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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

La salamandra: alcune curiosità su questi anfibi mitici e minacciati

Nei territori del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi sono presenti due specie di salamandre: la Salamandra pezzata e la Salamandrina di Savi

Fin dall’antichità la salamandra è stata identificata come un animale misterioso e prodigioso: di lei parlava già Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis historia” quando, descrivendo la sua capacità di resistere anche al fuoco, affermava che “[…] è tanto fredda che al suo contatto il fuoco si estingue non diversamente dall'effetto prodotto dal ghiaccio […]”. Questa credenza probabilmente deriva dalla sua abitudine di svernare sotto la lettiera delle foglie e fra le fessure dei tronchi o fra legna accatastata: è possibile che in origine qualcuno abbia alimentato il fuoco con qualche ciocco di legna e che dallo stesso sia spuntato fuori uno di questi anfibi dall’aspetto lacertiforme. Anche Aristotele credeva che la salamandra fosse capace di nutrirsi di fuoco o addirittura di poterlo spegnere con un soffio. Dopotutto il nome salamandra ha origine dal termine arabo-persiano “samandar”, che significa appunto “che sta nel fuoco”.

Il suo morso si riteneva fosse velenoso e, nella tradizione contadina romagnola, se si veniva morsicati da una salamandra (cosa improbabile!) la morte era certa, tant’è che un detto recitava così: “Se u’t dà ‘d mors la salamandra, va de prìt che u’ t’aracmanda” (Se ti da’ un morso la salamandra, va dal prete che ti raccomanda [a Dio]”.

Nei territori del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi sono presenti due specie di salamandre: la Salamandra pezzata e la Salamandrina di Savi, entrambe protette dalla legge. Le salamandre sono anfibi appartenenti all’ordine degli Urodeli, (dal greco urà, coda, e delos, visibile) e alla famiglia dei Salamandridi. Dall’aspetto simile ad una lucertola, hanno una coda cilindro-conica e piccolissimi denti. La loro pelle è delicatissima ed hanno bisogno di un elevato grado di umidità atmosferica per tenerla sempre molto idratata: è questo il motivo per cui è molto più facile poter incontrare uno di questi particolarissimi anfibi durante o dopo una giornata di pioggia.

Salamandra pezzata (Salamandra salamandra): è un anfibio di dimensioni comprese fra i 15 e 25 cm, con evidenti macchie o striature gialle di dimensioni variabili su fondo nero. In Emilia-Romagna è presente la sottospecie gigliolii, con macchie gialle un po’ più grandi e che a volte vanno a fondersi in aree irregolari.

Questa colorazione, definita aposematica, è un segnale di avvertimento per i potenziali predatori: a lato del capo sono visibili due grandi rigonfiamenti (le ghiandole parotidi) che hanno la funzione di produrre un liquido urticante, particolarmente fastidioso per le mucose orofaringee degli animali che volessero mordere la salamandra. Questo anfibio ha abitudini terrestri e si reca in acqua solamente per partorire le sue larve dopo l’accoppiamento, che avviene sul terreno: dopo il corteggiamento la femmina raccoglie con la sua cloaca la spermatofora (sacchetto contenente gli spermatozoi) deposta a terra dal maschio. La fecondazione può avvenire anche mesi dopo e la gestazione durare anche un anno. Le larve, fino a 70, possono restare tali per un tempo variabile da uno a sei mesi, mentre l’adulto può vivere in natura oltre i dodici anni. Ama frequentare le quote collinari e montane (fra i 600 e i 1900m), dove abita preferibilmente in faggete e boschi di caducifoglie, con un terreno ricco di lettiera di foglie. La si avvista preferibilmente in ambienti piovosi e umidi, nei pressi dei fossi e torrentelli, sui versanti all’ombra, con maggiore probabilità di osservazioni nei mesi di aprile-maggio oppure ottobre, in corrispondenza quindi dei periodi di maggiori precipitazioni.

Salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata): è un piccolo anfibio di circa 9-12 cm dal dorso nero o scuro, in cui spicca un’evidente mascherina chiara attorno agli occhi: per questo motivo è facilmente confondibile con la Salamandrina dagli occhiali (salamandrina terdigitata), distribuita però nell’Italia centro meridionale. La particolarità di questa specie però è la parte inferiore del corpo: la coda e parte delle zampe sono colorate di rosso, mentre l’addome si presenta bianco con qualche chiazza nera. Anche questa è una chiara colorazione di tipo aposematico, che questo piccolo anfibio ostenta quando si sente minacciato: in questi casi infatti la si vede arrotolare la coda sopra al dorso o addirittura mostrare l’addome, in segno di avvertimento. La si può trovare nelle valli ricche di corsi d’acqua a lento corso, in ombra e sui versanti umidi. La femmina si reca in acqua a deporre le uova (fino a 60), che fissa ad una ad una alla vegetazione acquatica con un breve peduncolo: dopo la schiusa le larve potranno così nutrirsi di piccoli organismi acquatici. Di abitudini notturne, la si può rinvenire nei mesi primaverili durante i suoi spostamenti tra i boschi di faggio ed abete (dove ha trascorso il periodo invernale nascosta sotto la lettiera di foglie o in mezzo alle radici degli alberi), in direzione di torrentelli o pozze d’acqua (ma è possibile vederle anche dentro abbeveratoi, sorgenti o fontanili).

Agli amanti del fantasy non sarà sfuggita l’assonanza del nome “salamandra” con quello di uno dei protagonisti della saga “Animali fantastici e dove trovarli”: si tratta del magizoologo Newton Artemis Fido Scamander (che nella versione cinematografica diventa Newt Scamander), ex impiegato del Ministero della Magia nell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche (praticamente un Carabiniere Forestale fantasy). Se si va a controllare la traduzione inglese dei termini “tritone” e “salamandra” (animali molto simili ed entrambi appartenenti all’ordine degli Urodeli), si noterà che rispondono al nome rispettivamente di “Newt” e “Scalamander”… da qui l’assonanza col nome del famoso mago e il richiamo alle creature fantastiche, che possiamo incontrare dal vero, passeggiando per i boschi di faggio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

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