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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Da Domus Dei a Campus Universitario: la rinascita dell’ex ospedale Morgagni

Alla fine del XIX secolo, i governanti forlivesi cominciano ad avvertire la necessità di intervenire sulla “Domus Dei”, posta nell’allora Borgo Cotogni, per renderla più moderna e funzionale. La decisione di costruire un nuovo ospedale, utilizzando l’area restrostante il vecchio, fu inevitabile.

Siamo nel 1911: una foto straordinaria, tratta dall’archivio Giorgetti, documenta l’inaspettato utilizzo sportivo dell’area antistante il nuovo ospedale cittadino, intitolato ad Aurelio Saffi. Le squadre in scena sul Campo di San Pellegrino, a pochi passi dalla “Palestra Ginnastica Giulio Paolucci” di Campostrino, sono l'Unione Sportiva Forlivese e la Pro Forlì. Si tratta dei primi vagiti del calcio forlivese, in un’epoca in cui la città preferisce ancora la palla a bracciale, detta più sinteticamente pallone, giocata nel glorioso Sferisterio di Porta Cotogni. “Attorno alla palestra – si legge in “SportinRomagna.it” a firma di Umberto Pasqui - dove ora è rimasto un fazzoletto di erba era stato allestito il terreno di gioco che, almeno dal primo Dopoguerra e fino alla metà degli anni Venti, sarà il primo campo regolare recintato con rete metallica e con spalti in terra battuta. (...) Il calcio forlivese permarrà in questo campo fino alla costruzione dello stadio “Tullio Morgagni” nell'allora piazza d'Armi: la prima pietra sarà posta il 15 aprile 1923”.

Alla fine del XIX secolo, i governanti forlivesi cominciano ad avvertire la necessità di intervenire sulla “Domus Dei”, posta nell’allora Borgo Cotogni, per renderla più moderna e funzionale. L’antico “Spedale”, attivo fin dal 1772 nel cosiddetto Palazzo del Merenda (dal nome del frate architetto che l’aveva progettato), già nell'800 si era rivelato inadeguato, tanto da imporre un primo ampliamento tra il 1824 e il 1848. Ai primi del Novecento, con la città in via d’espansione e crescita socio-culturale (erano appena state abbattute le Mura), la “Casa di Dio” apparve assolutamente inadeguata e refrattaria ad ogni tentativo di riqualificazione. La decisione di costruire un nuovo ospedale nell’area restrostante il vecchio, fu inevitabile. Il dado era tratto, ma l’impegno si rivelò subito gravoso per le finanze pubbliche: occorreva coinvolgere privati, istituti di credito ed imprenditori. La risposta della comunità fu sorprendente, tanto da racimolare in breve tempo la somma necessaria. Fra i fondi a disposizione spiccano anche quelli provenienti dalla sottoscrizione pubblica aperta nel 1890, alla morte di Aurelio Saffi, per dedicare al triumviro una statua e poi dirottati sul nuovo ospedale dalla stessa vedova Giorgina Janet Craufurd Saffi. I lavori cominciarono nel 1907, ma nel 1912, nonostante la grande scritta “MCMXII” incastonata sulla facciata d’ingresso, la struttura non era ancora terminata: in corso d’opera si era infatti manifestata la necessità di ampliare il progetto originario.

Il 22 maggio 1915, senza alcuna inaugurazione formale, il nuovo ospedale apre al pubblico. L’Italia è in guerra nell’ambito della Triplice Intesa e bisogna cominciare a pensare alle “necessità” provenienti dal fronte del primo conflitto mondiale. Con i suoi sette padiglioni (i corpi d'ingresso e principale, il fabbricato servizi generali, il padiglione di pneumologia, il reparto per malati infettivi, il servizio necroscopico e la lavanderia), l’impianto si rivela all'avanguardia. Nel 1921, in seguito all'intitolazione della Piazza Maggiore della città, già Campo dell’Abate, ad Aurelio Saffi, l'ospedale fu intitolato all'anatomista forlivese Giovanni Battista Morgagni. Nel 1937 iniziarono i primi ampliamenti, con l'aggiunta di chirurgia e della camera mortuaria. Nel 1952 e nel 1964 arrivarono anche i padiglioni Rivalta e Ortopedia. A partire dal 1973 è iniziato il graduale trasferimento dei servizi ospedalieri al Pierantoni di Vecchiazzano, sorto nel Ventennio fascista come sanatorio dei malati di tubercolosi. Se la chiusura definitiva del vecchio Morgagni risale al 2004, già nel 1998 era stato bandito un concorso internazionale volto alla sua riconversione a Campus di Forlì dell’Università di Bologna.

La rinascita dell’area dell’ex ospedale, tutt’ora in corso (l’ultimo tassello è del 10 gennaio 2018 con l’inaugurazione del Padiglione centrale del Campus e del nuovo collegamento urbano con il centro della città, seguito ideale dell’apertura del blocco aule da 3.000 posti studio, denominato Teaching Hub), si staglia in tutta la sua evidenza nell’ottobre 2011 con la riapertura dell’ex padiglione d’ingresso, in piazzale Solieri, destinato a sede direzionale. Quel giorno molti forlivesi si accorsero che sul secolare prospetto faceva bella mostra di sé un piano posticcio. “Il vecchio ospedale - ironizzarono alcuni - s’è fatto la mansarda”. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi, di passaggio da Forlì, bollò la sopraelevazione come “un errore di superbia da parte di architetti provinciali”. Di parere opposto la Serinar, committente dei lavori: “Il Campus è ancora un cantiere, l’opera andrà valutata complessivamente una volta terminata”. Ad ormai sette anni dalla “scoperta”, la facciata sopraelevata comincia a piacere, anche se rimane la convinzione che Forlì non abbia mai tenuto nella debita considerazione le memorie del passato.

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