Il Corbezzolo, la pianta simbolo dell'Italia
Spesso considerata solo una pianta ornamentale è un bellissimo arbusto, che in questo periodo colora i nostri giardini e quei boschi dove cresce spontaneamente
Spesso considerata solo una pianta ornamentale, il corbezzolo è un bellissimo arbusto, che in questo periodo colora i nostri giardini e quei boschi dove cresce spontaneamente. Scopriamo assieme perché è considerata la pianta simbolo dell’Italia. Il corbezzolo (Arbutus unedo), è un albero da frutto dal portamento molto ramificato, con foglie coriacee e sempreverdi, tipico della macchia mediterranea. Quando vegeta in condizioni climatiche favorevoli, assume portamento arboreo, raggiungendo anche 10 metri di altezza. È una pianta originaria dell’Europa meridionale e del bacino del Mediterraneo, con un areale che si estende sulle coste atlantiche fino all’Irlanda.
La particolarità che rende quasi unico questo alberello è che possiamo trovare contemporaneamente sulla stessa pianta sia fiori sia frutti maturi: questo può avvenire grazie al fatto che, in questo periodo, avviene sia la fioritura sia la maturazione dei frutti prodotti dai fiori impollinati l’anno precedente. Per la contemporanea presenza del caratteristico colore rosso dei frutti, del bianco dei fiori e del verde delle foglie, il corbezzolo ricorda il nostro Tricolore e, a ragione, è considerata la pianta simbolo dell’Italia, fin dal Risorgimento.
Il nome scientifico del corbezzolo deve la sua origine a Plinio il Vecchio, che lo riteneva “inutile per lo stomaco”, tant’è che la traduzione letterale del genere “unedo” deriva dall’unione dei termini “unum” (uno solo) e “edo” (mangio), cioè “ne mangio uno solo”. Seguire questa indicazione e consumarne una quantità limitata può infatti essere prudente, in quanto il corbezzolo contiene una sostanza azotata (alcaloide, leggermente tossico per l'organismo, in grandi quantità), che in alcune persone particolarmente sensibili può causare inconvenienti (di solito non gravi). Dal nome greco antico del corbezzolo (kòmaros) derivano alcuni nomi dialettali dei frutti: cocomeri nelle Marche, cacumbari in Calabria, cuccumare in Umbria e Lazio. Anche il nome del Monte Cònero, la cui vegetazione è ricca di questa pianta, sembra derivi da questo termine.
Il corbezzolo vegeta spontaneamente lungo quasi tutta la fascia costiera della nostra penisola, isole comprese, spesso associato ad altre specie tipiche della macchia mediterranea, come ad esempio il leccio. Lo si può trovare ad altitudini comprese tra 0 e 500 metri e, per il suo adattamento ai climi mediterranei, non sopporta le gelate intense e prolungate. Ha una buona capacità di reazione agli incendi ed infatti è in grado di emettere vigorosi polloni, che gli permettono di vegetare nuovamente in maniera molto rapida.
Il frutto è costituito da una bacca sferica di circa 2-3 cm, di colore rosso e polpa gialla, con superficie granulosa e ricoperta di piccolissimi tubercoli rigidi: maturano in ottobre-dicembre, nell'anno successivo rispetto alla fioritura che dà loro origine. I frutti possono essere consumati freschi, oppure si possono produrre marmellate, vini aromatizzati e liquori. Il corbezzolo ha fiori ermafroditi, riuniti in infiorescenze terminali a pannocchia: ciascuna infiorescenza ha 15-30 fiorellini bianchi e campanulati, formati da un piccolo calice. Il legno del corbezzolo è un ottimo combustibile anche se, grazie alla sua aromaticità, è maggiormente utilizzato per la cottura alla brace delle carni. Grazie alla sua fioritura estremamente tardiva, il miele caratteristico che si ottiene da questa pianta è l'ultimo che le api ottengono prima dell'arrivo dell’inverno.
Se dovete arricchire il vostro giardino e non sapete che pianta inserire, pensate a questo bell’arbusto: avrete un bell’angolo colorato … e frutti gustosi da mangiare!