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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

"Il lago che non c’era": Poggio Baldi e il suo Sentiero Natura

Questo luogo è divenuto, nel corso del tempo, un’occasione di confronto e studio per i geologi di tutta Italia, tanto che è entrato a far parte dei geositi tutelati della Regione Emilia Romagna ed è stato istituito un osservatorio permanente di geologia

Io c’ero! Quell’inizio di marzo di 12 anni fa io ero lì, non proprio quando la frana venne giù… ma qualche ora prima. Dovevo accompagnare una scolaresca di S.Mauro Pascoli in escursione guidata nella Foresta di Campigna: ricordo che il progetto si chiamava “Natura terapia” ed era patrocinato dal Parco Nazionale Foreste Casentinesi, dalla Provincia di Forlì-Cesena  e dal Museo di Ecologia di Meldola. Mi fermai nella curva sulla strada che conduce all’agriturismo Badia di Sasso: lì, sotto un rimboschimento di abeti rossi, c’era una fontana di acqua sempre fresca. Ho riempito la mia borraccia, ho dato uno sguardo all’abetina che era sopra di me, carica di quella neve marzolina, fradicia e pesante, che qualche giorno prima era caduta e che ora si stava rapidamente sciogliendo, e poi sono ripartito con l’auto, immerso nei miei pensieri. Al ritorno, verso metà pomeriggio, ripassai di lì: uno sguardo alla bella casa appena ristrutturata, che stava alla destra della strada, attorno alla quale stavano spesso i cavalli del proprietario, uno sguardo al rimboschimento che si trovava alla sinistra della strada e poi giù, verso casa.

Qualche giorno dopo appresi dai TG regionali che un’enorme frana di oltre 3 milioni di metri cubi di terra si era staccata proprio nell’esatto punto in cui mi ero fermato, una massa di terra e pietre con un fronte di oltre 350m e lunga oltre 850m, ed era andata a ostruire il corso del Bidente di Corniolo innalzandone il livello di oltre 20m, creando uno specchio d’acqua, oggi noto come Lago di Poggio Baldi (il lago verrà poi in parte svuotato in maniera controllata nelle settimane successive). Per gli abitanti del posto e di tutta la vallata quelle sono state ore tragiche: dai racconti si apprende che l’asfalto, spinto dalla terra, si arricciava come un tappeto, mentre il bosco scivolava vistosamente verso il fondovalle, con gli alberi che si vedevano traslare paralleli al piano di scorrimento, quasi fossero posti su un tavolo con le ruote. Il rumore sinistro degli schianti dei tronchi e delle rocce è ancora vivo nelle orecchie di quei coraggiosi che hanno aiutato nello sgombero degli effetti personali dell’abitazione (poi fagocitata dalla frana), mentre il fronte camminava a vista d’occhio verso di loro.

Da tutta questa tragedia però si è riusciti a tirar fuori qualcosa di positivo, soprattutto perché la Natura, che è capace di autoregolarsi, ha saputo ritrovare un nuovo equilibrio, dettato dalle nuove condizioni ambientali che si sono venute a creare. Il lago che non c’era nel giro di pochi giorni ha preso forma, sommergendo case (come Gambarligi, abitazione abbandonata che spunta dalle acque come un fantasma, o il Mulino di Poggio Baldi, di prossima ristrutturazione), boschi e foreste (che ora emergono dal lago come lugubri scheletri… specialmente quando, nella stagione autunnale, la nebbia crea atmosfere decisamente noir). A dire il vero, in quel punto non era la prima volta che succedeva un fatto del genere: già nel 1914 una frana si staccò dal monte (pare ci sia un vecchio podere chiamato Frana, nei pressi del Piano d’Arcai, la cima del monte che sovrasta l’area dell’attuale frana).

Poggio Baldi (foto Romagnatrekking)

Dove prima c’era un torrente di acqua rapida e cristallina, ora c’è un ampio specchio di acqua verdeggiante, i rimboschimenti di pini e abeti hanno lasciato il posto a estesi canneti e boschetti di ontano nero e pioppi (neri e bianchi), gli animali del bosco che un tempo si abbeveravano alle rive del torrente ora cercano approdi nelle sponde sabbiose e morbide del lago. E altri abitanti, nel frattempo, sono arrivati ad occupare questo ambiente nuovo: in particolar modo ne ha approfittato l’avifauna, permettendo a specie tipiche degli ambienti umidi di trasferirsi “in montagna”, dove, come per incanto, hanno trovato (più o meno) le stesse condizioni della valle. Airone cenerino, Germano reale, Gallinella d’acqua, Tuffetto, Merlo acquaiolo e Martin pescatore sono i nuovi ospiti del lago.

Questa rinnovata biodiversità ha spinto il Parco Nazionale a pensare questo luogo come risorsa per la fruizione turistica e la divulgazione naturalistica: pochi anni fa è stato realizzato un Sentiero Natura che percorre il periplo del lago e, grazie a bacheche esplicative e punti sosta con tavoli e panchine, permette ai visitatori di poter passeggiare e godere delle bellezze di questo luogo. I cartelli indicatori indirizzano la partenza del Sentiero proprio nella curva da cui scese la frana, nel 2010: uno stradello in terra battura conduce, serpeggiando, fino alla zona a valle del lago, permettendo di attraversare il Bidente di Corniolo (cosa peraltro non facile nei periodi di piena, quando i massi ciclopici messi all’uopo vengono sommersi dall’acqua). Si approda così sulla sponda sud del lago (entrando dentro i confini del Parco Nazionale) e si inizia a camminare su un facile sentiero che porta in brevissimo tempo alla casa Gambarligi: nei periodi più asciutti si possono osservare gli interni dell’abitazione o il forno per il pane. Si prosegue alternando boschetti misti a rimboschimenti con abeti di Douglas, salendo su un cocuzzolo che permette uno sguardo dall’alto sul Molino di Poggio Baldi e sulle prime case di Corniolo. Ora si scende fino al livello delle acque e si deve cercare un guado per attraversare nuovamente il torrente all’altezza del mulino. Si prosegue ancora verso ovest, su un sentierino che si snoda diversi metri sopra il torrente, fino a sbucare sul sentiero CAI 257, che da Corniolo porta a San Paolo in Alpe: lo si percorre fino a superare un grosso ponte sul fiume che ci riporta di nuovo sulla sponda sud. Ora bisogna camminare verso est per riguadagnare il punto di partenza… ma il Sentiero Natura non è ancora terminato: con diversi su e giù, si arriva per l’ennesima volta sulle sponde del fiume, in vista del mulino visto in precedenza: si guada su una fila di sassi messi alla bisogna e si raggiunge la sponda nord, che ora verrà percorsa fino ad arrivare al punto sosta con tavoli e panchine, ad inizio percorso.

Questo luogo è divenuto, nel corso del tempo, un’occasione di confronto e studio per i geologi di tutta Italia, tanto che è entrato a far parte dei geositi tutelati della Regione Emilia Romagna ed è stato istituito un osservatorio permanente di geologia. Per chi volesse percorrere questo sentiero, scoprendone i segreti e gli aspetti naturalistici più sorprendenti, è prevista per domenica 12 giugno 2022, una visita guidata organizzata da Romagnatrekking® (ecco il link per le informazioni e la prenotazione online: https://bit.ly/3MlwWOG).

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