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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando gli alleati bombardarono l'Itis ad appena tre anni dal completamento

Nel 1894 il Comune istituì una “Scuola Comunale di Disegno Applicato alle Arti e ai Mestieri”, che comprende solo una classe con corsi diurni e serali

Cinque giugno 1944: nella città del Duce la “dura lex” della guerra continua a seminare morte e distruzione. “Una formazione di aerei – scrivono Marco Viroli e Gabriele Zelli nel volume “I giorni che sconvolsero Forlì”, rievocando quanto annotato da Antonio Mambelli nei suoi “Diari degli avvenimenti in Forlì e in Romagna dal 1939 al 1945” - sgancia bombe sulla stazione ferroviaria, il cantiere Benini, l'Istituto Tecnico Industriale, la scuola elementare Rosa Maltoni Mussolini e altri edifici del viale della Stazione e numerose case in prossimità di via Crispi (oggi via Costa, n.d.r.)”. Ad appena 3 anni dal completamento, avvenuto nel 1941, il grande edificio sull’allora viale XXVIII Ottobre, oggi della Libertà, viene ridotto ad un cumulo di macerie. Pensato nel 1934 e cantierato nel 1937, l’Istituto Tecnico Industriale “Alessandro Mussolini” era sorto al centro del nuovo sviluppo urbanistico forlivese, scaturente dalla Stazione Ferroviaria e sfociante nel Monumento ai Caduti in piazzale della Vittoria. Le sue radici si perdono in piena era umbertina, quando a Forlì si erano insediate le prime attività industriali, legate principalmente alle filande e agli opifici. Nel 1894 il Comune istituì una “Scuola Comunale di Disegno Applicato alle Arti e ai Mestieri”, che comprende solo una classe con corsi diurni e serali rivolti al ramo meccanico-falegnameristico, che però unisce nei suoi programmi alle materie teoriche, letterarie e scientifiche, anche le materie pratiche. Era una didattica assai moderna, dati i temi, “dove non si insegnava un mestiere ma si fornivano ai giovani le nozioni e le capacità per entrare in più mestieri, anche se della stessa branca”.

La storia dell'Itis del 1944

Nel 1901 l’istituto diviene statale con il nome di Scuola Regia d'Arti e Mestieri “Umberto I”, alle dipendenze del Ministero dell'Agricoltura e del Commercio. Con il passare del tempo aumentano le sezioni e le sotto sezioni e nel 1918 si classifica come Scuola Professionale di II grado. Intanto cambia nuovamente il nome in “Regia Scuola Industriale Umberto I” ed apre sezioni per meccanici ed elettricisti. Dopo cinque anni viene istituito un corso quadriennale, al quale si aggiunge un triennale per falegnami modellisti ed ebanisti e relativo corso di perfezionamento. Nel 1924/25 viene istituita la prima classe delle scuole popolari, comprendente un corso triennale dove si impartisce “la cultura complementare e tecnica”, necessaria per l'avviamento al lavoro. Nel 1927 venne istituito un corso libero di Istituto Tecnico Industriale, per rispondere alla previsione di una espansione anche a Forlì di richieste di periti industriali, allora disponibili solo nei più vicini istituti di Vicenza e Fermo. Infatti, i primi diplomati tecnici forlivesi, dopo cinque anni di corso, nel 1932 dovettero sostenere l’esame di Stato a Vicenza. Già l’anno successivo, il corso Tecnico divenne Regio e poté accogliere i primi esami di Stato. Nel 1933 a Cesena fu creata la sezione di Istituzione Tecnica Agricola presso la Scuola Tecnica “Ubaldo Comandini”.

Commissionato dallo stesso Benito Mussolini, al fine di dare alla città un nuovo centro educativo di valenza superiore all’ambito locale, il nuovo complesso sul viale XXVIII Ottobre fu progettato dall’ing. Arnaldo Fuzzi. Destinato ad un bacino di 1.000 studenti, “doveva fornire un luogo dove studiare e lavorare grazie alla realizzazione di aule attrezzate, sulla base di un nuovo modello di apprendimento teorico-pratico”. “Il monumentale blocco d’ ingresso incorniciato da sei pilastri a tutta altezza – si legge in “Itinerari di Architettura Moderna” di Ulisse Tramonti - è affiancato da edifici laterali, anche questi suddivisi in fasce verticali che includono tre piani di finestre. Lastre di travertino, alternate e intrecciate con campiture di mattoni, caratterizzano cromaticamente i tre corpi principali, retorica espressione di un tardo razionalismo monumentalizzato che richiama il piacentiniano rettorato della città universitaria di Roma”. Nel 1940 nascono le specializzazioni di Chimica e Tecnica Agricola, poi il bombardamento pressoché letale.

Con fatica nell’immediato dopoguerra l’ITIS rinasce dalle ceneri del conflitto. Nel 1959 si forma il corso per i chimici industriali. Nello stesso anno a Cesena nasce una sezione staccata. Lo stesso avviene a Imola e a Faenza nel 1960 e a Rimini nel 1962. Nel 1966 la Scuola Secondaria di Avviamento Professionale di Tipo Industriale ed Artigiano cessa di funzionare per mancanza di iscritti; prende forma così l'Istituto Tecnico Industriale di Forlì, che si è evoluto negli anni fino a diventare una delle scuole più ambite per una futura collocazione professionale nella società.

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