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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Dalle pellicce ai danni all'ambiente: nutria, ecco il piano nazionale per contenerne la diffusione

A luglio del 2016 la nutria è stata inserita nel primo elenco delle "specie aliene invasive di rilevanza unionale", cioè quelle specie trasportate dall'uomo in modo volontario o accidentale al di fuori della loro area d'origine

A metà dicembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Piano Nazionale di Gestione della Nutria, un documento che permetterà alle amministrazioni pubbliche di poter valutare quali misure migliori adottare per contenere (o eradicare ove possibile) le popolazioni locali di nutria.

La Nutria (Myocastor coypus) è un grosso roditore di origini sudamericane, che può raggiungere la lunghezza di un metro (di cui la metà costituita dalla coda) e un peso fino a 9kg.. La pelliccia è di color marrone-rossiccio ed alcune caratteristiche morfologiche ci rendono evidente la sua predilezione per gli habitat acquatici: zampe posteriori palmate, occhi e narici (che possono chiudersi ermeticamente) poste sulla sommità del capo. È dotata anche di lunghi incisivi color arancio e di vistose vibrisse bianche. Generalmente i maschi hanno dimensioni più grandi delle femmine.

È una specie molto adattabile (purché siano presenti ambienti umidi quali laghetti, fiumi, acquitrini o canali), sedentaria e gregaria; ha abitudini crepuscolari o notturne, ma in assenza di predatori naturali è attiva anche di giorno. Si nutre prevalentemente di materiale vegetale (colture di graminacee, frutta, tuberi, foglie e radici) e occasionalmente di molluschi bivalvi.
Altamente prolifica, può riprodursi praticamente tutto l’anno con 2-3 parti di circa 5 cuccioli per parto: mentre nel paese d’origine i predatori naturali (alligatori in primis) esercitano il dovuto controllo della popolazione, in Europa si ha una occasionale predazione solo dei cuccioli da parte di volpe, aironi o lupi.

Presente (perché introdotta dall’uomo) in quasi tutti i paesi europei, in Italia è giunta attorno al 1928 come animale da pelliccia, il cosiddetto “castorino” (anche se il castoro vero e proprio ha la coda piatta e larga), mentre i primi malaugurati rilasci in natura sono avvenuti attorno agli anni ’60, con il diminuire dell’interesse economico per questa attività: dai dati in nostro possesso (aggiornati al 2017) risulta una maggior densità al centro-nord e popolazioni circoscritte e isolate al sud.
A luglio del 2016 la nutria è stata inserita nel primo elenco delle "specie aliene invasive di rilevanza unionale", cioè quelle specie trasportate dall'uomo in modo volontario o accidentale al di fuori della loro area d'origine che, per la loro particolare adattabilità, trovano le condizioni ideali per riprodursi e diffondersi, causando danni ecologici, economici e sanitari.

I danni

In particolare il Piano di Gestione individua per la nutria quattro tipologie di impatti negativi:
1)    su vegetazione naturale e sulle coltivazioni agrarie: data la sua mole, la nutria necessita di circa 2,5kg di materiale vegetale al giorno, consumando di solito solamente la parte con più alto valore energetico. La vegetazione spontanea degli ambienti umidi risulta quindi fortemente compromessa, in quanto si nutre sia di piante terrestri che di piante acquatiche, arrivando a spingersi fin dentro le coltivazioni (cereali, barbabietola da zucchero, ...), quando queste si trovino molto a ridosso del suo habitat elettivo.
2)    su altre specie animali: il consumo di vegetazione palustre può privare molte specie di elementi naturali (canneti) ove poter nidificare e/o nascondersi; si è inoltre rilevato che la nutria utilizza i nidi degli uccelli acquatici come piattaforme per la sosta e il riposo, affondandoli col proprio peso o rompendo le uova (il cui consumo risulta marginale).
3)    rischi idraulici: la nutria realizza un articolato sistema di lunghe e profonde gallerie, tane sotterranee per il riposo e la cura della prole e diverse uscite secondarie, scavato sugli argini dei corsi d’acqua naturali o dei canali di irrigazione, con il risultato di erosione delle sponde, occlusione delle sezioni idrauliche dei corsi d’acqua o cedimento di strade, in caso di piene.
4)    rischi sanitari: la nutria è vettore di numerosi patogeni e parassiti, fra cui la Fasciola epatica (un verme piatto che infetta il fegato di diversi animali, uomo compreso, causando la fascioliasi). Alcuni studi individuano la nutria come portatrice secondaria della leptospirosi (ricordatelo quando, al Parco Urbano di Forlì, cercate di avvicinarla!).

La soluzione

In questa cornice il Piano di Gestione prevede, a seconda della densità delle popolazioni presenti in un determinato territorio e della possibilità di una ricolonizzazione da parte di altre popolazioni limitrofe, quattro opzioni gestionali possibili: 
A) eradicazione
B) gestione a ‘densità 0’
C) contenimento spaziale 
D) controllo finalizzato al contenimento dei danni agli ecosistemi, alle arginature o alle colture.
Considerato che le metodologie di intervento vietano l’uso di mezzi non selettivi (quali veleni e rodenticidi), si è visto che il metodo preferenziale risulti essere la cattura in vivo con gabbie-trappola, mentre la successiva soppressione deve avvenire “…assicurando che siano risparmiati dolore, angoscia e sofferenza evitabili…”.

Come si è visto, spostare specie viventi da un posto all’altro del globo non è mai una geniale idea e quando si creano problemi è nostro dovere porvi rimedio. Speriamo che questa sia la volta buona!
 

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