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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Una rondine non fa primavera? D'accordo, ma impariamo a distinguerla da rondoni e balestrucci

Gli uccelli che possiamo osservare volare nei cieli, dalla fine dell’inverno a tutta l’estate, sono il Rondone comune (Apus apus), la Rondine (Hirundo rustica), il Balestruccio (Delichon urbicum) e la Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris)

Se è vero il detto che “una rondine non fa primavera” (maggiormente veritiero oggigiorno, alla luce dei cambiamenti climatici in atto), è altrettanto vero che, non appena vediamo volare in cielo uccelli dalla sagoma vagamente “rondinesca”, nella nostra mente scatta l’idea che la bella stagione sta bussando alle nostre porte. Ma non tutti gli uccelli che si presentano nei nostri cieli col cambio di stagione sono rondini, anzi forse i primi migratori che iniziano a tracciare invisibili traiettorie apparentemente disordinate sono specie appartenenti ad un’altra famiglia, seppur nell’aspetto molto simili.

Gli uccelli che possiamo osservare volare nei cieli, dalla fine dell’inverno a tutta l’estate, sono il Rondone comune (Apus apus), appartente alla famiglia degli Apodidi, la Rondine (Hirundo rustica), il Balestruccio (Delichon urbicum) e la Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), tutti appartenenti alla famiglia degli Hirundinidi. Vediamo come riconoscerli, in base alle loro differenze morfologiche ed etologiche:

Rondine

La Rondine è una specie gregaria e migratrice a lungo raggio (cioè con spostamenti fino nel sud del Sahara), che raggiunge i territori romagnoli nel periodo tardo primaverile. Elegge come suoi luoghi preferiti gli spazi rurali e di campagna, soprattutto se presenti corsi d’acqua o zone umide, che sorvola a bassa quota, intenta alla cattura di insetti volando a bocca aperta, come fosse un retino per farfalle. Costruisce nidi di fango a coppa aperta sulle travi delle tettoie, mentre si raduna in dormitori notturni nei canneti. Ad un attento osservatore non sfuggirà che la rondine ha ali lunghe e appuntite, una coda profondamente biforcuta, con le penne esterne della coda (timoniere) estremamente lunghe. Dorsalmente è blu-nero lucente, con le parti inferiori bianche, una banda blu-nera sul petto e faccia (gola e fronte) color rosso intenso. Si posa pochissimo, svolgendo moltissime delle sue attività in volo (comprese l’abbeverata e l’accoppiamento!). Il nome deriva dal latino “hirundo” (nome dell’uccello presso i Romani) e “rusticus” (campagnolo) per l’habitat di nidificazione. 

Rondone comune

Il Rondone comune è forse uno dei primi a raggiungere i nostri cieli romagnoli. Anche lui è una specie fortemente gregaria e migratrice a lungo raggio, svernante in Sud Africa. Ha una spiccata sinantropìa (predilezione degli ambienti legati alla presenza dell’uomo) e infatti nidifica sui tetti dotati di coppi o tegole. È un volatore infaticabile, che trascorre l’intera vita in volo, senza mai posarsi a terra (le sue zampe sono talmente piccole che riesce solo a posarsi sui fili della luce o sui rami), addirittura mangiando, bevendo, dormendo e accoppiandosi in aria, anche a quote superiori ai 2000m. Di dimensioni maggiori rispetto alla rondine, appare uniformemente scuro ad eccezione della gola chiara; le ali sono strette e falciformi, la coda è corta e profondamente forcuta. Il nome scientifico deriva dal greco “ápous” (a-pus), cioè senza piedi per via della brevità delle sue zampe.

Balestruccio

Altro migratore a lungo raggio, il balestruccio ha dimensioni inferiori rispetto ai precedenti. Spiccatamente gregario, predilige gli ambienti antropizzati di città e di campagna, dove costruisce nidi a coppa, utilizzando materiale vegetale impastato con fango. Facilmente riconoscibile per la colorazione bianchissima del groppone (lo spazio dorsale prima della coda) e delle parti inferiori, molto contrastanti con la colorazione nera delle ali e il blu lucido del dorso e del capo. Le ali sono simili a quella della rondine, ma la coda è decisamente più corta e poco forcuta. Come gli altri, si nutre di insetti che cattura in volo, compiendo spostamenti anche di diversi chilometri tra i siti di foraggiamento e le colonie riproduttive. Il nome scientifico deriva dal latino “urbis” (città) per l’ambiente di nidificazione.

Rondine montana

Questa specie, come dice il nome, non è visibile scrutando i cieli della città, ma spostandosi di qualche chilometro nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: nei pressi del Monte Falco è presente la bastionata rocciosa denominata Balze delle Rondinaie, in virtù di una colonia di rondini montane che la abita. Ma è possibile vederla anche passeggiando sul coronamento della Diga di Ridracoli o fra gli edifici di Campigna.

Costruisce un nido molto simile a quello della rondine, ma posto su pareti di roccia strapiombanti, grotte o cavità della roccia. Dai colori più spenti rispetto alla rondine, ha un aspetto generale color marrone-grigio “impolverato”, con le penne vicino alle “spalle” di colore scuro ed evidenti macchie bianche sulle penne della coda (visibili solo a coda aperta). Di aspetto più massiccio e compatto rispetto alla rondine, ha un volo alto come quello del rondone, battiti d’ala potenti e agili che utilizza planando e perlustrando le alte pareti rocciose dove nidifica. Il nome deriva dal greco “ptúo” (sputo) e “prógne” (rondine), a ricordare la sua tecnica di costruzione del nido, mentre il vocabolo latino “rupestris” (roccia) indica il suo habitat elettivo.

Ora non vi resta che alzare lo sguardo al cielo e provare a riconoscere chi vola sopra la vostra testa!

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