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Giovedì, 28 Marzo 2024
Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando a Forlì venne meno il nome della Rosa

Dal Popolo di Romagna del 4 febbraio 1933: “Con la massima regolarità e disciplina si sono compiuti il trasloco e la sistematizzazione delle scuole della città, nel nuovo e grandioso edificio scolastico rionale intitolato a Rosa Maltoni in Mussolini sul viale Benito Mussolini”. Il 10 aprile 1945 la scuola viene dedicata ad Edmondo De Amicis.

“Con la massima regolarità e disciplina si sono compiuti il trasloco e la sistematizzazione delle scuole della città, nel nuovo e grandioso edificio scolastico rionale intitolato a Rosa Maltoni in Mussolini sul viale Benito Mussolini, che, per modernità d’impianti, luminosità e ampiezza di aule, corredo di sussidi didattici può considerarsi un modello del genere”. E’ con questa enfasi di rito che il Popolo di Romagna, alla data del 4 febbraio 1933, annuncia l’inizio attività del grande plesso didattico posto sull’attuale viale della Libertà. Costruito dal 1930 al 1932, su progetto dell’ing. Arnaldo Fuzzi, l’edificio occupa un vasto isolato, con ampi spazi a giardino ad uso di palestra scoperta. Di razionalista ha ben poco: chiaro, invece, il rimando alle architetture medioevali, presenti anche a Forlì con altri esempi di pregio, come il Palazzo del Podestà, in piazza Saffi.

“Le 15 aule interne - si legge sul sito del Progetto Atrium -  sono tutte ampie e ben illuminate. Il quarto lato dell’impianto quadrangolare, è costituito da una veranda in muratura per la ricreazione degli alunni. Il progettista optò per un linguaggio conformato su stereotipi eclettici locali e su impianti planimetrici forniti dal Ministero dell’Educazione, che garantivano un buon funzionamento tipologico e distributivo. La recinzione metallica fu sostituita in tempo di guerra con materiale costruttivo autarchico”. La scuola, capace di ospitare fino a mille studenti, fu fra i primi edifici pubblici a sorgere sul nuovo asse di collegamento fra la stazione ferroviaria e piazzale della Vittoria. L’indomani del 25 luglio 1943, in cui cadde il Governo Mussolini in seguito all’ordine del giorno Grandi al Gran Consiglio del Fascismo, sul muro della scuola forlivese comparve un cartello inneggiante al parlamentare socialista Giacomo Matteotti, rapito e ucciso da una squadra di fascisti nel 1924. Poi arriva il secondo conflitto mondiale, che lascia ferite indelebili anche in quella che era stata la città del Duce.

“Il 5 giugno 1944 – scrivono Marco Viroli e Gabriele Zelli nel volume I giorni che sconvolsero Forlì - una formazione di aerei sgancia bombe sulla stazione ferroviaria, il cantiere Benini, l'Istituto Tecnico Industriale, la scuola elementare Rosa Maltoni e altri stabili del viale della Stazione”. Il grande edificio ancora intitolato alla madre di Mussolini, subisce danni gravissimi. Con fatica rinasce nell’immediato dopoguerra, anche se sotto un’altra egida. “La Giunta comunale – scrive Antonio Mambelli nel suo Diario degli Avvenimenti in Forlì e Romagna - alla data del 10 aprile 1945, anniversario della morte di Aurelio Saffi, delibera il cambiamento di strade, piazze, corsi e istituzioni”. Se, tanto per citarne alcuni, i viali Cesare Crispi, Italo Balbo e XXVIII Ottobre mutarono rispettivamente in Andrea Costa, Bologna e della Libertà, le scuole Sandro Italico e Rosa Maltoni divennero Giovanni Pascoli e Edmondo De Amicis. Mambelli, bibliotecario comunale e saggista, polemizza con la Giunta, annotando che “non è stata interpellata nemmeno la Commissione per la toponomastica.

Autore dei cambiamenti è stato il dott. Alessandro Schiavi, che alla Liberazione di Forlì fu assessore comunale ai lavori pubblici e poi senatore socialista”. Nata nel sobborgo di San Martino in Strada da un chirurgo veterinario, Giuseppe Maltoni, e da una casalinga, Marianna Ghetti, Rosa Maltoni nel 1880 conobbe il fabbro Alessandro Mussolini. Il 29 luglio 1883 diede alla luce il figlio primogenito Benito. Insegnante presso Palazzo Varano a Predappio, morì prematuramente nel 1905 a causa di una meningite. Già l’indomani della Liberazione, a Forlì e in Romagna vennero a mancare tutti i riferimenti alla madre del Duce, eccetto che a Predappio. L’asilo e oratorio Santa Rosa da Lima, tuttora esistente ed operante, in realtà fu dedicato proprio a Rosa Maltoni. Al suo interno è custodita una delle opere d’arte più sorprendenti del periodo fascista: la Madonna del Fascio. Si salvò dalla distruzione e dalla “damnatio mamoriae” tipica del dopoguerra, grazie ad un sotterfugio messo in atto da suor Natalia, religiosa dell’ordine delle suore Orsoline, che hanno condotto l’asilo dal 1929 al 2019. 

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