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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

La festa del compagno Benito Mussolini all'Albergo Vittoria

Nata come albergo-ristorante, su progetto di Leonida Emilio Rosetti, la palazzina “liberty”di viale V. Veneto 115, il 13 marzo 1912 ospitò il banchetto offerto a Benito Mussolini dai compagni socialisti per l’avvenuta liberazione dal carcere.

“Tutti all’Albergo Vittoria per festeggiare il compagno Benito Mussolini”. Il futuro Duce del fascismo è ancora lontano dall’involuzione nazional-populista che lo porterà, il 28 ottobre 1922, alla Marcia su Roma (che lui fece in vagone letto) e alla presa del potere in Italia, con l’instaurazione di 23 anni di totalitarismo nel compiacimento di Vittorio Emanuele III e dei regnanti di Casa Savoia. “Il 19 febbraio 1912 – scrivono Alberto Mazzuca e Luciano Foglietta in “Mussolini-Nenni. Amici nemici” – la Corte d’Appello di Bologna riduce la pena di Pietro Nenni a 7 mesi e mezzo, quella di Benito Mussolini a 5. Entrambi sono poi riportati nel carcere di Forlì dove Benito termina di scrivere la sua autobiografia giovanile (…) Mussolini torna libero il 12 marzo, i compagni di partito lo festeggiano il giorno dopo a Forlì nell’Albergo Vittoria con un banchetto in un salone adornato di garofani rossi, un appassionato discorso dell’avvocato Bentini, che pone in rilievo come, al momento dell’arresto, nelle tasche di Nenni sia stata trovata una rivoltella, mentre in quelle di Mussolini solo ‘una molto gloriosa miseria e nient’altro’, e un caloroso brindisi di Olindo Vernocchi, un ventiduenne figlio del medico condotto di Forlimpopoli”.

Interessante leggere il discorso di accoglienza del giovane socialista al compagno liberato: “Tu, da oggi o Benito, non sei soltanto il più rappresentativo dei socialisti romagnoli, ma sei il duce di tutti i socialisti rivoluzionari d’Italia”. Vernocchi è il primo nella storia a chiamarlo duce. Chiaro omaggio al “Liberty”, filone artistico detto anche “art noveau” o stile floreale, il progetto del nuovo albergo-ristorante “Alla Vittoria” nell’anno 1900 viene consegnato dal giovane architetto Leonida Emilio Rosetti ai proprietari del lotto, che avevano deciso di cogliere l’occasione della ferrovia e della vicina stazione, col suo carico di passeggeri che scendevano a Forlì.

L’idea funzionò per un quarto di secolo, fino al 30 ottobre 1927, giorno d’inaugurazione ufficiale della nuova stazione su progetto di Ezio Bianchi. Con il nuovo terminal ferroviario, l’ex albergo “Alla Vittoria” condivide il fatto di essere miracolosamente scampato ai bombardamenti alleati dell’ultima guerra. Il più devastante, occorso venerdì 19 maggio 1944, giorno di mercato, colpì l’intera cortina di edifici che dal ponte ferroviario, in via Ravegnana, conduce in piazza Saffi. Antonio Mambelli, nei suoi “Diari degli Avvenimenti in Forlì e in Romagna dal 1939 al 1945”, parla di 140 morti e circa 250 feriti, con decine di case e attività finite in macerie. Fra queste anche i due edifici ai lati dell’ex albergo, che è giunto così ai giorni nostri col suo prezioso carico di fregi e ornamenti tipici dell’art noveau, anche si è dovuto arrendere a nuove funzioni: il piano terra è sede di servizi e terziario, mentre quelli superiori sono adibiti ad abitazione privata. “La caratterizzazione stilistica dell'ex albergo - scrive Ulisse Tramonti in “Itinerari d’Architettura Moderna” - è affidata agli elementi compositivi e decorativi del prospetto: i balconi portano racemi intrecciati in ferro battuto che arabescano le ringhiere e tentano, attraverso delle esili colonnine, il disegno di un’area bow-window”.

Di facile lettura sono anche gli ornamenti plastici con ghirlande, teste femminili, finestre ad occhiali, propri del gusto floreale europeo. “A coronamento della copertura – conclude il docente universitario – appare una terrazza, con vista sull’allora città ancora murata”. Siamo nel 1900: i bastioni cittadini realizzati nel Medioevo e consolidati da Caterina Sforza, saranno atterrati a partire dal 1905.

Piero Ghetti
 

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