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Verso il 25 aprile, all'Istituto tecnico industriale una conferenza sui fratelli Spazzoli

Con l'approssimarsi delle celebrazioni collegate al 25 aprile, festa della liberazione, l'Istituto Tecnico Tecnologico "Marconi" ha dunque cercato di porre rimedio a tale anomalia, ospitando una conferenza già dal titolo assai fascinosa

Pippo, Tonino e Arturo Spazzoli, i celeberrimi fratelli che chiunque a Forlì ha sentito ricordare, non sfuggono ad una regola che pare avere poche eccezioni: quella di essere famosi ma, a ben vedere, poco conosciuti. Con l'approssimarsi delle celebrazioni collegate al 25 aprile, festa della liberazione, l'Istituto Tecnico Tecnologico "Marconi" ha dunque cercato di porre rimedio a tale anomalia, ospitando una conferenza già dal titolo assai fascinosa: "Quante storie nella storia: dagli arditi alla Resistenza", a cura della Associazione fratelli Spazzoli.

"Le quattro classi coinvolte (5B meccanica, 4C meccanica, 4 energia e 2D elettronica), che hanno seguito l'evento in presenza e, in parte, online, sono rimaste rapite e affascinate dalla narrazione assai rigorosa dal punto di vista storico, ma ugualmente dai toni romanzeschi, condotta con bravura da Antonio Spazzoli, nipote di Tonino - testimonia il professor Maurizio Gioiello -. Le vicende personali dei tre fratelli sono state ripercorse dal punto di vista cronologico e poi collegate tra loro, a partire dal primo conflitto mondiale, allorquando gli allora giovanissimi Pippo e Tonino partirono come volontari per entrare a far parte del battaglione degli Arditi. L'ideale da essi perseguito, essendo ferventi repubblicani, era quello di completare il sogno risorgimentale con l'annessione delle cosiddette terre irredente, vale a dire Trento, Trieste, Gorizia e i territori circostanti, ma vi era anche la volontà di abbattere la monarchia".

"Pippo, il fratello maggiore, si ricoprì letteralmente di gloria, ma non fu da meno il più giovane Tonino (che appena diciassettenne aveva tentato invano di arruolarsi, falsificando la data di nascita sui documenti) il quale si meritò una medaglia di bronzo al valore militare - ricorda Gioiello -. Al termine della guerra, entrarono in gioco le figure di D'Annunzio e di Mussolini, prima con  l'impresa di Fiume e poi con la marcia su Roma, a cui gli Spazzoli parteciparono con grande entusiasmo; ma in entrambi i casi la delusione per loro fu totale, tanto che Pippo si ritirò dalla politica per dedicarsi esclusivamente alla attività lavorativa. L'impegno di Tonino, viceversa, continuò a sostegno dei repubblicani e contro il fascismo, tanto da essere etichettato quale uno dei più pericolosi avversari del regime. Per questo fu inviato al confino, da dove però,  impavido, prosegui a tessere una fitta rete di rapporti non solo con compagni di lotta ma anche con personaggi impensabili, come Ettore Muti e Leandro Arpinati, importanti esponenti del fascismo ma amici per tutta la vita".

"Allo scoppio della seconda  guerra mondiale, uscito di scena Pippo (deceduto nel 1940), Tonino continuò senza timori a svolgere la propria azione antifascista, sino a diventare l'esponente principale della Resistenza romagnola, tanto da essere considerato il referente degli alleati; così, gli venne affidata una radio (la mitica radio Zella) per comunicare loro preziose informazioni - prosegue il professore -. Famoso, e ormai noto a tutti, fu il salvataggio degli ufficiali inglesi rifugiatisi, dopo l' 8 settembre 1943 nell'appennino romagnolo; ad esso contribuì, sotto la regia di Tonino, anche Arturo, il più giovane dei fratelli Spazzoli, cadetto dell'Aeronautica passato alla clandestinità dopo l'armistizio. Ma ormai la tragedia era incombente. Proprio Arturo fu il primo ad essere arrestato e ucciso, il 18 agosto 1944, dai nazifascisti, e poi impiccato in piazza Saffi assieme a Silvio Corbari, Iris Versari e Adriano Casadei. Stessa sorte sarebbe toccata, il giorno seguente, a Tonino, che, sebbene torturato per quindici giorni, non rivelò nulla ai suoi aguzzini: fu ucciso a colpi di pistola a Coccolia, luogo in cui era nato. Gli studenti, attenti e partecipi, hanno applaudito il relatore al termine della conferenza, ponendogli poi varie domande e, infine, complimentandosi con lui. Un importante passo è stato fatto verso una reale conoscenza di queste storie che fanno la Storia".

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