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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Le sorprendenti foto di Forlì ancora cinta dalle mura di Caterina Sforza

Un paio di foto, emerse dalla “rete”, ci consentono di ammirare tratti delle antiche mura cittadine, scomparse da oltre un secolo

Un paio di foto, emerse dalla “rete”, ci consentono di ammirare tratti delle antiche mura di Forlì, scomparse da oltre un secolo. La nostalgia per i poderosi bastioni, che fino al 1905 hanno cinto il centro storico di Forlì, è un sentimento piuttosto diffuso nei siti e sui “social” attenti alla storia locale. Com’è noto, dei baluardi medievali completati da Caterina Sforza nel 1499, rimane ben poco. I frammenti meno noti sono all’inizio di viale Corridoni, laddove impazzava il glorioso Sferisterio (anch’esso abbattuto una volta rimasto inutilizzato) e in via Forlanini e Pelacano, a fianco dell’ex mulino omonimo. Il residuo più eloquente è però la linea di archetti murari restaurati una ventina di anni fa dal Comune in via del Portonaccio: siamo a due passi da Porta Schiavonia, l’unica “barriera daziaria” scampata alla distruzione delle quattro ancora esistenti prima dell’ultima guerra.

“Quel pezzo breve, dimenticato e malconcio - scrive Giuliano Missirini nella sua Guida Raccontata di Forlì - sopravvive per la negligenza di chi avrebbe dovuto eliminare più accuratamente le Mura”. La Porta ‘ad’S-ciavanì’ era l’accesso principale a quella città ormai scomparsa. Eretta nel 1743 in omaggio al cardinale forlivese Camillo Paulucci, rientrato dalla Polonia dove si era occupato della salita al trono di Augusto III, nel 1933 è stata brutalmente mutilata del mitico androne, riparo dei braccianti giornalieri, agl’ovar, che attendevano di essere ingaggiati dai fattori per la mietitura. A Porta Schiavonia come nelle altre barriere, i dazieri esigevano il pagamento di una tassa all’ingresso in città di determinate merci. I beni tassati erano quelli di maggior utilizzo: vino in fusti e in bottiglie, birra, alcool, liquori e sciroppi, carni fresche e salate, pollame, maiali, pecore e pesce, caffè, spezie, formaggi, agrumi e frutta secca, petrolio e candele, biade e foraggi, legna da fuoco e materiali da costruzione. Con l’avvento dello Stato Unitario italiano targato Casa Savoia, i gabellieri pontifici furono sostituiti dalla guardie daziarie: il loro scopo era controllare le merci in entrata, sulle quali dal 1864 veniva applicato la tassa del Consumo. Il 7 dicembre 1903, il Consiglio Comunale di Forlì approvò l’abolizione delle barriere daziarie.

“L’abbattimento delle mura di cinta – si legge nella deliberazione – potrà liberare la cittadinanza, favorire la completa circolazione dell’aria e iniziare la rigenerazione dei quartieri popolari”. L’impulsiva ed affretta decisione determinò un effetto domino sull’intero sistema: il corpo dei dazieri venne sciolto nel 1904 (furono tutti assunti fra le guardie municipali), con la conseguente rimozione, a partire dal 1° maggio, dei cancelli dalle quattro barriere d’accesso. Per le “povere” mura, disarmate già dal 1613 e che ora perdevano anche l’ultimo pretesto di utilità, fu la definitiva condanna a morte. Per la crescente schiera di forlivesi appassionati di memoria storica, immaginare gli antichi bastioni (sopravvivono ampi tratti similari nelle vicine Cesena e Faenza) è sempre stato un esercizio virtuoso, un sognare ad occhi aperti. Ma ecco che, come anticipato in apertura, dal “web” emergono un paio di foto in grado di accendere sprazzi di luce sui manufatti perduti. La più sorprendente, scattata nel 1902, tre anni prima dello scempio, dal deposito della tramvia Meldola Ravenna (ne esistono più versioni, di cui due pubblicate in calce al blog), ritrae l’ampio tratto di mura, ancora integro, poi spianato e soppiantato dall’attuale viale Matteotti. Sullo sfondo della cartolina troneggia l’intera panoramica delle torri forlivesi, costituita dal campanile di San Mercuriale, la torre civica, i campanili del Duomo e del Carmine.

L’altro scatto, altrettanto intrigante, proviene dall’archivio Alinari ed è stato pubblicato da Nicola Marincola nei gruppi Facebook “Sei di Forlì se…” e “Forlì-Quanti Forlivesi…”. Datato 1904, rivela le mura, capitozzate ma ancora esistenti, soprastanti l’argine del fiume Montone a Schiavonia. Sullo sfondo si stagliano il campanile della chiesa di Santa Maria In Laterano in Schiavonia e l’omonima Porta. E’ possibile che in qualche archivio privato esistano altre immagini inedite delle misteriose mura forlivesi? O è meglio attendere il prossimo lavoro stradale o fognario lungo la circonvallazione, che negli anni ha preso sistematicamente il posto degli antichi bastioni? Nel 2000, durante la realizzazione della rotonda di Santa Chiara, affiorarono i resti della torretta di guardia omonima, subito ricoperti. Ai posteri l’ardua sentenza. 

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