rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Le Faggete vetuste: un Patrimonio Unesco a due passi da casa

Il concetto di “foresta vetusta” fu introdotto nel 1994 durante la Campagna Foreste, promossa dal WWF per la salvaguardia dei boschi

Come molti sapranno, l’Italia ha il maggior numero al mondo (53) di siti riconosciuti come Patrimonio Unesco, quasi tutti di tipo storico-architettonico, ma sono solamente 5 quelli che si caratterizzano per gli aspetti naturali: uno di questi è proprio in Romagna, a pochissimi chilometri da Forlì. Scopriamo insieme dov’è.

Per essere incluso nella lista dei Patrimoni dell'Umanità, un sito deve presentare valori di universalità, unicità e insostituibilità, stabiliti dalla Convenzione sul Patrimonio Mondiale e, dal 2005, rispondere ad una lista di 10 criteri, fra i quali “Costituire esempi significativi di importanti processi ecologici e biologici in atto nell’evoluzione e nello sviluppo di ecosistemi e di ambienti vegetali e animali terrestri, di acqua dolce, costieri e marini”: a questo specifico requisito corrispondono perfettamente le Faggete vetuste della Riserva Integrale di Sasso Fratino che, nel luglio 2017, sono diventate ufficialmente un Sito Patrimonio Unesco.

Ma cosa significa “foresta vetusta”? Non si tratta semplicemente di foreste con alberi vecchi, ma di complessi ecosistemi, in cui, oltre agli alberi annosi, sono presenti ingenti quantità di necromassa (legno morto) e i cosiddetti “alberi habitat”. Questi ultimi, per essere definiti tali, devono avere alcune caratteristiche ben precise: diametro a petto d’uomo di oltre 50 centimetri, morti in piedi o vivi e provvisti di cavità: tali elementi li rendono fondamentali per la sopravvivenza di altre specie, in quanto luoghi di rifugio, nidificazione o alimentazione. In queste foreste, di fatto, sono contemporaneamente presenti ingenti quantità di alberi senescenti o addirittura marcescenti (alcuni caduti a terra, altri ancora in piedi), accanto ai quali, grazie alle ampie aperture che, schiantandosi al suolo, essi lasciano a livello della chioma, vegetano alberi più giovani: diventano pertanto foreste alquanto eterogenee e disetanee (con età diverse), sintomo di elevata biodiversità.

Il concetto di “foresta vetusta” fu introdotto nel 1994 durante la Campagna Foreste, promossa dal WWF per la salvaguardia dei boschi: gradualmente però questa interpretazione ha sostituito quella di “foresta vergine”, aprendo nuove prospettive nello studio delle foreste e del loro valore intrinseco. La nomina di Sasso Fratino (e di un’area circostante di oltre settemila ettari) a Patrimonio dell’Umanità è derivata da un processo che ha visto, già nel 2007, il riconoscimento a sito Unesco di dieci faggete dei Carpazi (tra Slovacchia e Ucraina), con la denominazione di “Primeval Beech Forests of the Carpathians”. Successivamente a questo importante traguardo, altri Paesi hanno intrapreso l’iter per il riconoscimento delle loro faggete, tanto che la denominazione di questi luoghi ora è “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d'Europa” e comprende 64 faggete vetuste, situate in 12 diversi Paesi europei. 

L’iter che ha portato all’inclusione di Sasso Fratino e dell’area buffer circostante fra i siti Unesco ha permesso di effettuare scrupolose indagini all’interno della foresta, potendo così appurare che al suo interno sono presenti numerosi faggi di oltre 500 anni di età: è suggestivo pensare che questi vecchi patriarchi siano coevi di Leonardo da Vinci o Cristoforo Colombo. Ma il valore di questo sito non è dovuto solamente a questo incredibile dato, bensì dal fatto che rappresenta une delle foreste di faggio più meridionali della rete di faggete vetuste europee; inoltre a Sasso Fratino vegetano alcuni tra i faggi più alti d’Europa (40-50m d’altezza) e, di fatto, con la sua estensione, rappresenta la più ampia faggeta vetusta europea.

Nella Giornata Internazionale delle Foreste, che ricorre oggi, non si può non pensare, dunque, che le foreste rappresentano un bene prezioso per l’umanità intera, grazie ai loro servizi intrinseci che ci forniscono: approvvigionamento delle acque (grazie alla captazione della pioggia), biodiversità (sia genetica che di specie), regolazione del clima (grazie allo stoccaggio del carbonio), regolazione dei rischi idrogeologici, detossificazione e purificazione del suolo, dell’aria e dell’acqua, capacità di regolare malattie e parassitosi delle piante, attività di impollinazione (ospitando gli insetti), produzione di ossigeno, formazione del suolo. Non secondari sono poi i benefici “sociali”: salute (è acclarato anche dalla comunità scientifica quanto sia salutare e curativo l’andare in foresta), educazione e sviluppo sociale, oltre alle occasioni di lavoro nel settore del turismo e delle scienze. 

Si parla di

Le Faggete vetuste: un Patrimonio Unesco a due passi da casa

ForlìToday è in caricamento