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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Quando a Ca’ Ossi impazzavano il Rio Bar e la coppa Rio

Il leggendario Rio Bar aprì ufficialmente i battenti come gelateria nella primavera del 1953 e subito fece scalpore e costume. Luciano Sansovini caossiano di ferro: “E’ passata una vita, ma i sapori della Coppa Rio propostaci dalla Bionda (alias Elide Gorini) rimangono un’emozione”

“Le assicuro che venivano clienti persino da Bologna”. La recente pubblicazione del libro “Ca' Ossi. Il quartiere inventato”, dato alle stampe da Almanacco Editore e in vendita anche su internet, ha il merito di aver riacceso i riflettori sul leggendario “Rio Bar”. Posto in via dell’Appennino, all’angolo con via Ponte Rabbi, apre ufficialmente i battenti come gelateria nella primavera del 1953. Negli anni ha cumulato la funzione di tavola calda e paninoteca, sino a trasformarsi in birreria e chiudere come pizzeria. Anche se il logo “Rio Bar” è già sparito da una quindicina d’anni, le sorti del locale, che è stato punto di riferimento imprescindibile per almeno due generazioni di residenti a Ca’ Ossi, stanno a cuore anche a tanti forlivesi. “E’ passata una vita – ricorda Luciano Sansovini detto “Righetto”, presidente dell’associazione Otello Buscherini – ma i sapori della coppa Rio propostaci dalla Bionda (alias Elide Gorini) rimangono un’emozione”.

“Mia madre – è il ricordo della figlia Luana Gallina, nome altisonante del mondo della moda, non solo italiana – realizzava quella panna gelato veramente fantastica, approfittando del fatto che nello stesso immobile operava anche la centrale del latte prodotto a Vecchiazzano e a gestirlo era mia nonna Amedea. Era un alimento fresco e di qualità”. Adesso sappiamo dov’è nato il primo gelato biologico forlivese. La mitica Elide, la prima donna forlivese a guidare una “Vespa” della Piaggio, ci metteva anche del suo, dosando gli ingredienti della coppa con maestria (crema, nocciola e panna era il mix da urlo). Se qualcuno si permetteva di chiedere dei sapori purchessia, la Bionda rifiutava l’accostamento (ad esempio panna e limone, “due gusti che non si sposano”), proponendo qualcosa di più consono e collaudato. “Se il cliente non accettava la proposta – continua Sansovini – la Bionda non aveva alcun problema a lasciarlo a bocca asciutta”.

Quando il Rio Bar irruppe sulla scena di Ca’ Ossi, fece subito scalpore e costume. Il locale si venne a trovare in posizione strategica, essendo sulla strada da e per il sanatorio per i malati di tubercolosi (l’attuale ospedale Morgagni-Pierantoni), realizzato durante il Ventennio fascista a Vecchiazzano. Fra i clienti più prestigiosi, l’Elide annoverava Rachele Guidi, vedova di Benito Mussolini, Gianfranco Bolognesi fondatore del ristorante La Frasca e persino Sofia Loren.

Allo spirare degli anni Sessanta, nei fine settimana cominciò a funzionare anche una “tavola calda” col suo gradevole carico di lasagne, cappelletti e pasta fatta in casa. “Mia madre – continua la signora Luana – aveva veramente lo sbuzzo dell’imprenditrice. Piazzò tavolini e sedie sia sul terrazzino della palazzina, che nel giardino esterno confinante con la via Fiume Rabbi. La panna era “galattica” perché fatta con latte intero non annacquato”.

Quando Elide lasciò, alla fine degli anni Ottanta, impose ai nuovi gestori di rispettare per filo e per segno i suoi ingredienti della Coppa Rio. A partire dal 1980 e sino al 2000, il “Rio Bar” è stato anche sede del “Club Ferrari” e di un apprezzabile stuolo di patiti della “rossa” di Maranello. Il primo cambio di nome, “Calico Town Pub”, risale al 1999. L’insegna “Vecchio West” pizzeria è stata l’ultima pavesata dal locale prima della chiusura definitiva, nell’ottobre 2010. L’anno seguente Luana Gallina ha venduto ai fratelli Sarti, titolari della farmacia omonima posta poco più avanti in via dell’Appennino. Avevano già pronto il progetto di riconversione dell’ex gelateria in farmacia e poliambulatorio. Poi hanno colto l’occasione di acquistare un altro fabbricato, ritenuto molto più congruo per l’operazione e l’ex Rio Bar è tuttora in attesa di riutilizzo.

Dulcis in fundo, per gentile concessione della signora Luana, ecco gli ingredienti della premiatissima Coppa Rio: uova fresche, latte pastorizzato, zucchero ed “estratti puri”. “La crema veniva cotta due volte e infine “montata” direttamente nella macchina per fare il gelato”. Il risultato è rimasto indelebile nel palato di tanti forlivesi. 

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