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Pandemia, crisi e conomica e guerra: sempre più famiglie in difficoltà. I consigli dello psicologo

L'Osservatorio Serenis, la piattaforma che affianca le persone nella ricerca di un giusto e soddisfacente percorso psicologico individuando lo psicoterapeuta più adeguato a loro, ha condotto una ricerca su 100 psicoterapeuti appartenenti al network dell’azienda

Alla pandemia, che già aveva portato in molte famiglie difficoltà anche dal punto di vista psicologico, si sono aggiunte la guerra, argomento che ha impatto anche sui più piccoli e la crisi economica, acuita dagli ultimi rincari sui beni di prima necessità. A fare le spese di questa pressione sono intere famiglie, che sempre più spesso cercano un supporto psicologico.

L'Osservatorio Serenis, la piattaforma che affianca le persone nella ricerca di un giusto e soddisfacente percorso psicologico individuando lo psicoterapeuta più adeguato a loro,  ha condotto una ricerca su 100 psicoterapeuti appartenenti al network dell’azienda e distribuiti in tutta Italia. Ciò che emerge dai dati è come 7 richieste di supporto psicologico su 10, negli ultimi mesi, siano state motivate da ansia, paura, stanchezza emotiva e senso di impotenza, causati in particolare dal contesto di crisi, tra guerra e pandemia,  che hanno pervaso anche quello che di solito è un ambiente sicuro,  la propria casa.

La richiesta di aiuto ai terapeuti 

“Abbiamo contatti e confronti continui con il nostro network di terapeuti, per integrare le informazioni qualitative e scientifiche che arrivano dal campo che raccogliamo anche con i nostri osservatori ai dati della piattaforma, con l’unico obiettivo di personalizzare il servizio in ogni sua dimensione, dal reclutamento di nuovi terapeuti (e relative specializzazioni) fino al matching e alla costruzione dei percorsi - spiega Silvia Wang, founder di Serenis -. Il contesto di crisi e incertezza innescato dalla pandemia, che si sta adesso di fatto prolungando a causa della guerra, ha dato una dimensione molto più “familiare” ai disagi: praticamente tutti i terapeuti intervistati riportano una correlazione tra i disagi causati a livello individuale da guerra e pandemia e il contesto familiare. Ma sono in aumento anche i casi che possiamo ascrivere all’ambito familiare, prima ancora che a quello individuale: sono diversi i genitori che ci chiedono aiuto per orientarsi nella gestione delle paure dei figli, mentre in tanti altri casi, il senso di impotenza e lo stress creano problemi a livello relazionale all’interno dell’ambito domestico; e ci sono anche i casi in cui veniamo contattati per indicazioni su come affiancare il partner (o il figlio) in disagi del sonno o dell’alimentazione provocati dalla crisi”. 

I consigli dello psicoterapeuta

“L’ansia generalizzata avvertita da tante persone a causa del protrarsi della situazione di crisi, tanto a livello individuale che a livello familiare, è principalmente da ricondurre al Disturbo dell’adattamento: si tratta, in sostanza, di un disadattamento problematico a una serie di eventi stressanti continuativi o cronici che, di fatto, pongono la persona di fronte a esperienze avvertite come imprevedibili o minacciose. Proprio come una pandemia o una guerra - spiega Raffaele Avico, psicoterapeuta di Serenis -. Oltre alla psicoterapia, questo disturbo può essere trattato, anche e soprattutto a livello familiare, con un approccio orientato allo “stile di vita”: è fondamentale infatti produrre attivamente all’interno del nucleo una sensazione di sicurezza personale, evitando l’isolamento e favorendo le interazioni anche attraverso la pratica di hobby familiari, come fare un disegno, guardare un film, cucinare o divertirsi in generale. Anche l’attività fisica e una corretta alimentazione aiutano, così come stabilire delle routine giornaliere condivise. Questo vale ancora di più per i più piccoli: la guerra e la pandemia vanno spiegate, sì, ma evitando la sovraesposizione a informazioni o immagini. E, per i bambini ancora più che per gli adulti, è fondamentale creare un clima di protezione anche attraverso giochi o storie costruiti intorno a valori positivi, o coinvolgendoli attivamente in attività di solidarietà”.
 

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