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Venerdì, 19 Aprile 2024
Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Cinquanta sfumature d'autunno, i meccanismi della natura: perché le foglie cambiano colore?

Scopriamo insieme quali sono i meccanismi che regolano il cambio della colorazione del fogliame e la relativa caduta

Da alcuni anni a questa parte, complice anche un’ottima operazione di marketing, sempre più persone si recano nelle varie località del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna per ammirare la tavolozza di colori che, in questo periodo, trasforma i boschi e li rende unici. Scopriamo insieme quali sono i meccanismi che regolano il cambio della colorazione del fogliame e la relativa caduta. Partiamo innanzitutto col dire che questo spettacolo è possibile unicamente perché la foresta del nostro Parco è in prevalenza costituita da un bosco misto di latifoglie, cioè da alberi a foglia larga e di specie diverse che, in autunno, assumono ciascuno una colorazione tipica. 

Sull’arco alpino, ci si avvicina un po’ a questo spettacolo solamente nei boschi dove è presente il larice (Larix decidua), perché è l’unica conifera che ha foglie che cambiano colore (diventano gialle) … ma non ci sono tutte le sfumature che abbiamo qua! A dire il vero, anche nel nostro appennino romagnolo sono presenti zone con presenza di conifere (basti pensare alla foresta storica di Campigna con i suoi abeti bianchi) e questo contribuisce ad accentuare i contrasti e le macchie di colore: le chiazze verde scuro che si vedono in questi giorni qua e là sui versanti delle montagne sono proprio costituite dai rimboschimenti di conifere (le cosiddette “sempreverdi”) che risaltano ulteriormente fra le varie sfumature delle foglie.

I colori dell'autunno (foto Romagnatrekking)

Ma perché le foglie cambiano colore?
Il segreto di questo mix di colori, che vanno dal marrone al giallo passando per l’arancio e il viola, è nascosto nella clorofilla: una molecola fondamentale per la fotosintesi delle piante.  La clorofilla è un pigmento, scoperto nel 1817, che si trova in una particolare struttura delle cellule vegetali (i cloroplasti) e che ci fa apparire le piante di colore verde, poiché le lunghezze d'onda che arrivano ai nostri occhi sono le uniche che la foglia non assorbe… quelle del verde! 

Nel periodo primaverile/estivo, con le temperature calde e le giornate lunghe, la produzione di clorofilla è ai massimi livelli e noi possiamo vedere le piante con tutte le possibili sfumature del verde; ma le foglie però contengono anche altri pigmenti, che diventano prevalenti via via che le giornate iniziano ad accorciarsi e con esse la quantità di luce solare. Questo è il segnale per le foglie che è giunto il momento di prepararsi all'inverno e, quindi, di cessare di produrre clorofilla. Quando questo accade, le molecole di clorofilla vengono degradate con il conseguente aumento degli altri pigmenti che prevalgono sulla colorazione verde. Quali sono questi ulteriori pigmenti, responsabili dei colori autunnali tanto ricercati da fotografi e amanti della natura?

Sono i carotenoidi, pigmenti già presenti nelle foglie, ma non visibili a causa della clorofilla e gli antociani, prodotti poco prima che la foglia si stacchi dal ramo: le foglie ricche di quest’ultimo pigmento assumeranno un colore rosso-porpora (come l’acero ricco e acero opalo), mentre quelle ricche in carotenoidi appariranno di un giallo-arancio molto intenso. Le diverse varie tonalità che troviamo in natura sono dovute alla presenza contemporanea di più pigmenti presenti nella foglia. Il motivo per cui la clorofilla degrada è quanto mai attuale: è una questione di risparmio energetico!

Mantenere vivo l’apparato che realizza la fotosintesi è molto costoso in termini energetici: quando la luce (elemento fondamentale per la fotosintesi) diminuisce risulta più conveniente eliminare le foglie per non "sprecare" energia.  Il distacco fogliare interessa la zona che si trova tra il ramo e il picciolo: il tessuto di separazione che si forma è costituito un piccolo strato di sughero che si origina grazie al deposito di una sostanza (la suberina), che ha il compito di creare una cicatrice. La suberina si forma grazie a degli ormoni (le auxine) che la pianta produce quando diminuiscono le ore di luce, a partire dall'autunno.

Il cambio dei colori è quindi correlato al “fotoperiodo” e alla temperatura: per questo motivo il fenomeno del “fall foliage” (caduta del fogliame, detta all’italiana) è evidente sin dalla prima settimana di ottobre nella parte più alta del Parco Nazionale, sopra i 1300m, per poi estendersi alle quote più basse verso la fine del mese fino ad arrivare a tutto novembre alle quote collinari. 

Il faggio fa da sfondo con il suo marrone, facendo risaltare le macchie rosse e gialle degli aceri, fino al porpora degli ornielli. Il consiglio, per chi volesse osservare questa tavolozza di colori, è quello di partecipare alle escursioni delle Guide Ambientali Escursionistiche di Romagnatrekking®, che in questo periodo vi condurranno nei luoghi più spettacolari del nostro appennino romagnolo. 

Per informazioni, visitate il sito www.romagnatrekking.it
 

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