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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Ape, vespa o calabrone, non facciamo confusione: una semplice guida per riconoscerli

Questa 'guida' dovrebbe essere sufficiente per non allarmarci più di tanto quando, in futuro, faremo un incontro ravvicinato con questi insetti

Nonostante siano insetti molto diversi fra loro, c’è ancora chi stenta a riconoscerne le differenze: cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questi interessanti animali, fornendo alcune informazioni utili per distinguerli. Innanzitutto diciamo che api, vespe e calabroni sono insetti che fanno parte dell’ordine degli Imenotteri, il cui nome significa “ali membranose”, e deriva dal greco antico ὑμήν (hymèn, "membrana") e πτερόν (pteròn, "ala"). Pur avendo morfologia e dimensioni diverse fra loro, spesso vengono confuse per il fatto che hanno l’addome con una colorazione “a strisce” ed un modo di volare abbastanza simile. Diciamo anche che per ciascuno di questi animali possiamo individuare più specie: non esiste quindi una sola specie di vespa, ape o calabrone. Nonostante la maggior parte degli imenotteri siano insetti solitari, api vespe e calabroni possono essere definiti “insetti sociali”, in quanto vivono in gruppi organizzati e costituiti da “caste”, all’interno delle quali ciascun individuo ha il proprio ruolo. Ma andiamo a vederne le singole caratteristiche.

APE
È l’insetto utile per antonomasia: ci sono diverse specie, quella che noi maggiormente conosciamo e che viene allevata è Apis mellifera. La società delle api si suddivide in tre caste: le regine, le operaie e i fuchi. La dimensione delle operaie è di circa 12-13 mm, delle regine 17-20 mm, dei fuchi circa 15 mm. Le varie specie hanno aspetto simile tra loro, con il torace peloso di colore bruno e l’addome a bande di colori variabili, dal nero al marrone, rosso o giallo. Le api si nutrono raccogliendo polline e nettare dai fiori: a questo scopo l'apparato boccale delle operaie comprende una proboscide (o ligula) in grado di succhiare il nettare. I nidi sono costruiti con cera prodotta dalle api stesse, realizzando dei favi a forma di goccia, costituiti sulle due facce da cellette esagonali. Le api selvatiche li costruiscono appesi agli alberi o all’interno delle cavità dei tronchi; per le api d’allevamento sono invece predisposti degli apposti “telai”, sui quali gli insetti depongono la cera e costruiscono il nido.

Quando si viene punti da un’ape operaia (il fuco non punge), il pungiglione resta impigliato nella pelle, provocando la morte dell’insetto stesso che, nel tentativo di volar via, si strappa letteralmente le interiora dal corpo: il pungiglione va quindi rimosso prima possibile (possibilmente senza schiacciarlo) per limitare gli effetti dolorosi della puntura. C’è da dire che difficilmente un’ape verrà a pungerci, se non perché infastidita o minacciata (in presenza di arnie d’allevamento è bene non avvicinarsi mai all’ingresso frontale!)

VESPA
Le vespe che generalmente noi conosciamo (e temiamo) appartengono ai generi Vespula (Vespula germanica, vespula vulgaris) e Polistes (Polistes dominula, Polistes gallicus). Sono vespe dalla tipica colorazione a bande nere e gialle, che possono esser facilmente confuse tra loro. Hanno un corpo slanciato con zampe lunghe (che tengono distese durante il volo) e dimensioni che variano tra 1.5 e 2 cm. Hanno generalmente abitudini alimentari prettamente carnivore e alimentano le proprie larve con insetti, che catturano e rinchiudono nel favo con le proprie uova, affinché le larve che usciranno possano in seguito nutrirsene. Non disdegna di nutrirsi anche di frutta matura e quindi, seppur malvisto dai coltivatori, può essere considerato un insetto utile nella lotta biologica contro alcuni parassiti; inoltre ha un ruolo importante anche nell'impollinazione di alcune specie floreali selvatiche (Ombrellifere, Euforbiacee, Edera, …).

Molte delle specie appartenenti al genere Vespula, sono “poliginiche”: ciò significa che possono regnare più regine in una stessa colonia denominata "supercolonia", che può essere anche perenne. L’alveare viene costruito in primavera dalla regina svernante: le cellette sono costituite da una pasta modellabile di schegge di legno o frammenti di cartone impastati con la saliva. Quando si indurisce, il materiale appena modellato prende una consistenza cartacea. Man mano che la colonia si amplia, anche il nido viene ingrandito: le operaie aggiungono sempre più strati attorno alla copertura iniziale, implementando il piano di cellette con altri costruiti parallelamente al livello iniziale. I piani vengono collegati fra loro con appositi pilastri cartacei e in poco tempo il nido può raggiungere dimensioni considerevoli! Generalmente questi insetti non sono aggressivi, ma sono curiosi e quindi più propensi ad avvicinarsi all’uomo: ovviamente se infastiditi nei pressi del loro nido possono aggredire per difesa.

CALABRONE
In Italia ci sono tre specie di calabroni: Vespa crabro, Vespa orientalis (presente solo al sud) e Vespa velutina (originario della Cina e presente in Liguria occidentale, Piemonte del sud e alcune presenze in Veneto e Toscana). Sono generalmente onnivori: si cibano di frutta, nettare o altre sostanze zuccherine e spesso li si vede alimentarsi su resti di carne o pesce. Le femmine sono dotate di pungiglione e, al momento della puntura, liberano dei feromoni che segnalano l’avvenuto attacco ad altri calabroni, con conseguente intervento di altri individui.

La vespa crabro ha una colorazione del capo e del torace scura, quasi nera con sfumature rossicce, soprattutto nelle zampe e nelle antenne, mentre l’addome è giallo con macchie nere. La regina raggiunge normalmente i 35-50 mm di lunghezza mentre i maschi e le operaie misurano da 25 a 30 mm.  Nidifica preferibilmente in luoghi chiusi e protetti (recessi nei muri, alberi cavi, sottotetti, canne fumarie, …): il nido è formato da una mix di polpa di carta creata dalle operaie con parti di alberi o materiale vegetale tagliato con le mandibole, masticati e mischiati con la saliva, unito a fango e poi modellati. Questi pezzi non hanno una struttura uniforme, ma sono attaccati tra loro molto saldamente così da costituire uno strato unico: questo materiale è inoltre “idrorepellente” permettendo alla colonia (costituita generalmente da 100-300 esemplari) di avere una protezione contro gli agenti atmosferici esterni. Anche il calabrone tende a non essere aggressivo nei confronti dell’uomo, tant’è che gli episodi di puntura derivano spesso dal tentativo di scacciarli o di distruggere un nido.

Facendo un rapido confronto fra le differenze morfologiche, dimensionali e etologiche (abitudini) sopra riportate è possibile capire la grande differenza fra le specie descritte: questo dovrebbe essere sufficiente per non allarmarci più di tanto quando, in futuro, faremo un incontro ravvicinato con questi insetti.
 

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