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Benessere per il corpo e la mente attraverso il flusso di 'asana': i benefici dell'Ashtanga yoga

Gli asana sono organizzati in sequenze e divise per sei serie, secondo la scuola di Sri K. Pattabhi Jois, che a metà del secolo scorso fondò a Mysore (città dell’India meridionale) un istituto di ricerca sull’Ashtanga

Fermarsi, respirare, prendersi cura del proprio corpo, calmare la mente. Questi sono solo alcuni dei benefici dello yoga, fondamentali sicuramente in un mondo che corre sempre veloce ed in una vita frenetica che non consentirebbe mai di staccare.  Il secondo sutra degli Yoga Sutra di Patanjali, uno dei più importanti documenti indiani sullo yoga, recita infatti: “Lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente”.

Sono diverse le pratiche yoga, una di queste, molro diffisa, è l'Ashtanga, disciplina tradizionale del sud dell'India, che lavora sia sul corpo e sulla sua flessibilità per renderlo sano e forte, sia sulla mente, attraverso il controllo del respiro. Chi crede che lo yoga sia una pratica molto statica dovrà ricredersi di fronte all'Ashtanga, che prevede sequenze ed esercizi che mettono alla prova il corpo.

Che cos’è l’Ashtanga Yoga

L’Ashtanga, definita come “meditazione in movimento”, è una forma di Yoga dinamico. Nella pratica dell'Ashtanga le posizioni fisse tipiche dell’Hatha, dette asana, si susseguono in un flusso ordinato e continuo, con una grande attenzione alla coordinazione tra respirazione (Ujjay pranayama), sguardo (Drishti) e movimento (Asana, appunto). Attraverso i movimenti il corpo trae grandi benefici, espellendo tossine, liberando la mente, attraverso il movimento coordinato e controllato. Maggiore equilibrio e funzionalità del nostro sistema nervoso portano infatti ad uno stato di benessere.

La pratica e le lezioni

Gli asana sono organizzati in sequenze e divise per sei serie, secondo la scuola di Sri K. Pattabhi Jois, che a metà del secolo scorso fondò a Mysore (città dell’India meridionale) un istituto di ricerca sull’Ashtanga, basandosi sugli insegnamenti del suo maestro T. Krishnamacharya. A partire dagli anni ’60, un numero crescente di europei e americani iniziò a recarsi periodicamente a Mysore per imparare la pratica dell'Ashtanga Yoga. Nasceva così la prima generazione di insegnanti occidentali, destinati a diffondere il metodo a migliaia di studenti sparsi per tutto il mondo.

L'Ashtanga si può praticare in diversi modi, distinti dal tipo di insegnamento:

  •     il “Mysore style”: lo studente acquisisce progressivamente autonomia nella gestione della propria pratica attraverso il sostegno individuale dell’insegnante. La pratica viene adattata tenendo in considerazione le caratteristiche dello studente, ad esempio modificando alcune posture in base alle competenze motorie raggiunte sino a quel momento, in modo da promuovere uno sviluppo graduale, sensato e sostenibile.
  •     lezione guidata: gli studenti praticano in gruppo, tutti al ritmo impartito dalla voce dall’insegnante che nomina le posizioni e conta sia la durata dello stato di postura, sia i movimenti di entrata e di uscita, avendo cura che questo ritmo sia sostenibile dai praticanti

I benefici

“L'Ashtanga Yoga lavora sul respiro e sul corpo - commenta Giuseppe Panarello, uno dei più conosciuti e riconosciuti maestri di Ashtanga Yoga in Italia, che si reca regolarmente a Mysore per affinare la pratica - e questa connessione tra respiro e movimento porta grandi benefici sul sistema nervoso centrale e periferico”.

La prima serie, spesso centrale nell'insegnamento nelle scuole occidentali, è molto terapeutica, grazie al lavoro di piegamenti in avanti e sulle anche, per sviluppare una mobilità utile a liberare le tensioni e ritrovare una corretta postura delle quattro linee della colonna vertebrale. Frequenti salti rendono la pratica dinamica: “L'errore che spesso facciamo nelle pratiche dinamiche - continua Panarello - è di accelerare troppo la pratica e andare dietro alla mente. Dobbiamo cercare di rallentare e generare il processo inverso: rallentare il movimento per rallentare la mente. L'Ashtanga Yoga allora diventa un sistema di purificazione straordinario, che va dall'esterno verso l'interno. Si comincia ascoltando il corpo, l'elemento più tangibile, curando le articolazioni, la postura, la mobilità, e piano piano si arriva a lavorare col respiro fino a che la pratica diventa negli anni una meditazione in movimento”.
Metafora della vita

“Trovo l'Ashtanga Yoga una metafora della vita: ci sono momenti in cui tutto scorre molto facilmente e dei momenti faticosi. Tutte le serie hanno una fase morbida e un picco molto alto di fatica, di solito a metà della serie. L'Ashatnga Yoga insegna a non girare intorno ai problemi, ma ad affrontarli. Quando arriviamo a una postura sfidante e riusciamo ad avere un approccio non sfidante, allora ci si riesce a godere il momento e il progresso graduale ottenuto, senza forzare il corpo. Di fatto, gli asana vengono quando ci si lascia andare e ci si abbandona alla asana. Questa pratica insegna proprio ad accettare per sviluppare resilienza; cercando un equilibrio dato innanzitutto dal controllo del respiro”, conclude.

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