall'Associazione Antica Pieve, presieduta da Claudio Guidi.

La camminata è partita dal complesso parrocchiale di Ladino che ha come edificio principale la chiesa, intitolata a San Martino di Tours (316 – 397 d.C.), la quale sorge sul luogo di un antico castello distrutto dai faentini nel 1218. Infatti l'antica pieve fu edificato nel 1270 sui ruderi e con i materiali della rocca distrutta. L’esistenza del luogo di culto è confermata da un documento del 1290, un rendiconto delle decime giacenti nell’Archivio Vaticano che alcune chiese erano tenute a versare alla Camera Apostolica. 

Il violento terremoto che il 30 ottobre 1870 interessò la Romagna, con epicentro a Meldola, ebbe conseguenze anche a Ladino dove crollò la chiesa. L’anno successivo iniziarono i lavori di ricostruzione del luogo di culto così come lo si può ammirare oggi, anche grazie all'attento restauro effettuato diversi anni fa.  I partecipanti alla camminata hanno avuto successivamente la possibilità di visitare, grazie alla disponibilità dell'avvocato Gian Raniero Paulucci di Calboli, lo straordinario parco della Villa Paulucci, caratterizzato da alberature secolari, mentre l'edificio si trova in posizione centrale rispetto ai due grandi appezzamenti di terreno che risalgono alla centuriazione romana. 

Il tracciato perpendicolare delle strade della pianura di Ladino è delimitato infatti da due aree, divise dalla strada che conduce alla chiesa e al fiume, uno rettangolare e l’altro di superficie maggiore ma irregolare, probabilmente per l’erosione nel tempo da parte del fiume Montone. Entrambi hanno un lato lungo 710 metri, misura non casuale poiché coincide con la dimensione della maglia utilizzata dai romani nella predisposizione delle centuriazioni che caratterizzano soprattutto la pianura cesenate ed in modesta parte quella forlivese come le zone di Villagrappa e di Villanova. 

La tappa successiva della camminata è stata la chiesa di San Pietro in Arco (o si Santa Maria della Rovere), un'edificio sacro che per la sua grandezza e centralità dell'ubicazione non doveva essere sin dall'origine una comune cappella od oratorio. Non a torto è stato scritto che in antico forse apparteneva ad un ordine religioso monastico; ed infatti in proseguimento della facciata, a destra, esistono ancora alcuni grossi ed antichissimi muri, simili nella struttura a quelli perimetrali della chiesa, che fanno pensare vi potesse essere annesso un convento, probabilmente dei vallombrosani, oppure dei benedettini.

Successivamente i partecipanti hanno raggiunto la chiusa di Ladino. La struttura, la derivazione e il relativo canale vennero realizzati in un periodo imprecisato per alimentare i molini che operavano nel tratto del corso d'acqua compreso tra San Varano e i Romiti. Le prime notizie sull’esistenza della chiusa risalgono al dicembre 1436 quando il comandante del presidio di Castrocaro si accorse, durante un’ispezione al confine con il territorio di Forlì, che parte del manufatto era stato costruito su terreno appartenente alla giurisdizione castrocarese e ne ordinò la demolizione. I mulini non poterono più macinare e i forlivesi reclamarono senza successo la ricostruzione del manufatto a spese della Repubblica Fiorentina. Nel 1442 la chiusa fu spostata per decisione di Antonio Ordelaffi, signore di Forlì, e i mulini ripresero a funzionare.

Al termine della camminata Gabriele Zelli ha ringraziato per la collaborazione Guido Campoli, che si è reso disponibile a tenere aperta la chiesa di Villa Rovere, e Gabriele Brunelli, infaticabile animatore della frazione di Ladino e delle sagre che si svolgono a Vecchiazzano.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

In 150 partecipano alla camminata per scoprire i segreti della natura e della storia di Ladino

ForlìToday è in caricamento