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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Una nuova sorprendente foto delle antiche Mura di Forlì

Ancora nell’odierno viale Salinatore, ma con la prospettiva verso Ravaldino: qui è riconoscibile il primo torrione dell’acquedotto di Ravaldino fresco di costruzione

L’appello lanciato in calce all’ultimo blog ha già un riscontro: dall’archivio di un noto cultore di memoria forlivese è infatti emersa una nuova foto delle antiche Mura della città, scomparse da oltre un secolo. Nella precedente puntata  è stata pubblicata l’immagine, scattata nel 1902, dell’ampio tratto di Mura poi soppiantato dall’attuale viale Matteotti. Molto intrigante anche la seconda foto, del 1904, proveniente dall’archivio Alinari e postata da Nicola Marincola nei gruppi Facebook “Sei di Forlì se…” e “Forlì-Quanti Forlivesi…”: in questo caso risaltano le Mura, capitozzate ma ancora esistenti, soprastanti l’argine del fiume Montone a Schiavonia, poco prima della chiesa omonima.

Antiche mura viale salinatore (foto Nicola Marincola)

(Foto Nicola Marincola)

Adesso è il turno di Mirko Spagnoli, foriero di tante belle immagini del passato, spesso comparate con lo stato attuale. Siamo ancora nell’odierno viale Salinatore, ma con la prospettiva opposta: qui è riconoscibile il primo torrione dell’acquedotto di Ravaldino fresco di costruzione, visto che venne innalzato a partire dal 1905, utilizzando proprio i materiali recuperati dalla demolizione delle Mura. Lo scatto è datato 1910 e gli avanzi lapidei visibili sulla destra attestano un altro dato fondamentale: la distruzione dei bastioni difensivi cittadini, completati da Caterina Sforza nel 1499, è stata sicuramente avviata nel 1905, ma non si sa quando venne completata, almeno in questo tratto (siamo verosimilmente subito dopo la rotonda d’imbocco di via Romanello). E molto probabile che quei resti abbiano resistito fino agli anni Trenta, allorché sorse la Scuola Elementare Sandro Italico Mussolini, oggi sede dell’Istituto d’Arte, seguita nei decenni successivi da una serie di edifici privati a carattere residenziale.

Sempre su quel lato, anche se in posizione più arretrata rispetto al punto immortalato nella foto di Spagnoli, è riuscito a giungere ai giorni nostri la misteriosa Torre del Giglio. Detta anche Torre dei Quadri per via dei blocchi marmorei un tempo visibili alla base, affonda le radici nell’epoca romana. Nelle sue adiacenze esisteva il ponte “Rupte”, che collegava l’antica Forum Livii alla Via Aemilia. In quel punto si apriva la Porta Liviense o Valeriana, da cui nel 1282 entrò Guido da Montefeltro, diretto al Campo dell’Abate per completare la vittoriosa battaglia di Calendimaggio col “sanguinoso mucchio” di dantesca memoria. Nel XVI secolo, per iniziativa di monsignor Marco Antonio del Giglio, vescovo di Forlì dal 1578 al 1580, sui resti della torre dei Quadri fu innalzata una celletta votiva mariana, che venne restaurata nel 1790 da Francesco Bezzi. L’oratorio, piccolo ma molto frequentato dalla popolazione, assurse prepotentemente alle cronache cittadine nel 1886 in occasione di un evento endemico.

Mura torre del giglio

“Corre l'anno 1886 – riporta Tullio Tognoli in “Il colera a Forlì”, Lions 1997 - quando a Forlì arriva il cholera, malattia acuta e contagiosa[...] Entro 2-3 giorni può sopraggiungere la morte e questo si verifica nel due terzi dei casi.[...] Raggiunse l'Europa nel corso della pandemia del 1830 a cui fecero seguito diverse epidemie: la più grave colpì Forlì nel 1855 causando ben 1.800 vittime”. “Addì 23 agosto – scrive Filippo Guarini nei suoi Diari - il colera si è mostrato in 6 casi e 2 morti; uno di questi in via Battuti. Questa sera alla Madonna del Giglio, in fondo a questa strada, si sono accesi molti lumi, cantate le Laudi e recitato il Rosario, un po' per spavento, un po' per sentimento religioso che a Schiavonia c'è ancora”.

La Celletta del Giglio ritorna a far parlare di sé quando ormai è troppo tardi: nel 1905 deve infatti soccombere alla drastica decisione del Comune di abbatterla, essendo inglobata nelle Mura cittadine che andavano assolutamente rimosse. Si riuscì a salvare l’immagine venerata al suo interno, opportunatamente recuperata dal parroco di Schiavonia don Nicola Cicognani, che l’accolse nella sua chiesa. Si tratta di una tela risalente al XVII secolo di autore ignoto. L’appetito vien mangiando: si aspettano altri contributi e immagini delle Mura scomparse.

Torrione acquedotto storica

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