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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando nel 1939 aprì il dormitorio pubblico Costanzo Ciano

A realizzare il cosiddetto “Asilo Notturno” all’interno del Quartiere Costanzo Ciano, per risolvere i problemi legati alla mancanza di alloggi popolari, fu l’Istituto Fascista Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Forlì. Alla fine degli anni ’70 fu ristrutturato per ricavarne 56 alloggi popolari. Oggi l’accoglienza notturna è svolta in via sussidiaria dalla Caritas diocesana

Dal ‘Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945’ di Antonio Mambelli: “A iniziativa dell'Ente Autonomo delle case popolari, un gruppo di costruzioni e il dormitorio pubblico nei pressi di porta Schiavonia, ricevono il nome di Quartiere Costanzo Ciano. Ivi si trasferiscono parte degli sfrattati o senza dimora ricoverati nel vecchio macello da San Biagio, per malcostume trasformato in un autentico porcaio”.

L’evento che il zelante bibliotecario comunale riporta alla data del 22 agosto 1939, accende i riflettori su una delle esigenze più avvertite dal forlivese medio: un tetto per sé e la propria famiglia. Siamo in via del Portonaccio, all’epoca viale Bovio, proprio dirimpetto all’ultimo residuo delle gloriose mura cittadine che ben per quattro secoli e fino al 1905, hanno cinto l’urbe per una lunghezza superiore ai cinque chilometri. A realizzare il cosiddetto Asilo Notturno su un terreno “intra muros” mai edificato, facente parte del cosiddetto fronte degli orti, fu l’Istituto Fascista Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Forlì. Si tratta di un edificio di grandi dimensioni che fu subito destinato ai ceti poveri.

“Fu ideato – scrive Marino Mambelli in ‘900 forlivese anzi italiano’ – per risolvere i problemi legati alla mancanza di alloggi popolari”. “In Forlì – si legge nella relazione allegata al progetto esecutivo dell’opera – esistono numerose famiglie ricoverate in pessime condizioni di moralità e igiene, nei locali del vecchio macello (tutt’ora esistente e da tempo trasformato in complesso residenziale, n.d.r.) e nella ex Caserma Garibaldi (Palazzo Tartagni oggi sede della questura), famiglie che secondo una convenzione intercorsa tra il Municipio e questo Istituto, debbono essere urgentemente trasferite in un edificio popolarissimo di nuova costruzione, nel quale deve trovare posto anche il dormitorio pubblico”. In tutto vengono realizzate 54 abitazioni: 36 con 1 camera, 12 con 2 camere, 6 da 3 camere. Il dormitorio si estendeva al piano rialzato, con accesso dalla facciata d’angolo. Se nell’ala di sinistra, parallela alla via del Portonaccio, c’era il reparto femminile con 26 posti letto, quello maschile con 40 brande era sul fronte dell’attuale via Orto del Fuoco, all’epoca via della Madonna.

“Tre latrine, 3 docce, 6 lavabi e altri servizi – continua Marino Mambelli nell’opera sopra citata - completavano il complesso”. “All'inizio di via Orto del Fuoco – scrive nel 2015 Angelo Fiumi nel gruppo Facebook “Sei di Forlì se…” - esisteva l'asilo notturno che noi Forlivesi chiamavamo il dormitorio pubblico. Mi incuriosiva e mi spaventava questa struttura. Era impossibile per me pensare a persone senza casa, che dovevano dormire con altri sconosciuti senza essere sicuri di trovare un posto. Ed allora cosa sarebbe successo? E così subissavo mia mamma di domande che nascondevano una grande paura della solitudine e lei mi rispondeva spiegandomi la fortuna di avere una famiglia e di essere buoni e generosi. Oggi non saprei dire se poi siamo stati così generosi, però quando anche oggi vedo l'ex dormitorio e l'ex orfanotrofio, un dolore sordo mi chiude la gola. Non era possibile trovare metodi diversi per quei bisognosi?”.

Il dormitorio pubblico congegnato negli anni Trenta durante il regime fascista, ha svolto la sua funzione fino alla fine degli anni ’70, allorché è stato ristrutturato e riqualificato, fino a ricavarne 56 alloggi popolari gestiti direttamente dall’Acer. Oggi a Forlì la funzione di asilo notturno è svolta in via sussidiaria dal Centro di Ascolto della Caritas diocesana, grazie a due differenti strutture: l’accoglienza uomini (25 posti letto) presso la parrocchia di Santa Maria del Fiore e l’accoglienza donne (con 10 posti letto) presso la Casa Buon Pastore, in via Fossato Vecchio. “L’accesso a tali servizi – si legge sul sito della Caritas forlivese - viene stabilito durante i colloqui di ascolto presso il CDA diocesano; per coloro che si presentano direttamente ai dormitori, viene comunque garantito l’accesso per la prima notte, effettuando il colloquio il mattino successivo per valutare l’opportunità o meno di proseguire con l’accoglienza”. I tempi di permanenza nei dormitori si sono allungati negli ultimi 2 anni, passando dalle 2 settimane alla media di un mese e oltre dell’ultimo anno.

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