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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Quando un gruppo di devoti forlivesi salvò l’eremo di Montepaolo

Il 13 giugno 1972, per iniziativa dell’insegnante ravennate Luisa Corazza, nasceva il Gruppo di Preghiera di Montepaolo. Composto da oltre 200 persone, svolge attività caritativa a fianco di ammalati, carcerati, disadattati, persone con problematiche familiari e sociali, o anche solo deluse dalla vita. Ma ha anche salvato l’Eremo di Montepaolo dalla rovina

“Sono la testimone storica della rinascita del Santuario”. Questa insolita incursione fuori Forlì è giustificata dal fatto che, il 13 giugno 2022, l’associazione di volontariato forlivese Gruppo di Preghiera di Montepaolo, guidata dall’ex insegnante ravennate Luisa Corazza, ha festeggiato il 50° dalla costituzione nel luogo strettamente connesso alla sua genesi, ovvero l’eremo “fondato” otto secoli fa da sant’Antonio di Padova.

Nella primavera del 1221 il frate portoghese incontrò san Francesco ad Assisi, dove si era svolto il capitolo dell’ordine. Il giovane fu notato da fra’ Graziano, ministro dei Minori di Romagna, che lo inviò a Montepaolo, dove già risiedeva una piccola comunità di francescani. Per lo studio e la preghiera personale, Antonio usava una grotta naturale posta sulla collinetta boscosa dell'eremo. Nel 1222, dopo una predica tenuta a Forlì, la città in cui rivelò la sua sorprendente capacità oratoria, il futuro santo fu chiamato a svolgere a tempo pieno il servizio di predicatore e dovette lasciare Montepaolo. Vi ritornò una seconda volta nel 1228, divenuto ministro provinciale dell'ordine. Nel corso degli anni i francescani abbandonarono l'eremo, con il conseguente decadimento dei segni della presenza antoniana. Nel 1629, il nobile castrocarese Giacomo Paganelli fece costruire, sulla collina di Montepaolo, una cappella votiva a sant'Antonio di Padova.

Nel 1790 l’edificio fu ampliato, mentre la grotta fu resa nuovamente accessibile. Nel 1898 i Frati Minori fecero ritorno all’eremo. Il 15 agosto 1905 fu benedetta la grotta dopo alcuni lavori di restauro, mentre il 29 giugno 1908 il vescovo di Forlì mons. Raimondo Jaffei pose la prima pietra del nuovo santuario, che fu consacrato il 7 settembre 1913 dal vescovo di Modigliana mons. Luigi Capotosti. Nel 1932 l’intervento personale dell’allora capo del governo italiano, Benito Mussolini, ha consentito la costruzione della nuova strada carrabile da Dovadola, nonché l’innalzamento del campanile annesso alla chiesa.

“Nel giugno del 1970 – ricorda Luisa Corazza - su sollecitazione di padre Agostino Ferrini visitai il santuario ormai fatiscente, abitato da un solo frate, fratello, seppi poi, di padre Ernesto Caroli (colui che riporterà Montepaolo all’apice, alla fine degli anni Novanta, n.d.r.). Vi ritornai nel settembre del 1972. Il santuario era pieno di debiti, non c’erano soldi per risanarlo, i frati non trovavano motivo ed utilità di tenerlo aperto, non c’erano pellegrini né abitanti sul posto, quindi stava agonizzando”. Sempre in quell’anno, la Corazza si riuniva a pregare con alcune persone a San Pier Damiano di Ravenna, dove la statua della Madonna di Fatima aveva lacrimato.

Nell’estate del 1976, il gruppo di ravennati raggiunge la fondatrice a Montepaolo, presso la casa estiva dei suoceri. “Senza pretese si costituì una piccola Chiesa domestica: si pregava, si condividevano le sofferenze e le gioie ogni mercoledì e sabato. Siamo cresciuti talmente di numero, che il frate dell’eremo, padre Giovanni Martinini, ci ha invitati in chiesa. Le grazie cominciarono ad arrivare”. Di grande aiuto al gruppo fu il vicario generale diocesano mons. Giuseppe Fabiani, che mensilmente li incontrava per la catechesi. Il salto di qualità fu quando don Afro Leoni di Dovadola fece conoscere Luisa Corazza a mons. Monduzzi, che risiedeva in Vaticano: “Da lui fui presentata a papa Paolo VI. A quell’incontro ne seguirono altri con Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e infine Papa Francesco”.

A sentire la fondatrice-presidente, cinquant’anni di attività caritativa spesi a fianco di ammalati, carcerati, disadattati, persone con problematiche familiari e sociali, o anche solo deluse dalla vita, non sono niente di straordinario: “Siamo persone di buona volontà che cercano di portare aiuto a chi è in difficoltà in Diocesi e nel territorio forlivese e ravennate, allungando le braccia per aiutare i paesi più in difficoltà, come Polonia, India, Albania, Croazia e Bosnia”. Nel tempo, l’associazione ha aperto un centro di offerta-vendita beneficenza: “E’ una realtà che ci permette di coltivare molte relazioni con gente di etnia e religione diverse, ma anche di vivere concretamente l’accoglienza, la condivisione e l’inclusione”.

Il Gruppo di Preghiera di Montepaolo è stato determinante per la salvaguardia del santuario, anche nel periodo di vuoto fra il 2016, l’anno in cui è stato lasciato definitivamente dai Frati Minori, e il 2020, che ha visto l’arrivo delle Clarisse Urbaniste precedentemente dimoranti nel Monastero di santa Chiara di Faenza. “Nozze d’oro quindi il 13 giugno 2022 – conclude Luisa Corazza - il Signore ci custodisca sempre e ascolti Sant’Antonio, che intercede senza stancarsi mai per noi e per tutta l’umanità sofferente”.

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