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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

"Sei proprio un allocco": ma è davvero un animale sciocco o un formidabile predatore?

Il termine “allocco” viene spesso usato per definire una persona non troppo intelligente. Ma sarà poi vero che questo uccello notturno è così tonto, oppure è solo un modo di dire? Scopriamolo insieme

L’allocco (Strix aluco) è un rapace notturno di medie dimensioni (lungo mediamente circa 35cm e con apertura alare di 1m) appartenente all’ordine degli Strigiformi. Il termine strigiforme significa letteralmente “a forma di strega” ed è bizzarro pensare che il nome di una categoria tassonomica scientifica derivi in realtà da una superstizione. In passato infatti si pensava che tutti i rapaci notturni fossero delle streghe capaci di trasformarsi in uccelli, per apparire misteriosamente nel buio della notte. Questa leggenda con tutta probabilità è dovuta al fatto che i rapaci notturni hanno un volo silenziosissimo, dovuto al piumaggio morbidissimo, con piume che ricoprono anche i tarsi fino all’attaccatura degli artigli. Inoltre le penne dei rapaci notturni sono dotate di sfrangiature esterne che diminuiscono enormemente la turbolenza dell’aria sulla penna stessa, riducendo la rumorosità del volo. A questo si deve abbinare il fatto che, un tempo, le veglie funebri venivano svolte nelle aie e nei cortili delle case: le fiaccole, accese per illuminare il defunto, attiravano falene e altri insetti notturni, e di conseguenza anche i rapaci notturni che li predavano. Il risultato era vedere apparire dal bosco, silenziosamente e improvvisamente, questi uccelli che volavano nei pressi del feretro illuminato: la sorpresa unita al momento di scoramento per la morte di un proprio caro hanno contribuito, probabilmente, alla nascita della leggenda delle streghe che si trasformano in uccelli.

Anche l’etimologia del nome dell’allocco è singolare: il genere Strix significa “strega” (o dal greco strigx = una sorta di gufo, per via della voce stridula) mentre l’epiteto specifico aluco deriva dal latino lux con “a” privativa, cioè “che rifugge al luce”.

L’allocco ha un piumaggio molto criptico, generalmente di colore grigio o rossiccio, con vermicolature scure e chiazze bianche sulle scapole. È ben evidente il disco facciale formato da penne scure che definiscono il contorno della faccia; gli occhi hanno iride scura e, forse, è proprio questa caratteristica anatomica che ha generato il modo di dire “… sei un allocco…”: a ben pensarci, questo rapace, a differenza di civette e gufi che hanno l‘iride colorata di giallo o arancio, ha un occhio di colore uniforme e, oggettivamente, poco espressivo. Questo apparente sguardo perso nel nulla ha forse indotto la gente a pensare che fosse un animale poco intelligente, quando in realtà è un formidabile predatore.

L’allocco si sposta prevalentemente di notte (altri rapaci come la civetta riescono a cacciare senza difficoltà anche di giorno) e riesce a scovare le sue prede grazie alla sua vista formidabile. Come tutti i rapaci notturni, anche l’allocco è dotato di occhi con una grande percentuale di bastoncelli, cellule fotosensibili della retina che consentono la visione in condizioni di scarsa luminosità ma non la percezione cromatica (garantita invece dai coni): dopotutto per un rapace notturno non è importante sapere se quella preda è marrone o grigia, ma è fondamentale poterla scorgere anche con un sottilissimo spicchio di luna. Ancora una volta l’evoluzione ha lavorato bene, dotando questi formidabili predatori di un carattere vincente, uno strumento che ha permesso loro di ricavarsi una nicchia trofica in cui non hanno competitori, o quasi.

A dirla tutta, l’allocco caccia anche utilizzando l’udito ancor prima della vista: sebbene non dotati di padiglione esterno, anche gli uccelli hanno un apparato uditivo e quello dell’allocco (e di tutti rapaci notturni) è singolare. Innanzitutto è asimmetrico, sia nelle dimensioni che nella posizione: un’apertura auricolare è più grande dell’altra del 50% e, inoltre, non è posizionata sullo stesso asse (una si trova più in alto rispetto all’altra). Il risultato è che l’allocco riesce a percepire la direzione del suono in maniera netta e solo dopo aver capito da quale parte proviene il rumore, è in grado di focalizzare con i suoi occhi penetranti, il movimento della preda che non avrà scampo.

L’allocco si nutre di mammiferi come ratti, arvicole, o scoiattoli, senza disdegnare gechi o lucertole, anche se le sue prede preferite sono gli uccelli (dai piccoli pettirossi fino ai merli). Come tutti i rapaci notturni, anche l’allocco ingerisce le sue prede intere: dopo averle uccise le ingoia partendo dalla testa. Questa sua caratteristica alimentare comporta il fatto che non tutto ciò che viene mangiato possa essere digerito: ossa, peli e penne non vengono assimilate e, pertanto, devono essere espulse dal corpo. Almeno una volta per notte, l’allocco (come tutti i rapaci notturni) rigetta dal becco un bolo alimentare chiamato borra, costituito da un ammasso di tutti i materiali non digeriti del pasto. L’analisi e lo studio di questi reperti permettono agli ornitologi e ricercatori di conoscere, ad esempio, la dieta di una specifica popolazione di rapaci; il rinvenimento in natura di queste tracce ci consente anche di accertare la presenza dei rapaci notturni in un determinato territorio.

L’allocco si riproduce tra febbraio e maggio con una o due deposizioni e, dopo un’incubazione di circa 1 mese, nascono dai 2 a i 5 piccoli. L’involo avviene dopo poche settimane. Il canto di questo uccello è molto lugubre e, spesso, usato anche nei film: il maschio emette un tremolante “bùuuuuu” seguito da un secco “bu” e da un prolungato “bubububùuuuu” mentre la femmina produce un suono più squillante e acuto (confondibile a volte con quello della civetta).

Fra tutti i rapaci notturni, l’allocco è il più territoriale e vocifero: quando avverte la presenza di altri allocchi nel suo territorio, canta per dissuadere l’intrusione e vola nei pressi dell’altro individuo per accertarsi della presenza. Infatti uno dei metodi utilizzati per il censimento degli allocchi è la tecnica del “playback”: tramite megafono si emette un richiamo registrato e si attende l’eventuale canto di risposta dell’individuo residente in quello specifico territorio.

Per chi volesse scoprire altri segreti di questo meraviglioso rapace notturno, è possibile partecipare (previa iscrizione online) all’escursione organizzata venerdì 15 luglio dalle Guide Ambientali Escursionistiche di Romagnatrekking®: con partenza dal Centro Visite Spinadello si camminerà ai margini del bosco fluviale sperando di incontrarlo e udire il suo canto inconfondibile (info e prenotazioni al seguenti link https://bit.ly/3ItQmQY).

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