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Giovedì, 28 Marzo 2024
Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Perché si chiamano "I giorni della merla"? Ecco come nasce la curiosa leggenda sui giorni più freddi dell'anno

Assieme al pettirosso e al passero, il merlo è forse l’uccello più conosciuto e facilmente riconoscibile anche dai non addetti ai lavori, inconfondibile per il suo aspetto ed il suo canto melodioso

Il Merlo (Turdus merula) appartiene alla famiglia dei Turdidi ed è infatti parente stretto di Cesena e Tordo bottaccio (specie ben più ambite ahimè in ambito venatorio). Come riportava Ferrante Foschi nel suo “I nomi dialettali degli uccelli di Romagna”, il nome italiano sembra possa derivare del termine latino classico “merula”, che a sua volta origina da “merus” cioè “solo, amante della solitudine” mentre un’altra ipotesi vuole l’etimologia provenire dal greco “mèlas” cioè “nero”, vista la colorazione del piumaggio.

Maschi e femmine

Ha uno spiccato dimorfismo sessuale, cioè un differente aspetto fra maschio e femmina. Potremmo anzi più correttamente parlare di dis-cromatismo, visto che le differenze riguardano la colorazione. Il maschio fa sfoggio di una livrea completamente nera, il becco di un bel giallo intenso (che si carica ulteriormente nella stagione riproduttiva) e un anello “periorbitale” di colore giallo attorno agli occhi.  La femmina invece ha colori più spenti, un piumaggio di colore marrone, con chiazze più o meno evidenti sul petto, e gola di colore più chiaro; anche il becco ha colore tendente al beige. I giovani di questa specie sono molto simili alla femmina, anche se le penne delle ali dei maschi appaiono comunque più scure.

Pur essendo moderatamente gregario, non vola in gruppo e risulta, fra i turdidi, una delle specie più territoriali, esibendosi spesso in lunghi voli di inseguimento, per scacciare conspecifici che invadono il suo territorio. La difesa del territorio si traduce anche in atteggiamenti cosiddetti di “display”: dall’alto di un posatoio, ben visibile agli altri uccelli, il merlo emette il suo canto potente, tenendo ben in vista il suo becco giallo. In tal modo il messaggio di avvertimento è duplice: sia sonoro sia visivo.

In Romagna

Nel territorio romagnolo il merlo è specie sedentaria e, in certi periodi dell’anno, convive con esemplari svernanti e migratori dai Paesi del nord Europa. Un tempo diffuso principalmente in ambiente silvano, grazie alla sua grande adattabilità e plasticità alimentare, ora lo possiamo osservare in quasi tutti gli ambienti in cui sia presente una sufficiente copertura arbustiva o boschiva: eccolo quindi frequentare con grande successo anche i parchi cittadini, per colonizzare perfino i giardini delle abitazioni e spingersi a nidificare (a volte) dentro i vasi dei fiori. Lo si può osservare muoversi agilmente sul terreno, saltellando alla ricerca di insetti e lombrichi (che cattura pinzandoli col becco e tirandoli non appena si avvicinano alla superficie) oppure, in inverno, lo si avvista sui rami mentre si alimenta di semi, bacche e altri frutti, ma raramente lo troverete alimentarsi alle mangiatoie artificiali.

A fine inverno o inizio primavera i maschi iniziano a marcare i territori, attirando le femmine con canti melodiosi da postazioni in cui siano ben visibili (i posatoi): è noto il detto romagnolo “Quând e’ cânta e’ mëral a sém fura da l’invëran’” (Quando canta il merlo siamo fuori dall’inverno). Durante la fase di corteggiamento il maschio si avvicina alla femmina con corpo e capo allungato sul terreno, mentre la coda aperta a ventaglio viene fatta vibrare; una volta a fianco della femmina, il merlo si rizza e alza la coda con atteggiamento “impettito”: solo a questo punto la femmina si “concede” per l’accoppiamento.

I nidi

I nidi del merlo sono costituiti da coppe grandi, molto compatte e regolari, costruiti della femmina utilizzando foglie, erba, steli e ramoscelli; è rivestito da un sottile strato di fango impastato con materiale vegetale e foderato di erbe sottili, infiorescenze, aghi di pino o altro materiale vegetale.
Le uova hanno grande variabilità cromatica, ma generalmente sono azzurro pallido con fitte screziature o macchioline marrone rossiccio. Il merlo effettua due covate all’anno, con eventuale covata di rimpiazzo, nel caso in cui una venga persa.

La leggenda dei "Giorni della Merla"

Il merlo è entrato nella tradizione popolare con detti e leggende, tanto che gli ultimi tre giorni di gennaio sono detti “i giorni della merla”, i più freddi dell’anno. La leggenda vuole che Gennaio facesse sempre grossi dispetti al merlo tanto che, una volta, si fece prestare tre giorni da Febbraio (che all’epoca ne aveva trentuno) per ingannare l’uccello e prolungare il periodo di freddo. Il povero merlo, che a quel tempo aveva il piumaggio candido, per ripararsi dalla tormenta di gelo che stava imperversando, andò a rifugiarsi dentro un comignolo. Ne usci dopo tre giorni completamente nero di fuliggine e da quel momento i merli nacquero sempre di quel colore.

Il merlo bianco

In realtà oggi possiamo vedere, seppur raramente, merli con alcune o addirittura tutte le completamente bianche: sono esemplari affetti da leucismo, una disfunzione genetica dovuta all’assenza di un enzima che produce la melanina (cosa ben diversa dall’albinismo). E voi avete mai visto merli bianchi?
 

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