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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Genesi e trasformazione del Giardino Pubblico di Forlì

Molti concittadini – scrive Gianluca Laghi nel suo libro “Storia del Verde a Forlì” - probabilmente non sanno che è stato da poco celebrato il bicentenario del Parco della Resistenza, frequentato ed amato da tante generazioni di forlivesi. Il primo polmone verde di Forlì risale, infatti, al 1816.

Alla vigilia della presentazione del nuovo libro di Gianluca Laghi “Storia del Verde a Forlì”, Edizioni Grafikamente, in programma martedì [19 dicembre], alle 20.45, nella sala Assemblee del Foro Boario, viene spontaneo puntare i riflettori sullo storico Giardino Pubblico di Forlì, con l’ingresso principale da piazzale della Vittoria. “Molti concittadini – scrive l’autore - probabilmente non sanno che è stato da poco celebrato il bicentenario del Parco della Resistenza, frequentato ed amato da tante generazioni di forlivesi”. Il primo polmone verde di Forlì risale, infatti, al 1816. Il progettista Giovanni Mirri optò per un impianto all'italiana geometrico e formale, con un obelisco centrale contornato da aiuole simmetriche e altri quattro punti laterali in grado di valorizzare le statue delle quattro stagioni. In fondo al parco apparvero un tempietto, una Kaffehaus e la casa del custode. Il fatto che il grande giardino pubblico fosse stato realizzato fuori le mura quattrocentesche, ancora nel pieno della loro funzione protettiva, fece storcere il naso a parecchi. Pellegrino Baccarini stigmatizzò molto questa scelta nella sua “Storia di Forlì dal 1745 al 1858”, “poiché in tempo di guerra e di malattia contagiosa, i cittadini non possono nemmeno portarsi a disposizione in quel luogo”. “L’esasperata leziosità formale del Mirri – ricorda Gianluca Laghi - scatenò subito la disapprovazione e il malcontento dei forlivesi, che si attendevano una realizzazione più funzionale alle loro esigenze”. Nel 1819 entrò in scena l’ingegner Giuseppe Missirini, che mise a punto un intervento complessivo di revisione del Giardino, con l’aggiunta di circa 600 piante. E’ al nuovo incaricato che si deve la storica cancellata di ingresso, visibile in tutte le riproduzioni fotografiche dell’epoca (e pure in questo blog). “Si trattava – scrive Laghi - di quattro pilastri, «parte di cotto, e parte di marmo d’Istria», sormontati da teste «in spugna fina della cava di Meldola, raffiguranti quattro Baccanti» con vaso di fiori sul capo.

Questi ornamenti in sasso furono affidati, nel 1820, allo scultore Mori, mentre la realizzazione dei pilastri fu assegnata ai muratori Croppi e Pinchetti”. Nel 1828, l’ingegnere comunale Giacomo Santarelli rifece tutto di sana pianta, diversificando i percorsi pedonali interni e quelli carrabili, con gli edifici sullo sfondo che lasciarono il posto ad un’unica grande costruzione. I lavori si protrassero per alcuni anni, fino a concludersi con la costruzione del nuovo tempietto, avvenuta nel 1838. La conformazione progettata dal Santarelli restò inalterata fino all’epoca fascista, in cui il Giardino subì giusto alcuni ritocchi, ma senza modifiche del disegno generale: furono rifatte la cancellata d’entrata (1929) e le recinzioni metalliche esterne (1933). “Nel 1936 – è ancora Laghi - fu realizzata una vasca circolare di oltre 8 metri di diametro «in mattoni rossi d’Imola», con parti decorative in finto travertino ed un potente getto d’acqua verticale, nonché la «terrazza Belvedere» larga 17 metri, costituita da una balaustra di pilastrini in finto travertino”. Dopo il ripristino dagli scempi della guerra, che aveva provocato la sparizione di tutte le parti ferrose e persino l’acquartieramento delle truppe alleate fra alberi e vialetti, per vedere novità sostanziali occorre aspettare il 1965. Quell’anno, su progetto degli ingegneri Bruno Biagetti e Vincenzo Dell’Aquila, fu avviato l’ampliamento del Giardino fino a viale Spazzoli, con la realizzazione di uno specchio d’acqua popolato da alcune specie di volatili e acquatiche, e l’istituzione di una biblioteca per ragazzi dedicata a Paul Harris. I lavori si sono conclusi nel 1967 con l’apposizione delle cancellate all’ingresso di viale Spazzoli e degli altri accessi laterali. Negli anni successivi, la parte nuova del Parco della Resistenza ha visto sorgere una statua bronzea raffigurante Primo Carnera e un monumento alle vittime dei lager nazisti e di tutte le prigionie. L’accesso storico da piazzale della Vittoria presenta, invece, il busto di Giuseppe Gaudenzi, sindaco repubblicano nei primi anni del Novecento. 

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