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Giovedì, 25 Aprile 2024
Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

In vendita l’ex chiesa di San Biagio

La chiesa è ricordata per la prima volta in una pergamena capitolare del luglio 1110. Gli eredi degli ultimi proprietari, i fratelli Strocchi recentemente scomparsi, manifestano la chiara intenzione di vendere. Inutilizzato da decenni, il complesso immobiliare è posto a pochi passi dal centro. Una volta recuperato, potrebbe essere convertito in ristorante, struttura ricettiva o contenitore culturale

In vendita il complesso immobiliare di San Biagio Vecchia. Siamo in via Dandolo, quasi all’imbocco di piazzetta Garbin. Dall’esterno, degrado ed incuria paiono sovrani: basta osservare le crepe sulla facciata dell’ex chiesa, sconsacrata nel 1810 per volere del governo napoleonico d’occupazione, per non parlare delle impalcature protettive tutt’attorno all’edificio, imposte dal Comune proprio per impedire cadute di calcinacci e detriti. Inutilizzato da decenni, ad eccezione di due ambienti al piano terra affittati ad un laboratorio di restauro fino a cinque anni fa, il complesso, che si affaccia lateralmente su via Dei Mille per un’estensione di circa 2.000 metri quadri, è ora sul mercato.

Gli eredi dei fratelli Strocchi, gli ultimi proprietari recentemente scomparsi, hanno appena messo in sicurezza il sito, bonificandolo dall’amianto e precludendolo ai piccioni. Dell’antica chiesa di San Biagio, da non confondere con la parrocchiale omonima, eretta nel 1952 sulle ceneri della basilica melozziana andata distrutta il 10 dicembre 1944 nel corso di un bombardamento aereo tedesco, ne parla in una pubblicazione l’indimenticabile Gilberto Giorgetti, scomparso nel 2012, che a sua volta riprende uno studio di Gianluca Brusi: “La chiesa è ricordata per la prima volta in una pergamena capitolare del 1101 e ritorna in una vertenza tra il vescovo Alberto ed i canonici di Santa Croce del 1212-15. Nel ‘600 e ‘700 è sede di diverse compagnie devozionali delle universitates artigiane e lo stesso titolo di San Biagio ricorda un santo creduto cardatore della lana, a causa degli strumenti di martirio e divenuto protettore dei cardatori, ma invocato anche contro il mal di gola: era il vescovo di Sebaste, in Cappadocia, martire sotto Diocleziano. Di fronte alla chiesa, dove è il campo da calcio parrocchiale (oggi sostituito da un giardino, n.d.r.), sorgeva l’hospitalis S.ti Blaxij, attestato il 28 novembre 1477, quando vi risiedono i Battuti Rossi, e che era confinante con l’adiacente ed omonimo ospedale. I Battuti trasferiranno la loro sede nel 1517 nell’attuale e vicina chiesa di San Michele (inclusa nel complesso del Buon Pastore attuale sede Caritas, n.d.r.). Nel 1810 la parrocchiale viene soppressa, con trasferimento dei titoli alla vicina San Girolamo, cancellata dal secondo conflitto mondiale”.

La chiesa sconsacrata fu acquistata nel 1812 da Melchiorre Bertoni in nome di Luigi Belli, che fece atterrare il coro e il presbiterio per adibirlo a magazzino. “Il Belli – precisa Ettore Casadei nella celeberrima guida “Forlì e Dintorni” - comprò anche la casa unita alla chiesa ove esisteva la Compagnia di S. Marino dei Muratori”. “Nel 1847 – riprende Giorgetti - l’ex San Biagio passò a Cesare Belli, che nel 1875 la vendette a Luigi Bedei e Antonio Gardini. Nel 1877 entrò nella disponibilità di Giuseppe Ricci e nel 1881 dei sacerdoti Luigi e Ciro Pettini, che la passarono in eredità alla nipote Clelia. Nel 1916 giunse a Giovanni Umiltà, che nel 1922 la cedette a Natale Strocchi”.

Passata al figlio Lieto, è appartenuta a Luciano e Natale Strocchi, recentemente scomparsi. L’interno dell’edificio è piuttosto degradato, ad eccezione dell’ex chiesa apparentemente integra: divisa internamente in età napoleonica, al piano superiore ostenta i muri laterali che ancora mantengono i colori settecenteschi bianco grigiastri. L’impianto ad una navata, chiaramente tardo-barocco e di notevoli dimensioni, è coperto da una volta a botte con tre ampie finestre rettangolari per lato. L’arco trionfale reca nella chiave di volta un grande cartiglio con un’iscrizione dipinta, al momento illeggibile. Si fa ben vedere anche il cortile interno, tuttora caratterizzato da colonne di notevole interesse artistico con capitelli tardo-medievali. Gli eredi Strocchi manifestano la chiara intenzione di vendere. Posto in pieno centro storico, l’immobile, una volta recuperato, potrebbe essere convertito in ristorante, struttura ricettiva o contenitore culturale. Per info si può contattare il tecnico incaricato, geom. Robert Zizzutto, inviando una mail all’indirizzo: rzstudio369@gmail.com. 

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