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Giovedì, 25 Aprile 2024
Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Chi salvò dalla furia bellica il campanile di San Mercuriale? Don Pippo Prati o lo stesso Benito Mussolini?

La mattina del 9 novembre 1944, la panoramica di Forlì risulta amputata del campanile del Duomo e della torre civicafatti saltare dai tedeschi in ritirata. E’ invece salvo il campanile di San Mercuriale. La sua sagoma svettante, nella desolazione generale, apparve come un miracolo. Chi fu l’artefice?

Dal “Diario degli Avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945” di Antonio Mambelli, alla data del 9 novembre 1944, giorno della Liberazione di Forlì: “Alle 1,45, senza preavviso alcuno, a distanza di dieci minuti fra l’una e l’altra esplosione, che imprimono alle case sobbalzi paurosi, i tedeschi fanno saltare la torretta del palazzo degli Uffici Statali sulla Piazza Maggiore, la torre dell’Orologio (…) e il campanile del Duomo. Salvo il campanile di San Mercuriale”. La sua sagoma svettante, nella desolazione generale di quella mattina, apparve come un vero miracolo. Chi fu l’artefice? “Iniziata nel 1178 - scrivono nel 1960 don Bruno Bazzoli e Sergio Selli in “L’abbazia di San Mercuriale” – la costruzione del campanile nel 1180 era terminata. Perciò in due soli anni fu conclusa questa opera di così vaste proporzioni. A base quadrata di m. 8,55 di lato, si sviluppa con slancio verticale di corpo snello se pur solido, fino al coronamento della cella campanaria”.

Con i suoi 75,58 metri è il secondo campanile della regione per altezza subito dopo la Ghirlandina di Modena. Posto su di un terreno infido, reso irregolare dal movimento delle acque del fiume Rabbi che scorreva nei pressi, sin dalla progettazione, curata dal leggendario Mastro Aliotto, venne dotato di fondazioni enormi (si sono trovate tracce fino entro la navata minore della prima campata destra della chiesa). E’ formato da due torri quadrate incorporate l'una dentro l'altra: quella interna è costituita da pilastri uniti fra loro mediante archi a volte. La sua compattezza lo innalzò a modello per altre costruzioni similari ben più celebri, a cominciare dal campanile di San Marco a Venezia: “Sotto l’amministrazione del doge Domenico Morosini, nell’XI secolo – si legge in “evenice.it” - fu rimaneggiato con forme simili a quelle del campanile di Aquileia e di quello di San Mercuriale a Forlì”. Sempre i genieri della Serenissima pare abbiano usato la torre forlivese come riferimento anche per la ricostruzione del campanile trecentesco, crollato in una nube di polvere il 17 luglio 1902. Ritorniamo a quella gelida mattina del 9 novembre 1944: una lapide posta alla base del campanile mercuriale ricorda che esso fu salvato dalla distruzione che ne volevano fare le truppe tedesche in fuga da Forlì. “Anche in esso – scrive Antonio Mambelli – erano state collocate 15 cariche di esplosivo e sparse ben 45 mine fra di loro slegate, nell’intento che costituissero altrettante trappole mortali”.

Chi compì il miracolo? Sempre Mambelli attesta che “il questore comm. Verani e il suo capo di Gabinetto cav. Santoro si erano vivamente interessati per far risparmiare dalla distruzione l’insigne monumento”. “L’opera del salvataggio – scrive nel 2015 don Franco Zaghini in ‘San Mercuriale, il santo e il suo monastero’ – è attribuita a mons. Giuseppe Prati, detto don Pippo, allora parroco. Sul fatto, effettivamente miracoloso, hanno girato e girano molte versioni e stranamente il personaggio più reticente in proposito è stato proprio il diretto interessato”. Le leggende sono varie e dicono che lo stesso Benito Mussolini abbia interceduto presso il generale della Wehrmacht, Kesserling, per risparmiare il campanile. Altre ancora sostengono che don Pippo abbia fatto ubriacare i soldati tedeschi con liquori giunti dal vescovado. Don Zaghini riporta uno scritto in cui il cappellano di San Mercuriale, don Giuseppe Mangelli, annota lo stupore dello stesso parroco quando vide il bel campanile sano e salvo. “Don Pippo, come tutti noi non ne sapeva nulla”. “C’è però un particolare – precisa don Mangelli – che pochi conoscono: nel piano terreno del campanile erano alloggiati tre soldati tedeschi di guardia. Don Pippo ne aveva guadagnato la fiducia; portava spesso loro legna per scaldarsi ed intanto si fermava a lungo con loro per parlare. Li aveva veramente conquistati”. Il cappellano, particolare fondamentale, ricorda pure che un giorno uno dei tedeschi disse: “State tranquilli, campanile non saltare”. “Al di là di ogni fantasia – conclude don Zaghini – è stata la bontà di don Pippo che ha fatto breccia nel cuore di quegli uomini che, nello sbando della fuga, hanno tagliato i fili delle mine e il campanile si è salvato”. 

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120_S.Mercuriale-Campanile5_Crollo antico campanile S. Marco - Venezia - 1902-2

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