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Martedì, 23 Aprile 2024
Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Un uomo ucciso e bruciato nel forno del pane: vicino alla diga di Ridracoli c'è il fantasma Farniole

Un padrone irascibile e un vecchio podere immerso nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: è il fantasma Farniole

Anche la Romagna ha le sue storie “noir” da raccontare e questa ha come protagonista un giovane garzone troppo dedito al vino, un padrone irascibile e un vecchio podere immerso nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Per scoprire i luoghi dove si sono svolti i fatti si può percorrere un trekking, di media difficoltà, che dall’abitato di Ridracoli conduce fino alla Diga, passando per foreste di boschi misti e toccando ruderi abbandonati.

L'itinerario

Si parte dalla biglietteria della diga per incamminarsi lungo il rinnovato Sentiero Natura, fino ad incontrare le abitazioni ristrutturate da Romagna Acque già alcuni decenni fa’ ed ora adibite a case per ferie: in sequenza vediamo “Il Castello”, “La Garfagnana” e per finire “Le Caselle”, splendidamente incastonata nella foresta con una splendida vista sulla diga e sul Poggio della Gallona, che si affaccia sul lato occidentale del lago. Il tracciato prosegue senza troppa difficoltà fino a raggiungere il bellissimo rudere dei “Tagli”, podere di considerevoli dimensioni (di cui ci sono testimonianze già da metà del Cinquecento) posto in una piana dove gli abitanti del luogo coltivavano e allevavano bestiame e che, dopo l’abbandono nel secondo dopo guerra, è ora in parte rimboschita e in parte riconquistata da rovi, ginestre e ginepri.

Ora si sale un poco più marcatamente fino a giungere nei pressi dei ruderi di “Spiaggetta”, abbandonata cent’anni or sono: numerosi sono i fossi che fino a qui si devono attraversare. Purtroppo in questo periodo sono facilmente percorribili perché completamente asciutti. Si prosegue senza particolari dislivelli fino a transitare prima vicino ai ruderi di “Farniole di Sotto” e poi giungendo al podere di “Farniole di Sopra”. Questo casale non solo è stato magistralmente ristrutturato (tutt’ora è stabilmente abitato) ma è anche il teatro della vicenda di cui si è parlato in apertura e di cui racconteremo in fondo all’articolo. Restiamo sul sentiero per percorrere ancora qualche centinaio di metri ed incontrare i ruderi di “Campo dei Peri”: qualche muro ancora in piedi adagiato nei pressi del fosso che origina dal Monte Moricciona, la cima che sovrasta la vallata. 

Trekking nel mistero alla diga di Ridracoli

Ora il sentiero si fa più erto, il tracciato sulla mappa in certi punti è quasi perpendicolare alle isoipse, le curve di livello che indicano i cambi di quota, ad indicare la decisa salita che a tratti ci accompagna in questo tratto di percorso. Ancora poche centinaia di metri e si giunge sulla strada forestale Casanova dell’Alpe – Pratalino, una strada battuta molto larga che regala un po’ di respiro dopo il faticoso tratto in salita. Il tracciato prosegue tranquillo, con meravigliose visuali panoramiche sulla foresta della Lama a sinistra e il Monte Cerviaia sulla destra. Continuando sullo stradello si giunge al rudere di “Pratalino”: da qui la strada si fa sentiero, con il Monte Palestrina davanti agli occhi. Poche centinaia di metri e si deve piegare decisamente a destra, per imboccare il sentiero in forte discesa e raggiungere il rifugio Cà di Sopra, sulle sponde del lago di Ridracoli. 
Una meritata sosta sui prati, dove spesso è possibile avvistare daini e cervi, ci regala un nuovo scorcio sul lago e la magnificenza delle Foreste Casentinesi.

Per concludere l’itinerario è ora necessario incamminarsi lungo il vecchio sentiero natura che dal rifugio, per comodo tracciato ed alcuni sali-scendi, conduce fino al coronamento della Diga: da qui l’unico modo per ritornare alle auto è percorrere la strada asfaltata che dalla diga conduce alla biglietteria posta più in basso.

Ma veniamo ora alla leggenda del povero garzone: Ugo, il proprietario di Farniole di Sopra, un bel giorno sorprende il garzone Giuseppe a bere di nascosto dalla botte del vino buono con una cannuccia di paglia. Accecato dalla rabbia, l’anziano montanaro cala un fendente con la zappa sul povero giovane che stramazza al suolo. Pallido come un cencio lavato, Ugo esce dalla cantina e racconta alla moglie Beppa, ai figli e ai nipoti l’accaduto. Dopo molto confabulare su come risolvere la questione (e su come far sparire il cadavere) si decise di bruciare il corpo nel forno del pane. Ma dopo quindi giorni dal fatto, nella casa iniziarono a verificarsi strane cose: lamenti provenivano dalla cantina, ciabatte che schizzavano da sotto il letto da sole…

Come finisce la storia? Un trekking ce lo spiega...

Se volete sapere come finisce la storia, potete partecipare all’escursione organizzata dalle Guide Ambientali Escursionistiche di Romagnatrekking® per questo sabato 12 novembre (informazioni e prenotazioni a questo link https://bit.ly/3zKuy0m).
 

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