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Briciole di natura

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A cura di Riccardo Raggi

La cinciallegra: un simpatico uccellino … dalle abitudini inquietanti

La Cinciallegra (Parus major) è un passeriforme abbastanza semplice da riconoscere

In un articolo precedente, parlando di birdgardening, si è detto che fra gli uccellini che potrebbero frequentare con assiduità la nostra mangiatoia potremmo osservare la cinciallegra. La Cinciallegra (Parus major) è un passeriforme abbastanza semplice da riconoscere: l’addome è giallo con una banda nera centrale, guance bianche, capo nero lucido, dorso verde muschio e ali grigio-blu con una stretta barra bianca trasversale. Seppur simile nell’aspetto, il maschio si distingue dalla femmina per avere colori più intensi e la banda nera più larga e lunga.

Fa parte della famiglia dei Paridi (dal latino pàrvus, che significa piccolo) ed è, fra le cince, quella di dimensioni maggiori (non a caso il suo nome specifico è major). Uccelletto socievole, è distribuito praticamente ovunque sul territorio provinciale, occupando siti di nidificazione anche in città, con una predilezione per giardini, orti, viali, ambienti coltivati e parchi con alberi non troppo fitti (di cui frequenta la parte bassa della chioma, a differenza della sua cugina Cinciarella, che preferisce spostarsi sui rami alti): realizza il suo nido in cavità naturali o artificiali, adattandosi anche ad utilizzare cassette-nido, che occupa volentieri (per la gioia dei birdwatchers che potranno così effettuare osservazioni naturalistiche molto interessanti).

La cinciallegra è specie gregaria e, in particolar modo in inverno, può formare gruppi consistenti di individui, anche di specie affini alla propria (spesso infatti si accompagna a cinciarelle o codibugnoli). Molto adattabile, soprattutto per quel che riguarda le abitudini alimentari, questo piccolo passeriforme ha un carattere assai rissoso quando si tratta di difendere il proprio territorio o durante la fase di scelta del nido o ancora per la disputa del cibo alle mangiatoie, ragion per cui la si può vedere spesso “attacar briga” con i consimili scacciandoli in malo modo: per far questo, come fanno anche altri animali, cerca di apparire più grande di quanto non sia, allargando le ali e la coda. Altro stratagemma intimidatorio è quello di allungare il corpo e la punta del capo verso l’alto, mostrando il “cravattino” nero disegnato sul petto e le guance bianche, muovendo contemporaneamente la testa da una parte all’altra, con la coda tenuta aperta.

Uccellino vivace ed acrobatico, spesso la si vede a testa in giù, impegnata nella ricerca del cibo. Questa sua abilità risulta spassosa da osservare se, in un ramo davanti alla finestra, posizioneremo una reticella rigida con noccioline o nocciole. Specie sedentaria, la si vede frequentemente in inverno quando effettua dei brevi spostamenti (erratismi) verso la città, dove può godere di maggior calore e di risorse alimentari aggiuntive (quali appunto i semi nelle mangiatoie). La cinciallegra è insettivora e, generalmente, si nutre di larve, insetti vari, ragni e lombrichi, mentre d’inverno approfitta della presenza di bacche o semi. 

Ed è proprio nella ricerca del cibo che spunta fuori il lato inquietante del suo carattere: alcune ricerche hanno dimostrato che nei periodi di intenso freddo, quando diventa praticamente impossibile procurarsi il cibo abituale, le cinciallegre diventano efficienti predatrici di uccellini e micro-mammiferi. Una con-causa di questo comportamento sembra sia da attribuire anche al cambiamento climatico: l’arrivo anticipato di alcuni migratori rappresenta per la Cinciallegra, più grande e aggressiva di altri uccelli, una facile opportunità di predazione. Ma a questo si aggiunge un altro particolare ancor più macabro: in rete ci sono molti video, realizzati con foto-trappole, che ritraggono questi apparenti dolci uccellini letteralmente ghermire passeri o arvicole per poi sfondarne il cranio e mangiarne il cervello, di cui sembra siano ghiotte (con tutta probabilità a causa del suo alto valore energetico).

Le cince, e quindi anche la Cinciallegra, sono uccelli piuttosto vociferi. Il suo tipico verso, nei manuali di ornitologia, viene tradotto con un “ti-ti-tè” ma, più romanticamente, il celebre ornitologo forlivese Ferrante Foschi (a cui è stato intitolato il museo sito a Forlì in Via Pedriali 12, nel palazzo di famiglia) nel suo libro “I nomi dialettali degli uccelli di Romagna” traduce il suo canto con un “pi-tli-chè”, da cui il nome dialettale Putachèn. Questo suono onomatopeico, particolarmente insistente alla fine dell’autunno, richiama alla mente (con sufficiente fantasia) la frase “poda-al-vid, poda-al-vid, poda-al-vid” - cioè “pota le viti” - come fosse un memento per i contadini a portare a termine i lavori della vigna, oltre ad essere un abile stratagemma per ricordarne il nome.

In passato, proprio a causa della sua confidenza col mondo rurale, era spesso vittima dei putacchiai (putachiner), che utilizzavano le bacche di vischio schiacciate sui rami (panìa) per riuscire a catturarle e servirle in tavola o per utilizzarle come richiami vivi (pratica per fortuna ora vietata). Un detto romagnolo ormai in disuso recita infatti così: “campê de per de, coma un putachén”, ossia “vivere giorno per giorno, come una cinciallegra”, come a significare che un uccellino in gabbia non doveva preoccuparsi di doversi procurare il cibo. Tante curiosità per un piccolo uccelletto vivace come la Cinciallegra: chi l’avrebbe mai detto?

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