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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando il Cimitero divenne Monumentale

Sorto a partire dal 1807, in piena dominazione napoleonica, costituisce una delle più importanti architetture cimiteriali della Romagna, Il grande camposanto vanta sepolture che sono vere e proprie opere d’arte. La prima pietra dell’edificio che vediamo oggi fu posta il 31 agosto 1868

“Quasi un secolo d'arte e di stili – scrive Ettore Casadei nel 1927 - si ritrova nel neoclassicheggiante cimitero monumentale di Forlì, tra marmi biancheggianti e stucchi sotto le grandi arcate attorno al Pantheon, che ospita le tombe di uomini illustri”. Sorto a partire dal 1807, in piena dominazione napoleonica, costituisce una delle più importanti architetture cimiteriali della Romagna. Stiamo ovviamente parlando del Monumentale di via Ravegnana. Fino all’emanazione dell’editto di Saint Cloud, nel 1804, i defunti venivano tumulati nelle chiese o nelle loro adiacenze. Poi, per motivi di ordine sanitario, si decise di edificare siti appositi al di fuori delle mura cittadine.

Nel 1807, i “bonapartisti” forlivesi localizzarono l'area del nuovo camposanto cittadino, “presso una grande fabbrica, sulla direttrice per Ravenna, in località Villa Pianta, accanto ad una fornace che disponeva di una propria cava di materiale”. Il Regno d'Italia emanò un decreto il 3 gennaio 1811, che prescriveva che vi fosse un cimitero (dal greco koimeterion, luogo dove si va a dormire) in ogni comune. A Forlì non persero tempo e già il 1º luglio di quell’anno iniziarono i lavori, su progetto di Luigi Gagni. Il lavoro risultò alquanto frettoloso, tanto che già nel 1818, a governo pontificio ripristinato dal Congresso di Vienna, l’ing. Ruffillo Righini rifece tutto.

Il cronista Giuseppe Calletti riferisce che anche il nuovo “camposanto” non piaceva ai forlivesi, “a causa della bassa terra su cui era stato eretto, per la mala divisione delle aree e dei viali e per il suo meschino oratorio”. Anche la distanza dalla città, sebbene di soli 2 km dal centro, era aspramente criticata. L'amministrazione comunale aderì all’idea di rifarlo, “anche per la necessità – scrive il Casadei - di assecondare il desiderio di distinzione della parte più abbiente della popolazione, rispetto agli altri”. Il cronista elenca a tale scopo le famiglie Romagnoli e Reggiani, Albicini, Guarini e Petrucci. Nella 1854 il Consiglio Comunale deliberò che venisse costruito un più ampio cimitero sull'area del precedente.

Venne approvato il progetto dell'ingegnere comunale Giacomo Santarelli, che prevedeva una spesa di 6.000 scudi, da ripartirsi in quattro rate annuali. Mancava il “placet” del delegato apostolico mons. Loschiavo, che non arrivò mai. I lavori iniziarono solo 13 anni dopo, quando già imperava il Regno d’Italia targato Casa Savoia, che aveva annesso la Romagna nel 1861. Il disegno del nuovo edificio venne affidato all'architetto romano Pietro Camporese il Giovane, nominato nel 1863 capo dell’Ufficio Tecnico del Comune. “Il 31 agosto 1868 – continua Ettore Casadei – fu posta la prima pietra dell'edificio e, a ricordo di ciò, venne murata una memoria dettata da Antonio Santarelli, chiusa in un tubo di piombo, augurando ai morti che qui vi riposeranno rispetto e onore e al monumento lunga vita ed onore”.

Alla morte di Camporese, avvenuta nel 1873, alla guida dell'imponente cantiere s’insediò il nuovo ingegnere capo comunale Gustavo Guerrini. Seppur rispettando a grandi linee le scelte tecniche del predecessore, il professionista effettuò non poche modifiche, fino a lasciare, del disegno originale di Camporese, solo la parte perimetrale. Nel 1885 Guerrini progettò anche la casa del custode, posta sull’altro lato della Ravegnana pressoché dirimpetto l’ingresso principale del camposanto. In tutto, il Monumentale di Forlì, nella versione che vediamo oggi, comportò ben 20 anni di lavoro: la perizia conclusiva risale infatti al 1892.

Nel 1933, a seguito dell'ampliamento disposto nel solco delle scelte architettoniche adottate da Camporese, avvenne l'isolamento strutturale del Pantheon. Nel 1974 l'architetto romano Piero Maria Lugli progettò l'ossario ed il monumento ai Martiri della Resistenza. Nel cimitero monumentale di Forlì sono sepolti, fra gli altri, i patrioti Antonio Fratti, Piero Maroncelli (ceneri conservate nel Pantheon) e Fulcieri Paulucci di Calboli, il tenore Angelo Masini, l’aviatore Luigi Ridolfi, il musicista Carlo Brighi, lo statista Aurelio Saffi e il campione di motociclismo Otello Buscherini.

Il grande camposanto vanta sepolture che sono vere e proprie opere d’arte, realizzate da Bernardino Boifava (monumento a Luigi Ridolfi), Virgilio Marchi, Antonio Canova, Gaetano Lombardini (Monumento Romagnoli-Reggiani), Apollodoro Santarelli, Fulvio Testi (Monumento Albicini), Pompeo Randi e Piero Maria Lugli. Sulla facciata principale del Monumentale, prospiciente via Ravegnana, si fanno ben guardare il portone di Luigi Lombardi e le cancellate delle arcate esterne, progettate da Emilio Rosetti nel 1926.

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