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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Trampolieri al Parco urbano: anche gli aironi si danno appuntamento al “Franco Agosto”

Poche e semplici informazioni per trasformare una semplice passeggiata al Parco urbano in un pomeriggio di birdwatching cittadino

Passeggiando attorno al laghetto del Parco Urbano “Franco Agosto” di Forlì è consueto osservare nuotare in mezzo all’acqua oche e cigni, oltre agli onnipresenti germani reali. Ma sempre più spesso si possono vedere altre presenze ornitologiche muoversi e frequentare le sponde del piccolo specchio d’acqua: sono gli aironi, che ovviamente approfittano del lago per cercare cibo, senza troppo sforzo. Gli aironi, definiti anche “trampolieri” per via del loro aspetto slanciato e delle loro lunghe zampe, sono uccelli appartenenti alla famiglia degli Ardeidi, animali di medie o grandi dimensioni, col collo e becco lungo e dita non palmate. Diverse sono le specie che possiamo ammirare mentre, immobili, sono intente alla caccia oppure sorvolano le nostre teste con il loro lento volo: Airone cenerino, Garzetta e Airone guardabuoi le più diffuse, ma stagionalmente si possono osservare anche Nitticora e Airone bianco maggiore.

Airone cenerino (Ardea cinerea). È un airone molto grande, dal dorso color cenere e parti inferiori biancastre, il becco dritto e robusto di colore giallo-grigiastro (ma che diventa aranciato nel periodo riproduttivo) e lunghe zampe grigio-giallastre. Tiene spesso il collo a “S” o incassati in mezzo alle spalle. Da un punto di vista etimologico, il nome airone, deriva dal Heigir, nome utilizzato nell’antico alto tedesco per definire questi uccelli. Nello specifico, cenerino si riferisce al colore del dorso, che ricorda quello della cenere.

Garzetta (Egretta garzetta). Airone di medie dimensioni, bianco, con il becco nero e zampe nere con le dita gialle (carattere che permette anche ai non esperti di riconoscerlo dall’Airone bianco maggiore). Nel piumaggio nuziale sono bene evidenti sulla nuca due sottili e lunghe penne chiamate “egrette”, dal nome delle piume delicate che venivano utilizzate sui cappelli delle signore durante la fine dell’Ottocento ed inizio del Novecento. L’etimologia del nome garzetta deriva dallo spagnolo garcéta, diminutivo di gàrza (airone), mentre il nome scientifico egretta è la versione latinizzata del francesce aigrette, attribuito a questa specie per via del suo verso molto aspro.

Airone guardabuoi (Bubulcus ibis). Bianco uccello di medie dimensioni, dal corpo compatto, becco corto e collo corto spesso portato ritratto. Durante il periodo riproduttivo il becco e le zampe (che solitamente sono grigio-giallastro) diventano arancione-rosato, mentre petto, vertice e parte del dorso assumono una colorazione giallastra-arancio. Lo si vede più frequentemente “pascolare” sui campi aperti, spesso dopo il passaggio dei trattori e aratri. L’etimologia spiega bene alcune sue abitudini: guardabuoi perché segue spesso, come se ne avesse cura, le mandrie dei buoi (ovviamente non al Parco urbano, ma nei paesi d’origine) salendo volentieri sul loro dorso per beccare i parassiti. Bubùlcus in latino vuol dire bifolco e deriva dal geco boukòlos che significa mandriano (vista la sua peculiare abitudine). Questi aironi vivono in grossi raggruppamenti sugli alberi chiamate “garzaie” (ce n’è una molto grande in città, a ridosso dell’area dell’ex zuccherificio Eridania), costruendo grandi nidi. Le parate nuziali cominciano in inverno (con il maschio posizionato su una biforcazione idonea ad ospitare il nido) e prevedono una serie di posture ritualizzate (inchini e stiramenti), l’esibizione di penne ornamentali appositamente sviluppate sul capo e sulle spalle e lo scambio di ramoscelli.

Le tecniche di caccia degli aironi prevedono soprattutto la lenta ricerca delle prede in acque basse o una paziente caccia da appostamento: è possibile osservare l’airone cenerino fermo sulle sponde del lago in attesa che un pesce o un anfibio passi di lì per sferrare un fulmineo colpo di becco ed ingoiare intera la sua preda. La garzetta a volte utilizza invece una strategia singolare: facendo ondeggiare in acqua su e giù il piede, smuove gli animali che si sono nascosti nel fondale del lago per farle venire allo scoperto. Può capitare a volte, specialmente se sono posati in mezzo all’acqua in una giornata particolarmente luminosa, di vederli cercare le prede con le ali aperte: è una tecnica per “fare ombra” e attenuare il riflesso della luce del sole sulla superficie dell’acqua.

La dieta di questi animali è molto varia, composta prevalentemente da pesce che però può essere integrato da anfibi (rane, rospi), micromammiferi (arvicole, topi, …) o grossi insetti come odonati (libellule) o coleotteri.

Poche e semplici informazioni per trasformare una semplice passeggiata al Parco urbano in un pomeriggio di birdwatching cittadino.

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